CALCIO
Milan-Como, perché è saltata la partita di serie A a “casa” di Ross Pelligra: anatomia di un’occasione mancata
Un progetto “storico” viene smontato nelle ultime ore: tra condizioni dell’AFC, rischi economici e una cabina di regia in affanno, come e perché è saltato il Milan-Como del 8 febbraio 2026 che avrebbe dovuto giocarsi in Australia
Era tutto pronto: i pacchetti viaggio venduti “save the date”, gli spot che raccontavano una sera d’estate australe in cui il campionato italiano avrebbe scritto una nuova geografia del calcio. E invece, a Perth, città abituata a ospitare big-event, è calato il sipario ancor prima che qualcuno potesse accendere i riflettori. Il Milan-Como valido per la 24ª giornata di Serie A del 8 febbraio 2026 non si giocherà in Australia: cancellato per rischi finanziari, per condizioni di approvazione onerose e per complicazioni dell’ultimo minuto legate, in larga parte, alle richieste dell’Asian Football Confederation (AFC). La notizia è arrivata con una nota congiunta di Lega Serie A e Governo del Western Australia, a chiudere una settimana in cui lo stesso progetto era stato dato per salvo e “risolto” nelle sue criticità. Un dietrofront che brucia, e che merita di essere ricostruito passo per passo.
Che cosa è successo davvero nelle ultime 72 ore
Solo pochi giorni prima dell’addio, la Lega Serie A aveva rassicurato: le “condizioni” imposte dall’AFC sembravano superate, con l’assenso — seppur “riluttante” — di UEFA già arrivato in ottobre 2025. Si ragionava sull’8 febbraio 2026 come data definitiva, scelta perché il Meazza sarebbe stato indisponibile per la cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici Invernali di Milano-Cortina. Ma tra 18 e 22 dicembre 2025 il quadro è precipitato: secondo la versione resa pubblica, nelle “ultime ore” l’AFC avrebbe avanzato ulteriori richieste — in particolare sul controllo della designazione degli arbitri e su aspetti di “governance” del match — tali da generare un livello di rischio economico giudicato non accettabile dal governo locale e dalla Lega. Di qui, la cancellazione concordata.
Il comunicato congiunto: dove si punta il dito
La nota ufficiale firmata da Lega Serie A e Governo del Western Australia parla chiaro: progetto fermato per “rischi finanziari non contenibili”, “condizioni di approvazione onerose” e “complicazioni dell’ultimo minuto” fuori dal controllo delle parti. A fare la differenza, stando alle ricostruzioni, sarebbero state le richieste dell’AFC indirizzate alla Football Australia, poi ricadute a cascata sugli organizzatori pubblici e privati: una lista cresciuta sul filo delle ore, fino a rendere il quadro troppo incerto sul piano dei costi e delle responsabilità.
Il ruolo dell’AFC e la “politica” del calcio globale
Nel cuore del contendere c’è la giurisdizione: giocare una partita di Serie A in Oceania significa attraversare confini regolamentari. L’AFC — la confederazione asiatica — ha chiesto, tra le altre cose, il potere di nominare gli ufficiali di gara e di definire alcuni standard organizzativi; in alcuni passaggi preliminari si è discusso anche della “titolazione” dell’evento, cioè dell’uso del marchio Serie A, oltre a presidi assicurativi e di sicurezza. Nel corso di dicembre 2025, fonti australiane avevano già segnalato lo “scoglio” delle condizioni dell’AFC, definite dalla dalla vicepremier e ministra dello Sport del Western Australia, Rita Saffioti, “estremamente difficili da soddisfare”. Segnali d’allarme che si sono poi materializzati nel passo indietro finale.
Perché proprio Perth, e perché il 8 febbraio 2026
La scelta di Perth e dell’8 febbraio 2026 non è casuale. Il Meazza è stato prenotato per la cerimonia inaugurale dei Giochi di Milano-Cortina prevista il 6 febbraio 2026, con un periodo di indisponibilità che coinvolge anche il weekend successivo. La FIGC aveva dato un via libera “in linea di principio” al trasloco della partita casalinga del Milan, e la UEFA aveva concesso una deroga alla regola non scritta che vuole i match di campionato restare entro i confini nazionali. Il disegno, ambizioso, era trasformare un vincolo logistico in un’operazione di espansione del brand della Serie A: una prima volta storica, un test per misurare la disponibilità del pubblico extra-europeo verso gare di campionato “per punti”. Tra l'altro si sarebbe giocato a casa del patron del Catania Ross Pelligra che in Australia possiede anche la squadra di calcio del Perth Glory. E Pelligra aveva caldeggiato fino all'ultimo il match in terra australiana.
“È deludente, ma è la decisione giusta”: le parole di Rita Saffioti
Nel giorno della rinuncia, la ministra del Western Australia Rita Saffioti ha spiegato la linea del governo: “non eravamo disposti a esporre il nostro Stato a un livello di rischio inaccettabile”. Saffioti ha aggiunto che nessun pagamento è stato effettuato e che il Western Australia non ha registrato perdite perché “nessun accordo era stato finalizzato”. Il progetto aveva richiesto 12 mesi di lavoro, ma la combinazione di politica del calcio, questioni legali e burocrazia lo ha reso impraticabile. Parole che confermano una scelta di prudenza contabile, nonostante il potenziale ritorno in termini di visibilità e turismo che l’evento prometteva.
Un colpo d’immagine per la Serie A (e non solo)
Per la Lega Serie A, guidata dal presidente Ezio Simonelli, la partita in Australia rappresentava una “necessità”, non solo un capriccio: portare un match per punti fuori dall’Europa avrebbe allineato il campionato italiano ai modelli di internazionalizzazione di NFL e NBA — competizioni che da anni esportano gare ufficiali. Lo stop di Perth è dunque un colpo d’immagine, perché arriva dopo annunci e “fumate bianche” comunicate pubblicamente, e perché rimette in discussione un percorso che aspirava a mettere la Serie A al passo con i concorrenti globali.
Il precedente (mancato) della Liga e la “geopolitica” dei campionati
Chi immaginava che la Serie A potesse inaugurare la stagione dei “campionati itineranti” dovrà aggiornare le proprie previsioni. La Liga aveva provato, con la partita Barcellona–Villarreal a Miami, a rompere il tabù: anche lì, però, resistenze interne e conflitti di giurisdizione avevano bloccato l’operazione. Il caso di Perth dimostra che l’idea non è improponibile, ma richiede una cabina di regia unica tra FIFA, UEFA, confederazioni e leghe; soprattutto, chiede che le “clausole last minute” siano bandite. Senza regole chiare e timeline condivise, ogni progetto è destinato a impantanarsi.
Che cosa cambia per Milan e Como: calendario, tifosi, riflessi tecnici
Sul piano competitivo, Milan e Como tornano a un orizzonte “ordinario”: servirà confermare la sede “domestica” della gara di 24ª giornata e ricalendarizzare tutta la logistica. Restano sul tavolo gli effetti collaterali: i tifosi australiani e i tanti italiani in Western Australia che avevano programmato il viaggio, gli operatori turistici e commerciali che avevano predisposto offerte per il weekend dell’8 febbraio 2026. La nota del governo locale lascia intendere che gli accordi non finalizzati hanno evitato esborsi pubblici; ma per l’ecosistema privato è plausibile un danno d’opportunità che non si potrà misurare con precisione. Sul piano tecnico, niente “jet lag” competitivo, niente discussioni su equilibrio del campionato o su eventuali “vantaggi/svantaggi” legati alla trasferta intercontinentale. È un ritorno al format tradizionale.
Oltre Perth: la domanda che resta
La Serie A deve continuare a cercare finestre nel mondo? La risposta è sì, se l’obiettivo è crescere i ricavi internazionali, allargare la fan base e migliorare il posizionamento del prodotto. Ma la strada non passa per gli annunci, bensì per una ingegneria istituzionale paziente. Quel che è accaduto tra 18 e 22 dicembre 2025 è un promemoria: senza regole certe, il calcio globale resta un terreno retorico più che un campo praticabile. E ogni retromarcia si paga due volte: in fiducia e in tempo.