L’insospettabile Pellegrini si prende il derby di Roma e il Milan trova la quadra con il "last minute" Rabiot
Tutte le contraddizioni di un mercato che all'improvviso non esiste più
C’è il mercato e poi all’improvviso non esiste più, con tutte le sue contraddizioni. La Roma porta a casa il derby e lo sblocca con l’insospettabile Lorenzo Pellegrini. Insospettabile perché sembrava un optional e non esistevano margini per trovare una soluzione a poche ore dallo stop delle trattative. Anche subito dopo Gasperini non lo aveva messo dentro i giochi giallorossi. Anzi, lo aveva spinto un po’ fuori, segnalando la necessità di arrivare a un punto di incontro. Più chiaro di così, spietata sentenza come un’arringa piena di motivazioni. Poi arriva il derby, la sua partita, con la necessità figlia di qualche infortunio di troppo. E allora, sai che ti dico?, meglio un capitano stramotivato piuttosto che qualche personaggio stritolato dall’emozione. Poi, se lo strafalcione lo fa Tavares in fase di impostazione - roba inammissibile nelle categorie inferiori - ecco Lorenzo pronto a colpire. Un gol pesantissimo può permettere di rimescolare le carte e di dare a Pellegrini una poltronissima al centro del villaggio giallorosso.
Gasperini non ha avuto dal mercato gli esterni che avrebbe voluto - grave errore da matita rossa - ma non ha mai girato le spalle alla qualità, che sia 3-5-2 o 3-4-2-1 e in attesa di poter volare sulle fasce.
La Lazio, invece, il mercato mai lo ha potuto fare, dettaglio che avrebbe dovuto far riflettere Sarri per il semplice motivo che quando il pallone rotola e le cose non vanno bene chiunque dimentica. L’amore verso un popolo non giustifica il fatto di doversi addossare un mucchio di cose inammissibili, dalla superficialità di Tavares agli errori non degni di un campionato di Serie A (Dia che spara in curva a tu per tu con Svilar, dovrebbero togliergli il patentino di attaccante per tre mesi). Se poi Zaccagni, il capitano e non il magazziniere, richiama Tavares ricevendo in cambio l’invito di andarsene a quel paese, siamo all’interno di una situazione che definirla inquietante è un eufemismo.
Gli appunti di sabato sono stati sentenze. Soprattutto nel caso del Milan che dalle operazioni estive ne è uscito restaurato a centrocampo. Allegri ha perso una sola partita, contro la Cremonese, e il giorno dopo si è presentato in sede chiedendo Rabiot. Non avendogli preso l’attaccante invocato (Vlahovic), gli hanno dovuto regalare l’altro pupillo, impossibile tirarsi indietro. Anche perché Adrien non chiede più 7 milioni e passa a stagione come ai tempi della Juventus e le commissioni di mamma Veronique non sono un passaggio imprescindibile. Rabiot, assistito dal Maestro Modric, rappresenta il top di gamma. Fofana aggiunge equilibrio, se ci spostiamo di 30 metri impera il signor Pulisic, deve tornare Leao per arrivare alla conclusione che con una prima punta da 15-18 gol sarebbe un Milan vicino alla perfezione. Chi celebra Allegri fa bene, si avvertiva la necessità che tornasse quel Max in grado di dare un’impronta e che gli ultimi tre anni di Juventus avevano arrugginito. Ma chi parla di Milan con scarsa qualità dovrebbe evitare sentenze fuoriluogo.
Intanto Adamola Lookman è tornato ieri in campo per qualche minuto, ma ormai hanno perso tutti: chi avrebbe dovuto prenderlo (l’Inter), chi avrebbe dovuto cederlo (la Dea), ma soprattutto chi gli ha dato consigli assurdi, in pratica un autogol all’incrocio dei pali.