Serie B
Palermo, tre sconfitte in 4 partite: per Inzaghi ora è allarme
I risultati latitano e chi dovrebbe trascinare non incide
Tre sconfitte nelle ultime quattro partite rappresentano più di una semplice indicazione. Dopo dodici giornate, per il Palermo di Inzaghi si è accesso il primo grande campanello d'allarme. La sconfitta di sabato contro la Juve Stabia è sembrata una fotocopia del ko subito due settimane prima a Catanzaro. E non è derubricabile ad una mera questione di approccio. Troppo poco: perché, come in Calabria, anche al "Menti" i rosanero non sono mai riusciti ad entrare in partita, né a dimostrare l'evidente superiorità tecnica. Eppure Inzaghi ha scelto il miglior undici iniziale a disposizione: nessun esperimento, niente turn-over dopo le tante partite ravvicinate.
In campo sono scesi i calciatori più affidabili, certamente i più maturi, i "vecchi", ovvero quei giocatori che fanno parte dello zoccolo duro di questa squadra, e gli importanti innesti arrivati in Sicilia nella scorsa sessione di mercato. Gente che ha in carriera oltre 150 presenze in Serie A, come Augello e Bani, o veterani della categoria, vedi Brunori, Palumbo e Pohjanpalo.
Non può che stupire, allora, una nuova prestazione sottotono, a tratti arrendevole, indolente prima e dopo il vantaggio siglato dal giovanissimo Cacciamani, appena 18 anni.
Dunque l'approccio, sì, e poi tutto il resto. A Castellammare di Stabia il Palermo ha chiuso il match con un solo tiro in porta, arrivato nel primo tempo; zero tentativi nello specchio durante la ripresa, quando c'era da mettere in campo tutta la qualità necessaria per rimontare il risultato. Dopo 95 minuti, il dato sui gol attesi per i rosanero si è fermato alla miseria di 0.40.
Sono numeri preoccupanti, figli di un difetto ingombrante che nell'ultimo mese, ad eccezione del 5-0 rifilato al Pescara, ha accompagnato costantemente la squadra di Inzaghi: quando il pallone gravita negli ultimi trenta metri di campo, raramente si assiste ad una giocata, una trama, un'idea che riesca a portarlo minacciosamente nell'area di rigore avversaria. Anche al "Menti" si sono sprecati decine di cross e lanci della speranza, puntando tutto su una seconda palla che però è sempre stata facile preda degli avversari. Il fatto stesso che contro le Vespe Joel Pohjanpalo non sia riuscito a scagliare nemmeno un tiro in tutto il match è emblematico e allarmante.
È certamente questo il primo dei problemi di una squadra che rispetto alle prime otto giornate ha perso anche la verve che ne aveva fatto le iniziali fortune: quell'intensità con e senza palla che Inzaghi ha sempre indicato quale condizione essenziale per vincere in questa categoria è svanita: c'è la chiara percezione che gli avversari corrano di più e meglio. Soprattutto sembra ormai evidente che, una volta smarrita questa chiave, il Palermo non sappia trasformarsi, variare, tirare fuori dal cilindro un piano B.
Il campionato scorre e la classifica si allunga. Ora tocca a Inzaghi e, soprattutto, ai suoi calciatori.