Il Verona risorge e affonda l'Atalanta (e inguaia la Fiorentina)
Gli scaligeri dominano contro una Dea irriconoscibile: domanica al Franchi lo spareggio salvezza con la Viola
"Serviva una scossa, è arrivata una vittoria." Dopo tredici turni di campionato senza successi, l’Hellas Verona ritrova il sorriso piegando l’Atalanta 3-1 al Bentegodi: un risultato che può rappresentare una svolta tanto tecnica quanto psicologica.
Nel pre-gara poche novità negli undici iniziali. Palladino, poco incline al turnover, schiera al centro dell’attacco Krstovic lasciando in panchina Scamacca, verosimilmente in ottica anti Chelsea. Zanetti, invece, fa pagare l’errore commesso da Valentini contro il Genoa: l’argentino parte fuori, con Bella-Kotchap chiamato a comporre il terzetto difensivo.
Avvio a ritmi altissimi: i gialloblù pressano aggressivi per sporcare la costruzione dal basso dei bergamaschi. Giovane infila Carnesecchi ma la rete è cancellata per fuorigioco evidente del brasiliano; poco dopo Belghali salva sulla linea dopo l’angolo di Lookman e la spizzata di Djimsiti.
La mezz’ora iniziale scorre tra pressione costante e squadre cortissime: l’Atalanta crea qualcosa su palla inattiva, ma i padroni di casa sembrano più affamati e colpiscono. Verticalizzazione a premiare l’attacco alla profondità di Mosquera, tocco di tacco del colombiano per l’accorrente Belghali che rientra e, di sinistro, fulmina Carnesecchi.
La formazione scaligera fiuta il momento e affonda ancora: su una sfera vagante al limite, Giovane esplode un mancino violentissimo che, deviato da Hien, si insacca alle spalle del portiere orobico.
Intervallo con l’Atalanta stordita dall’intensità di un Verona capace di abbinare grinta, ritmo, aggressività e quella qualità rimasta, di recente, lettera morta.
Nella ripresa Palladino prova la scossa: fuori Kossounou e Krstovic, dentro Kolasinac e Scamacca. La reazione trova però il semaforo rosso in Montipò, bravissimo a smanacciare sulla linea un pallone toccato involontariamente da Niasse. I bergamaschi alzano il baricentro, ma sbattono contro un Hellas indomito, pronto a lottare su ogni pallone.
Arrivano altri cambi: Pasalic e Zelewski rilevano uno spento Ederson e Zappacosta in calo; lascia perplessi la scelta di togliere un vivace De Ketelaere per far posto a Samardzic.
Nel momento migliore della Dea, i gialloblù calano il tris in un’azione confusissima: l’Atalanta reclama un rigore per un tocco di mano di Bella-Kotchap, l’arbitro lascia correre e parte un contropiede lucido e spietato, rifinito da Giovane per la conclusione chirurgica dal limite di Bernede, che batte ancora Carnesecchi. Il penalty per il fallo di mano del difensore, sulla conclusione di Scamacca, arriva comunque più tardi: dal dischetto l’attaccante della Nazionale non sbaglia e supera Montipò.
Nel finale una fitta nebbia avvolge il Bentegodi, ma non offusca le ritrovate speranze di salvezza dell’Hellas. Per l’Atalanta, invece, una battuta d’arresto che impone riflessioni in vista dei prossimi impegni.