serie A
Sollievo Milan: Leão si ferma, ma gli esami non rilevano lesioni. La corsa contro il tempo è già iniziata
Uscito con uno stiramento all’adduttore contro il Torino, il portoghese ha evitato il peggio: niente lesioni e terapie immediate. Ora la gestione prudente verso Sassuolo e Supercoppa del 18 dicembre contro il Napoli
All’Olimpico Grande Torino c’è un’immagine che resta più dei gol: Rafael Leão che, dopo un tiro dalla distanza, si ferma, guarda la panchina e si siede. È il 31’: il Torino è avanti. Nessuna valutazione immediata dello staff, solo un cambio chiesto con lucidità. Il giorno dopo, la seconda immagine: la porta di un centro diagnostico che si apre. Esito degli esami? “Escluse lesioni muscolari”. Una frase che, in sei parole, cambia la settimana rossonera e il respiro di mezzo campionato.
Il quadro clinico: cos’è successo e perché il Milan può tirare un sospiro di sollievo
Gli esami strumentali a cui il 9 dicembre è stato sottoposto Leão hanno confermato che il problema accusato all’adduttore destro non comporta lesioni della fibra muscolare. Il club ha comunicato l’avvio immediato di terapie mirate per risolvere il “quadro infiammatorio”. Tradotto: non c’è uno strappo da ricucire, ma un’area irritata da far spegnere con riposo, terapie fisiche e carichi modulati. È una distinzione enorme per i tempi di recupero e per la gestione del rischio. In caso di lesione conclamata, si parlerebbe di settimane abbondanti e progressioni lente; qui si apre invece la possibilità concreta di un recupero rapido, naturalmente da costruire giorno per giorno.
Nel dettaglio dell’episodio: dopo una conclusione dalla distanza, Leão avverte una fitta nella zona inguinale della gamba destra; prova a resistere, ma sceglie la strada più matura, quella della prevenzione. Niente intervento in campo dello staff medico, solo la richiesta del cambio. Un comportamento che, alla luce di quanto emerso dagli esami, si è rivelato decisivo per evitare di trasformare un risentimento in una lesione.
Un infortunio che cambia la partita, non il momento del Milan
L’uscita di Leão arriva nella serata più imprevedibile della stagione rossonera: sotto di due gol in 17’ (rigore di Nikola Vlašić al 10’, raddoppio di Duván Zapata al 17’), il Milan si aggrappa alla perla da quasi 30 metri di Adrien Rabiot al 24’ e poi completa la rimonta nella ripresa con la doppietta di Christian Pulisic al 67’ e 77’. Uno 0-2 che diventa 3-2 e vale la vetta della Serie A a 31 punti dopo 14 giornate, alla pari col Napoli e davanti all’Inter. In panchina c’è il vice Marco Landucci, perché Massimiliano Allegri è squalificato; in campo, dopo l’intervallo, la comparsa decisiva è Pulisic, reduce da sintomi influenzali ma capace di spaccare la partita entrando “a freddo”. Serata paradossale e perfetta: mentre il Milan perde il suo strappo migliore, ritrova la versione più letale del suo uomo-simbolo di giornata.
La diagnosi e i tempi
Il responso “nessuna lesione” indica che non c’è rottura della fibra muscolare. In genere, questi quadri rientrano nella categoria dei risentimenti o delle infiammazioni: il recupero può essere di pochi giorni fino a 1-2 settimane, dipende dalla risposta ai trattamenti e dalla capacità di azzerare dolore e rigidità.L’area interessata, l’adduttore, è cruciale per un calciatore con accelerazioni orizzontali e cambi di direzione improvvisi come Leão. Un rientro affrettato, specie se il dolore residuo costringe a compensazioni, rischia di sfociare in pubalgia: una parola che in via Aldo Rossi vogliono tenere lontana. Proprio per questo, il club predica prudenza, anche se filtra ottimismo.
Le prossime tappe: Sassuolo nel mirino, ma l’obiettivo è il 18 dicembre
La prima domanda è immediata: Leão ci sarà in campionato contro il Sassuolo a San Siro? Al momento, la tendenza più realistica è alla cautela: la partita di domenica potrebbe arrivare troppo presto, e la priorità è averlo disponibile, e soprattutto integro, per la Supercoppa italiana del 18 dicembre contro il Napoli a Riad. La tabella del club è flessibile, costruita su feedback quotidiani: riduzione dell’infiammazione, progressione in palestra, corsa in rettilineo, cambi di direzione, lavoro con il pallone, inserimento graduale nelle esercitazioni di reparto. Solo al termine di questa scaletta si può parlare di “idoneità agonistica” per un novanta minuti.