serie A
La Fiorentina sull’orlo del baratro, Vanoli in bilico: i nomi in ballo per cercare una salvezza "impossibile"
Zero vittorie in campionato e ultimi a quota sei: a Firenze si cerca una scossa. La dirigenza valuta ogni opzione, tra ritorni suggestivi e “pompieri” da salvezza. Ma il tempo stringe e i numeri dicono che così non basta
Il tabellone della stagione della Fiorentina sembra inchiodato: 0 vittorie, 2 pareggi, 3 sconfitte in campionato dalla nomina del nuovo tecnico; 6 punti totali dopo 15 giornate, ultimi, a circa -8 dalla zona salvezza. E una frase che pesa come un macigno: in Serie A nessuno si è mai salvato restando senza vittorie così a lungo.
Un bilancio che fa paura
- Alla data del 15 dicembre 2025, la Fiorentina è ultima con 6 punti e ancora a secco di successi in 15 turni: la crisi, iniziata con Stefano Pioli e proseguita con Vanoli, è certificata dai numeri e dalla classifica.
- Sotto la gestione di Vanoli in campionato: 0-2-3. In mezzo, un pari di spessore contro la Juventus (1-1) che non ha però invertito la rotta.
- L’ultima sconfitta, al Franchi con l’Hellas Verona (1-2), è arrivata con il gol-partita subìto nel recupero: si è trattato di un colpo duro sul piano emotivo e simbolico, perché l’Hellas è diretta concorrente.
Sullo sfondo c’è una statistica da pelle d’oca: “nessuna squadra si è mai salvata senza aver vinto dopo le prime 14 giornate”. Oggi la Fiorentina è andata oltre quella soglia, arrivando a 15 turni senza successi: la casistica storica, già severa, diventa quasi una condanna, se non arriva un cambio di passo immediato.
Perché si è arrivati qui
L’innesco è stato un avvio di stagione disastroso: appena 4 punti nelle prime 10 gare, il peggior start della storia recente viola. Il club ha esonerato Pioli il 7 novembre e ha affidato la squadra a Vanoli, ex Torino e con un passato viola da calciatore, chiedendo una sterzata rapida. Il contratto è breve, con opzione, segno che la società voleva prima di tutto stoppare l’emorragia.
Il cambio non ha (ancora) prodotto l’effetto atteso. L’impatto di Vanoli, allenatore pragmatico e ordinatore, si è visto a sprazzi: qualche blocco basso più compatto, transizioni più corte, ma poca qualità nelle uscite e un pressing che si spegne presto. Talvolta, come con il Verona, la squadra si allunga e torna fragile sulle seconde palle. La timidezza nei momenti chiave somiglia a una crepa mentale prima che tecnica.
L’elemento psicologico: il peso del “mai successo”
L’assenza di vittorie è un macigno. La “storia” del campionato entra nello spogliatoio e condiziona. I dati dicono che chi resta a zero successi fino a dicembre raramente si rialza. I confronti statistici (da 14 turni in giù) confermano il quadro: con 6 punti e 0 vittorie, la Fiorentina presenta uno dei peggiori score tra professioniste nella penisola in questa fase del torneo. Il rischio è che la squadra scenda in campo per “non perderla” anziché per “vincerla”, finendo per smarrire identità.
Lo spogliatoio e il “rumore di fondo”
Il club ha reagito disponendo il ritiro al Viola Park “fino a data da destinarsi”, un messaggio forte alla squadra. Sul piano comunicativo, Vanoli ha mantenuto toni protettivi: parole misurate, invito all’unità e a restare “feroci” ma lucidi, nella consapevolezza che la strada sarà lunga. Anche questa scelta – parlare poco, pesare le frasi – ha un senso tattico-emotivo: blindare il gruppo, ridurre il rumore esterno.
Che cosa non funziona in campo
- Fase difensiva: i viola hanno sofferto soprattutto sui corridoi esterni e nelle mischie in area. Le reti subite a tempo scaduto – come col Verona – sono il sintomo di un calo di concentrazione e di gamba, ma anche di un baricentro che si abbassa senza controllo dell’area.
- Costruzione dal basso: quando il pressing avversario alza volume, i viola vanno in apnea. La squadra fatica a trovare la mezzala tra le linee e va spesso lunga su Moise Kean, isolandolo. Così si perdono seconde palle e campo.
- Transizioni “spezzate”: gli strappi offensivi nascono, ma si spengono al limite dell’area. Manca la giocata “pulita” sul terzo uomo e la qualità del cross.
Un paradosso: in Conference League, nell’ultimo impegno, è arrivata una vittoria (2-1 alla Dynamo Kyiv) utile almeno a respirare. Ma l’ossigeno europeo non è bastato a invertire la tendenza in Serie A.
La scrivania trema: gli scenari sulla panchina
In viale Manfredo Fanti si ragiona. L’ipotesi dell’esonero di Vanoli non è più un tabù, perché il calendario addossa urgenza. Il ventaglio delle opzioni prese in esame dalla società comprende un “piano A” interno e soluzioni esterne di profilo “salvezza” o ad alto impatto emotivo.
- La pista “interna”: Davide Galloppa, già uomo di fiducia del club, resta un’idea se si decidesse per uno shock immediato a costo zero.
- I “pompieri” da salvezza: Davide Ballardini e Beppe Iachini hanno il profilo giusto per lavorare in emergenza, alzare i giri della fase difensiva e portare la barca in porto. Il primo, osservato al Franchi nell’ultimo weekend, resta una ipotesi concreta.
- I ritorni “forti”: l’idea Stefano Pioli appare complessa per costi e storia recente, ma non è stata cestinata in modo definitivo. La suggestione Cesare Prandelli seduce una piazza alla ricerca di un padre nobile, pur restando – al momento – ipotesi senza passi formali.
Il quadro dirigenziale non è immobile: il dg Stefano Ferrari e il ds Roberto Goretti hanno la regia operativa, mentre la proprietà di Rocco Commisso osserva e valuta tempi e modalità di un eventuale intervento. Il club, intanto, ha chiesto alla squadra di “fare gruppo” nel ritiro prolungato.
La proiezione salvezza: quanti punti servono davvero
La quota storica per restare in Serie A negli ultimi anni oscilla tra 31 e 36 punti. Con 6 punti in 15 gare, la Fiorentina dovrebbe correre a un ritmo da metà classifica piena – grosso modo 1,3–1,4 punti a partita fino a maggio – per arrivare intorno alla soglia dei 34–36. È una scalata dura, ma non impossibile se si innesta una striscia lunga (due o tre vittorie nelle prossime 5), perché la bagarre salvezza coinvolge almeno 5–6 squadre e accorcia le distanze. Alcuni bookmaker hanno già ritoccato al ribasso la quota retrocessione dei viola, segnale di allarme ma anche di mercato “emotivo” dopo l’ennesimo ko; resta una bussola per misurare la percezione esterna del rischio.
Un precedente che in casa viola citano per farsi coraggio è la Reggina 2007-08: primo successo solo alla 12ª giornata e salvezza al 16° posto. Ma quella squadra, da quel momento, viaggiò a ritmo alto e aveva una solidità difensiva diversa. Oggi la Fiorentina è chiamata a replicare – e migliorare – quel tipo di cammino.
Dove intervenire subito: tre mosse tecniche, due gestionali
- Accorciare la squadra: blocco medio con “linea di galleggiamento” più alta di 10–15 metri. L’obiettivo è difendere attaccando: recupero palla più vicino all’area avversaria per non stressare la difesa in campo aperto e per alimentare i break di Kean e le ricezioni tra le linee di Albert Gudmundsson.
- Palla inattiva “pesante”: in serie negative, i dettagli decidono. Lavoro specifico sui corner a uscire e sulle seconde palle. Un gol “sporco” può sbloccare un’intera stagione.
- Verticalità selettiva: basta palloni lunghi per disperazione. Servono due o tre schemi codificati per mandare Kean nello spazio e la mezzala (o il quinto lato debole) a rimorchio.
- Ritiro mirato: non punitivo, ma funzionale. Sessioni corte e intense, con micro-obiettivi giornalieri e revisione video singola. Il ritiro al Viola Park deve creare anticorpi al “panico da risultato”.
- Leadership interna: chiedere a figure esperte (da David de Gea in giù) di prendersi la stanza e il campo. La squadra soffre di una catena di comando emotiva intermittente: va stabilizzata.
Il calendario che decide tutto
Le prossime settimane mettono in fila scontri diretti che possono valere una stagione. Nella porzione tra metà dicembre e fine gennaio compaiono avversarie della “nostra” classifica: Udinese, Parma, Cremonese. Fare 7–9 punti nel mini-blocco significherebbe rimontare la distanza dalla quartultima e cambiare l’aria nello spogliatoio. La società, al netto delle riflessioni sulla panchina, valuterà anche gli innesti di gennaio: almeno un centrocampista dinamico per le corse senza palla e un esterno da cross “vero”.
E se si cambia allenatore?
La tentazione del cambio resta sul tavolo. Che cosa porterebbero i nomi in circolo?
- Ballardini: organizzazione bassa, reparto corto, risultati sporchi ma rapidi. Pro: impatto immediato sulla fase difensiva. Contro: minor costruzione, rischio di “congelare” il talento offensivo.
- Iachini: 3-5-2 verticale e campo in avanti con aggressione sui secondi palloni. Pro: identità chiara e lavoro sui dettagli. Contro: tempo di sedimentazione e curva di apprendimento sui meccanismi.
- Prandelli (suggestione): reset emotivo e codice di gioco conosciuto dalla piazza. Pro: carisma e riconoscibilità. Contro: subentrare oggi significa reggere una pressione altissima con un gruppo costruito per obiettivi diversi.
- Pioli (ritorno complesso): profilo top, costi e incastri politici complicati. Ad oggi rimane ipotesi difficile.
- Galloppa (interim): scossa “a costo zero” per due-tre gare. Rischio di bruciare un capitale interno se i risultati non arrivano.
Che cosa si può salvare
Dentro la tempesta, alcuni segnali: la partita con la Juventus ha mostrato che la squadra sa compattarsi e farsi male di meno; in Europa è arrivata una vittoria utile a riattivare un minimo di fiducia; alcuni singoli – Moise Kean in testa – danno l’idea di poter trascinare se messi nelle condizioni giuste (campo aperto, profondità, un compagno di catena che attacchi il primo palo).
Il verdetto (provvisorio): un conto alla rovescia senza alibi
Il dato è brutale: 0 vittorie dopo 15 turni e ultimi a 6 punti. La storia suggerisce che non ci sono salvezze “senza successo” a questo punto dell’anno; il presente dice che la Fiorentina è a circa -8 dalla quartultima e che tre partite possono cambiare il destino. La società ha due strade: blindare Vanoli con un piano tecnico-aggressivo e intervenire sul mercato, oppure scegliere un “pompieri” per mettere in sicurezza la barca. In entrambi i casi serve una decisione rapida, perché la stagione ha già smesso di aspettare.