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Catania, lo show di Lo Monaco: «Mi stavano arrestando perché difendevo i tifosi»

Di Andrea Cataldo |

TORRE DEL GRIFO – Sessanta minuti di Pietro Lo Monaco… One man show. «Perché sono così? Ho quasi pagato tutto, mi sento leggero (ride, ndr)».

Da tempo non si vedeva l’Ad del Catania così su du giri. Si è divertito raccontando aneddoti, e chiacchierando di tutto: mercato, Pecorino, Avellino, la polizia stradale, il viaggio per Venezia… Si è fatto ad un tratto serio, e per un attimo le lacrime gli hanno riempito gli occhi, quando ha parlato di un suo ex allenatore.

L’occasione era la presentazione di due dei nuovi, Giovanni Pinto e Emanuele Catania, e Lo Monaco ha iniziato lo show. «Comincio col presentarvi il più giovane dei due, il classe 2001 Lele Catania (ride, ndr). Sono due calciatori importanti. Catania è un classe 1981, e siamo felici che possa riappropriarsi della sua catanesità».

Come è nata la trattativa con Lele Catania?

«Ha voluto fortemente questa maglia, come noi abbiamo voluto lui, così siamo stati felici di accoglierlo. Lo volevamo già lo scorso gennaio, il Siracusa si stava giocando la permanenza in C e non volevamo disturbare nessuno».

Pinto è una freccia a sinistra.

«Anche con lui già lo scorso anno avevamo provato ad aprire alcune strade, era nel mirino e il suo arrivo ci rende soddisfatti».

La partenza di Pecorino apre nuovi scenari nel mercato in entrata?

«No, crediamo di avere abbondanza nel reparto d’attacco».

Come mai prestito con diritto di riscatto?

«Perchè Pecorino è un 2001 e il Milan lo avrebbe acquistato come un ragazzino, mentre noi lo consideriamo un potenziale enorme. Lo diamo in prestito e poi in futuro… si vedrà».

Serve risolvere gli esuberi.

«Libereremo Brodic, Liguori, Rizzo e Fornito. Vorrei inoltre rimarcare il lavoro del settore giovanile. Quando dico che il Catania è tornato, mi riferisco anche al fatto che abbiamo mandato 4 ragazzi in società di A, e questo è sintomo di società forte».

Ad Avellino, a fine gara cosa ha detto ai calciatori?

«Mi sono incazzato. Si può mollare fisicamente, ma non si deve mollare con la testa, e noi siamo diventati immobili. Lo sa che durante il mio ritorno, quasi mi arrestavano?»

Lei, in arresto?

«In autostrada una pattuglia della Stradale mi ha chiesto di accostare. Gli agenti mi hanno riconosciuto, mi hanno accusato di averli sorpassati, poi addirittura di non avere messo la cintura. E io l’avevo sganciata proprio per scendere dalla macchina. Poi hanno accusato i nostri tifosi di aver saccheggiato un autogrill… alla fine mi hanno fatto la multa per la cintura».

Vede analogie tra questo Catania, e quello che vinse con Spinesi e Mascara?

«Quel Catania aveva Mascara, De Zerbi e Spinesi. Di Molfetta ricorda un po’ Mascara, e Sarno ha qualcosa di De Zerbi. Di Piazza è un bomber così come lo era Spinesi, però ritengo che questa squadra abbia più cambi in panca».

La trasferta a Venezia in treno ha suscitato alcune polemiche. Vuole spiegare?

«Qualcuno gode degli insuccessi del Catania. Noi ci siamo qualificati in Coppa Italia domenica notte, e dal giorno dopo abbiamo cercato biglietti per tutti gli aeroporti italiani, anche con destinazione Slovenia, ma era la settimana di ferragosto e non abbiamo trovato nulla. Guardate che non è facile spostare 50 persone, siamo stati fortunati a trovare il treno fino a Venezia. Quel viaggio è costato quasi 15.000 euro».

Vuole dedicare un pensiero a Sinisa Mihajlovic?

«Sta dando un grande esempio a tutti. E’ stato colpito da una malattia, ma la sta prendendo a schiaffi. Difficilmente mi emoziono, (qui la voce si abbassa, ndr) ma quando parlo di lui mi viene un blocco alla gola. Sono sicuro che sconfiggerà la malattia: Forza Sinisa».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA