Savanarola a Messina con l’Acireale nel cuore: «Speravo che passasse di mano la proprietà»
Il vice di Pippo Romano. «Da acese il rispetto verso la mia città e i tifosi vengono prima di tutto. Lì c’è qualcosa che non va, alcune cose non mi sono piaciute e ho deciso di farmi da parte»
È stato un calciatore di talento, adesso ha cambiato ruolo. Giuseppe Savanarola, ex capitano dell’Acireale, ha appena iniziato una nuova avventura professionale come vice allenatore del Messina. Un passaggio delicato e carico di significato, che porta con sé la voglia di rimettersi in gioco ma anche l’amarezza per un finale vissuto ad Acireale, che non avrebbe mai voluto vivere così. Savanarola è stato un giocatore di indiscusso talento, simbolo dell’Acireale ma con un trascorso anche nel Messina. Era la stagione 2012/2013, Savanarola contribuì alla vittoria del campionato dei messinesi. Quel trionfo è rimasto nel cuore di tutti i tifosi giallorossi ed è per questo che nessuno da quelle parti lo ha dimenticato.
Cosa l’ha convinta ad accettare il progetto tecnico di Messina?
«Mi ha chiamato Pippo Romano, che per me è un padre calcistico. Un uomo che stimo, un professionista esemplare. Con lui anche il direttore sportivo Giovanni Martello, entrambi hanno pensato a me come collaboratore per il nuovo progetto tecnico del Messina. Devo ringraziarli di cuore. Dopo un periodo complicato, stare a casa non era facile, avevo voglia di tornare nel mondo del calcio, di mettermi di nuovo in gioco. E questa chiamata è arrivata al momento giusto».
C’erano state altre chiamate prima di Messina?
«Sì, a fine luglio ero stato contattato da altre squadre. Tra queste l’Igea Virtus. L’allenatore Sasà Marra e il ds Agatino Chiavaro mi avevano chiesto di fare il secondo a Barcellona Pozzo di Gotto. Li ringrazio per aver pensato a me e ringrazio anche l’attuale proprietà dell’Igea Virtus per ciò che mi ha proposto. Mi ero preso del tempo per decidere. La verità è che speravo che ad Acireale cambiasse qualcosa, che passasse di mano la proprietà. Ma poi ho visto che la situazione non cambiava, e quando è arrivata la proposta di Messina ho capito che era il momento giusto per ripartire».
A proposito di Acireale, quanto è stata dura lasciare i granata?
«Una botta pesantissima. Ho smesso nella stagione 2023/24, a giugno. Pensavo di restare nel progetto, ma prima della preparazione alcune situazioni con la proprietà che è la stessa che c'è adesso non sono andate per il verso giusto. Da acese, il rispetto verso la mia città e i tifosi vengono prima di tutto. Alcune cose non mi sono piaciute e ho deciso di farmi da parte. Chi mi conosce sa quanto io sia legato a quella maglia: lo stemma dell’Acireale è tatuato nel mio cuore. Ma quando una proprietà come quella attuale si mette contro la città e i tifosi, qualcosa non va. Il calcio, per me, si fa in un’altra maniera. Con rispetto e trasparenza, cose che oggi purtroppo mancano».
Cosa si aspetta da questa nuova avventura in giallorosso?
«A Messina la situazione societaria non è semplice, ci sono delle pendenze e la squadra partirà con una penalità di -14 punti. Ma il progetto tecnico è chiaro: raggiungere la salvezza, anche passando dai play out se necessario. Io ho tanta voglia di dare il mio contributo. È un ruolo nuovo, quello di vice allenatore, che affronterò con umiltà. Metterò tutto me stesso per supportare il mister, per aiutare i più giovani. È un arricchimento personale, una crescita professionale».
Dopo il ritiro dal calcio di giocato di cosa si è occupato?
«Ho sempre mantenuto i contatti col mondo del calcio, anche quando ho fatto una breve esperienza con la Drago Acireale Calcio a 5. Li ringrazio per l’opportunità, ma ho capito che quello non era il mio mondo. Ora, finalmente, torno a respirare un’aria che mi ha sempre emozionato».
Con quale stato d’animo sfiderà l’Acireale?
«Auguro all’Acireale il meglio. Il mio è un augurio sincero. Ma nel calcio serve coesione tra società e città, cose che oggi lì manca. La responsabilità è di chi guida. Io rispetto tutti, ma il calcio non può essere solo una questione di gestione economica. È passione, appartenenza, visione. E quando queste cose mancano, non si va lontano».