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La lite con oriali in supercoppa

Cosa ha detto Allegri? Trascrizione e analisi delle parole al centro della polemica

Dalla semifinale di Riad al “processo” del giorno dopo: cosa si sente, cosa si vede, cosa resta

Fabio Russello

19 Dicembre 2025, 11:25

Cosa ha detto Allegri? Trascrizione e analisi delle parole al centro della polemica

Il rallenty mostra il braccio di Mike Maignan che sventaglia via Politano, il cronometro segna il minuto 54’, le panchine esplodono. Pochi secondi dopo, tra la panchina del Napoli e quella del Milan, le parole si incrociano, i toni si alzano, e il nome di Gabriele Oriali rimbalza fra occhiatacce e gesti nervosi. Il giorno seguente, un comunicato durissimo della SSC Napoli e un titolo che ingombra ogni homepage: “insulti”, “aggressione verbale”, “33 telecamere a riprendere tutto”. In mezzo, Massimiliano Allegri che liquida così: “Sono cose di campo”. E allora: cosa si sente davvero? Cosa si vede? E in che contesto maturano quelle frasi al centro della polemica? Proviamo a ricostruire, fotogramma per fotogramma, parola per parola, restando ancorati a registrazioni, testimonianze e note ufficiali.

La cornice che incastra tutto

La prima semifinale di Supercoppa Italiana si gioca a Riad, all’Al-Awwal Park. Il Napoli di Antonio Conte batte il Milan allenato da Massimiliano Allegri per 2-0, con reti di David Neres al 39’ e di Rasmus Højlund al 64’. È la fotografia sportiva della serata, confermata dalle principali testate internazionali e italiane, e dal tabellino ufficiale: Napoli in finale, Milan eliminato. Ma non è la cronaca a fare rumore: lo sono, piuttosto, alcuni episodi di gioco e soprattutto i botta e risposta a bordocampo fra le due panchine.

Il punto di svolta: la “manata” di Maignan e il check al VAR

Minuto 54’: su una conclusione da fuori di Amir Rrahmani, il portiere Maignan respinge e, nell’inerzia dell’azione, col braccio colpisce Matteo Politano che pressava per il possibile tap-in. È qui che il fronte si accende: l’arbitro Luca Zufferli ferma il gioco per un breve controllo VAR; niente cartellini, niente rigore, si riprende. La dinamica viene definita “leggera manata” nelle ricostruzioni, con tanto di dibattito televisivo sull’eventuale espulsione per condotta violenta. La decisione finale è quella presa sul campo: nessun provvedimento disciplinare. A valle di quell’episodio, l’asse panchine prende fuoco.

Dal campo al bordocampo: quando (e perché) partono gli insulti

Se si cerca l’istante in cui il confronto verbale si fa più aspro, gli indizi convergono sulla ripresa, nel segmento compreso tra il 54’ e il 89’, cioè tra la “manata” e gli ultimi minuti. Già nel primo tempo, al 29’, un duro intervento di Adrien Rabiot su Politano aveva fatto sobbalzare la panchina del Napoli, con Conte che urla “Ma basta!” verso gli avversari. Quell’innesco, però, rientra; la miccia più lunga brucia nella ripresa e arriva all’esplosione a ridosso del triplice fischio. Secondo i video andati in onda, l’allenatore del Milan effettua una sortita verbale frontale in direzione del dirigente azzurro Oriali. Le telecamere mostrano il gesto, i volti, il labiale in più passaggi non perfettamente intellegibile, ma abbastanza netto da alimentare un’accusa formale.

Cosa ha detto Allegri, parola per parola: la trascrizione possibile

“Sono cose di campo.” È la frase pronunciata da Massimiliano Allegri nel dopo-gara, davanti ai microfoni: un modo per sminare e normalizzare, non per negare l’esistenza dello scontro. Il virgolettato è disponibile nelle clip post-partita e nelle cronache delle emittenti che hanno seguito la semifinale.

“C….” In uno spezzone circolato online e rilanciato da testate internazionali che riprendono fonti italiane, il labiale di Allegri sembra restituire un insulto diretto (“coglione”) all’indirizzo di Oriali. La formulazione è riportata con cautela: “sembra”, “appare”, perché non esiste – allo stato – un audio pulito che consenta una trascrizione fonetica certa. Il fotogramma, però, ha innescato la nota ufficiale del Napoli: l’uso di termini offensivi e reiterati, in un contesto televisivo e alla presenza di decine di persone, è il cuore dell’accusa. In attesa di eventuali atti del Giudice Sportivo, questa è la porzione lessicale più sensibile della notte.

Altre frasi percepite a bordocampo. Le ricostruzioni tv e di siti sportivi italiani parlano di scambi aspri fra panchine e con il quarto uomo, e segnalano che Oriali abbia chiesto di “mettere a referto” le parole dell’avversario. Qui la trascrizione precisa non è disponibile; resta un quadro di insulti, urla, gesti e una catena di proteste che si alimentano a ogni decisione arbitrale sgradita.

In buona sostanza: l’unica frase certamente e pubblicamente attribuibile ad Allegri è il “Sono cose di campo” pronunciato nel post-partita; il resto – gli insulti – è affidato ai video senza audio pienamente netto e alle interpretazioni di labiale, oltre che alla nota ufficiale del Napoli che li denuncia con forza. È un discrimine fondamentale, anche per comprendere i margini di eventuali sanzioni.

Il comunicato del Napoli: contenuti, richieste, destinatari

Il Napoli ha pubblicato una nota ufficiale – rilanciata anche su X – in cui “condanna con fermezza” l’atteggiamento di Massimiliano Allegri, accusandolo di aver “pesantemente insultato Gabriele Oriali con termini offensivi e reiterati”. E aggiunge un elemento che diventa subito titolo: con 33 telecamere impegnate nella produzione dell’evento, “è impossibile non riscontrare quanto avvenuto”. Il club auspica che “l’aggressione, totalmente fuori controllo, non passi inosservata”, invocando implicitamente i provvedimenti degli organi competenti. È la messa a verbale più netta della vicenda, su cui convergono diverse testate italiane.

La posizione del Milan e di Allegri: minimizzare, non negare

Dal Milan, al momento, non arriva una replica ufficiale altrettanto formale: secondo le cronache, in via Aldo Rossi si ritiene che “la cosa fosse finita lì”, senza la volontà di alimentare il caso. Allegri, davanti alle tv, non arretra ma derubrica: “cose di campo”, appunto. Una linea di comunicazione che mira a riportare il tutto nella sfera della competizione e della tensione agonistica, senza concedere appigli interpretativi oltre la zona grigia del non detto.

Cosa è certo, cosa è probabile, cosa è (ancora) dubbio

Certo: il risultato (2-0), i marcatori (39’ Neres, 64’ Højlund), il luogo (Riad), la data (18 dicembre 2025), il mancato saluto finale, la “manata” di Maignan con relativo check VAR senza sanzioni. Certo anche il post di SSC Napoli con la denuncia degli “insulti” e dell’“aggressione fuori controllo”.

Probabile: che Allegri abbia proferito un insulto diretto verso Oriali; alcuni media internazionali che riprendono emittenti italiane parlano esplicitamente del termine “coglione”, ma lo fanno con la cautela dovuta all’assenza di audio cristallino.

Dubbio: l’esatta trascrizione “parola per parola” dell’offesa, che – in assenza di un audio ambientale pulito – resta affidata al labiale e ai frame. Qui la differenza tra certezza giudiziaria e percezione mediatica non è una sfumatura: è sostanza. Eventuali provvedimenti del Giudice Sportivo o della Lega Serie A dovranno basarsi su immagini ufficiali, rapporti arbitrali e – laddove disponibili – audio di servizio.

Perché il VAR non è intervenuto su Maignan

Nel cuore della tempesta c’è l’episodio Maignan–Politano. Le moviole concordano su un punto: c’è un contatto del braccio del portiere sul volto dell’esterno, in un frangente successivo alla parata. La valutazione di Zufferli – non corretta dal VAR – si può leggere così: o “condotta non violenta” e quindi non da rosso, o contatto colposo nel tentativo di liberarsi dalla pressione dell’avversario, non sufficiente per un rigore. È una spiegazione tecnica che non placa chi, dalla panchina azzurra, legge la sbracciata come reazione. Ma resta coerente con la scelta di non intervenire disciplinarmente.

Perché Napoli ha scelto la linea dura

La nota del Napoli non è solo lo sfogo del giorno dopo. È l’atto politico di un club che, in finale di Supercoppa, sceglie di tutelare la propria immagine e quella del suo dirigente Oriali, rivendicando uno standard: se l’evento dispone di 33 telecamere, allora l’accountability deve essere massima. Il passaggio chiave – “impossibile non riscontrare quanto avvenuto” – chiama in causa la produzione televisiva e la giustizia sportiva, e alza la soglia pubblica di attenzione (e pressione). Anche perché il mancato saluto fra Conte e Allegri ha consegnato alla platea mondiale un fermo immagine inequivoco: la tensione non è un dettaglio.

La narrazione di Allegri: normalizzare il caos

Dal lato Milan, la strategia comunicativa di Allegri è classica: riportare tutto nella categoria “cose di campo”, insistere sulla prestazione (“il Napoli ha difeso molto meglio di noi”) e sull’urgenza tecnica (“dobbiamo rivedere la fase difensiva”). È una scelta che sposta i riflettori dal bordocampo al campo, ma che non cancella il frame dell’insulto. La cronaca dei colleghi di tv e siti lo registra con puntualità; resta il fatto che – a oggi – non c’è una smentita formale del termine attribuito via labiale, ma nemmeno un’ammissione. Tutto il resto è valutazione e, eventualmente, giurisprudenza sportiva.