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Registi, braccetti e corsie: il gennaio degli scambi. È qui che si decide la stagione

Dalla fame di idee alla chirurgia sul mercato: Juve senza bussola in regia, Milan alla ricerca di centimetri dietro, Inter con la fascia destra da ricucire, Roma a caccia di gol. La finestra invernale promette intrecci e creatività più che spese folli

Redazione La Sicilia

24 Dicembre 2025, 13:50

13:51

Registi, braccetti e corsie: il gennaio degli scambi. È qui che si decide la stagione

Le grandi d’Italia si stanno preparando a un gennaio che non somiglia a un catalogo di lussi, ma a un laboratorio di soluzioni. Le esigenze sono chiare: la Juventus cerca un cervello basso per alzare il ritmo del possesso; il Milan deve aggiungere chili, letture e leadership in difesa; l’Inter ha la coperta corta a destra dopo i guai di Denzel Dumfries; la Roma ha bisogno di attaccanti che trasformino occasioni in punti. E nel mezzo bilanci che spingono verso formule creative: prestiti, opzioni/obblighi di riscatto, contropartite tecniche, persino incastri a tre. Il calendario aiuta a mettere i paletti: la sessione invernale aprirà il 2 gennaio 2026 e si chiuderà il 2 febbraio alle 20:00. Sarà breve, intensa, piena di telefonate. E con più idee che denaro.

La bussola di gennaio: date, tempi, vincoli

Prima di entrare nelle singole necessità, due coordinate. La FIGC ha confermato la finestra invernale dal 2/01/2026 al 2/02/2026, dopo un’estate lunga e una mini-finestra straordinaria a inizio giugno pensata per il Mondiale per Club. Sapere che il mercato chiude alle 20:00 del 2 febbraio aiuta a leggere la strategia: tanti incastri last minute, trattative condizionate agli esiti delle coppe e all’esplosione o al rientro dagli infortuni di profili chiave. Un’altra certezza: l’Italia viaggia con il freno a mano dei conti. Il ReportCalcio FIGC segnala debiti aggregati oltre i 5,45 miliardi nel 2023/24 (in leggero calo), con l’80% dei bilanci in perdita negli ultimi 17 anni; migliorano i ricavi, ma la sostenibilità resta un cantiere. Ecco perché a gennaio contano la fantasia finanziaria e la capacità di valutare bene gli scambi.

Juventus: un “numero quattro” per accendere la manovra

La tesi è diffusa negli ambienti bianconeri: per completare il puzzle serve un regista puro, un vertice basso che sappia dare tempi e angoli di passaggio. Non un semplice interditore, né una mezzala di rottura mascherata. Chi? Le piste non mancano, ma devono fare i conti con i vincoli del bilancio e con l’orientamento tecnico: profilo esperto, dominante nel primo controllo e nel passaggio progressivo, in grado di giocare fronte porta. Negli ultimi mesi è circolato anche il nome di Granit Xhaka, scenario comunque difficile a gennaio per costi e status del giocatore, ma indicativo del tipo di profilo cercato. In Italia restano graditi i registi “ibridi” capaci di abbassarsi tra i centrali — ma i club che li possiedono non hanno urgenza di cedere a metà stagione senza contropartite rilevanti.

C’è un secondo tema che influenza il casting: gli incastri esterni. La Juventus ragiona su scambi che possano liberare risorse o colmare altri buchi: il dossier Davide Frattesi è un esempio di come il mercato italiano tenti di riequilibrare ruoli e valori attraverso pedine che spostano subito. L’Inter ha fissato per il centrocampista una valutazione nell’ordine dei 30–35 milioni, e nel tavolo di confronto è emerso più volte il nome di Andrea Cambiaso come controparte, proprio perché i nerazzurri hanno una priorità sulla fascia destra. Operazione complessa, ma paradigmatica: la Juve pensa alla qualità in mezzo; l’Inter a coprire una necessità tattica immediata.

Sul contesto economico bianconero, un dato: il club ha chiuso il 2023/24 con una perdita di circa 199 milioni e un percorso industriale dichiarato verso il break-even operativo nel 2024/25 e il ritorno all’utile entro il 2026/27. Tradotto: anche a Torino l’inverno è fatto più di formule intelligenti che di assegni in bianco.

Milan: un difensore per alzare la soglia d’affidabilità

La fotografia è chiara: il Milan ha bisogno di un difensore che unisca letture, fisicità e confidenza con i duelli aerei, senza stravolgere meccanismi ormai rodati. Complice un 2025 con più di un contrattempo nel reparto, i rossoneri cercano un profilo pronto, che possa entrare subito nelle rotazioni. Nelle ultime ore è tornato d’attualità il nome di Federico Gatti: lo conosce bene Massimiliano Allegri, che lo aveva lanciato alla Juventus e ne apprezza concentrazione e aggressività; l’ipotesi ha pro e contro. Pro: italiano, adattabile nella linea a tre o a quattro, impatto immediato. Contro: la reticenza fisiologica di un club a cedere un difensore a una rivale diretta e la necessità di trovare una formula che soddisfi entrambe le parti. È il classico dossier “da scambio”, costruibile con prestito, diritto/obbligo o conguagli mirati.

Non è l’unica pista. Al Milan vengono accostati profili di esperienza europea come Milan Skriniar (ma oggi tenere il capitano del Fenerbahçe a gennaio appare proibitivo), o soluzioni ponte come Eric Dier, che al Monaco ha trovato minutaggio intermittente e potrebbe aprire a un prestito secco con opzione. Sullo sfondo, piste italiane come Jhon Lucumì (Bologna): stima tecnica, costi accessibili in estate, ma difficile che i rossoblù privino Italiano del titolare a gennaio. In ogni caso, i rossoneri non ragionano su un “nome” per la vetrina, bensì su un incastro che regga atleticamente e contrattualmente.

C’è poi un retroscena che pesa sulle scelte: la scorsa estate il Milan ha investito in mezzo con Samuele Ricci (arrivato dal Torino) e ha ridisegnato parte delle gerarchie; a gennaio la priorità non è aggiungere un altro centrocampista, ma evitare che i blackout difensivi vanifichino la produzione offensiva. Il che riporta all’urgenza: un difensore “subito pronto”, con esperienza Serie A o comunque con familiarità con contesti ad alta pressione.

Inter: fascia destra tra emergenza e opportunità

Qui la parola chiave è “coperta corta”. L’operazione alla caviglia ha fermato Denzel Dumfries per alcune settimane e ha reso la fascia destra un punto da presidiare subito. All’Inter si ragiona pragmaticamente: prendere un titolare di medio-lungo termine a gennaio è complicato; più realistico un profilo che garantisca minuti credibili nell’immediato. Il nome che sta prendendo quota è Brooke Norton-Cuffy (2004), rivelazione al Genoa: costo non banale (si parla di circa 20 milioni), ma potenziale da top nel ruolo e profilo cresciuto moltissimo nell’ultimo anno. Sul taccuino restano anche Marco Palestra (Cagliari, cartellino Atalanta: difficile muoverlo a gennaio), e piste estere low cost. Dalla Viale della Liberazione filtra prudenza: si lavorerà solo se ci sarà l’incastro giusto, altrimenti spazio alle soluzioni interne finché Dumfries non rientra.

C’è un tema che aleggia su tutta la corsia: la clausola rescissoria da 25 milioni inserita nel rinnovo di Dumfries la scorsa estate, valida per una finestra temporale e che ha attirato attenzioni internazionali. Anche per questo l’Inter non può farsi trovare scoperta nel ruolo e valuta mosse che abbiano senso anche in prospettiva estiva: un colpo “ponte” ora e l’assalto a un titolare a luglio, quando il mercato offrirà più scelta e valutazioni più flessibili.

In mezzo a queste priorità, il dossier Frattesi: i nerazzurri hanno fissato paletti economici (tra 30 e 35 milioni), ascoltano scenari di scambio ma non intendono indebolirsi senza la contropartita “giusta” in una zona di campo cruciale. E qui torna il nome di Cambiaso: l’idea di uno scambio che risolva due problemi (regia dinamica per la Juve, fascia destra per l’Inter) è suggestiva, ma richiede incastri tecnici e contabili non banali.

Roma: doppio binario in attacco, tra Zirkzee e Raspadori

Dati alla mano, la Roma ha convertito troppo poco rispetto alla produzione: a Gian Piero Gasperini servono attaccanti capaci di dare profondità e qualità tra le linee. Il nome in cima alla lista è Joshua Zirkzee: il Manchester United preferisce monetizzare o un prestito con obbligo sostanzioso, mentre i giallorossi spingono per un’operazione “alla bilancio”: prestito oneroso (anche oltre i 5 milioni) con obbligo differito/condizionato tra 30 e 35 milioni. La volontà del giocatore — che gradirebbe la capitale — è un asset per la Roma, ma la tempistica e le richieste dello United restano ostacoli reali.

In parallelo, a Trigoria si monitora la pista Giacomo Raspadori: il poco spazio avuto all’Atlético Madrid e la duttilità tattica (punta di raccordo o seconda punta) rendono l’azzurro un profilo che Gasperini conosce e stima. Anche qui la strada è quella del prestito con condizioni accessibili, con l’Atlético che riflette e il giocatore che non chiude alla soluzione. Il filo è caldo e potrebbe riaccendersi presto se l’operazione Zirkzee si incagliasse sui dettagli economici. Nel frattempo, resta sullo sfondo l’ipotesi di “incastri” con altre punte (anche in A) qualora si aprissero spiragli last minute.

Un inciso utile a comprendere la strategia giallorossa: a giugno la Roma ha messo in sicurezza il perimetro FFP con cessioni mirate (tra cui Tammy Abraham), preferendo sanzioni minori a blocchi pesanti. Tradotto: ora la società può investire, ma usando strumenti che spostino oneri significativi all’estate — da qui il ricorso a prestiti onerosi con obblighi differiti. È la grammatica finanziaria del mercato giallorosso del 2026.

L’intreccio degli scambi: perché a gennaio contano più le idee che i milioni

L’articolo di riferimento di la Repubblica fotografa bene lo spirito della finestra: la mappa delle necessità è nitida e gli scambi sono la via più battuta per dare risposte chirurgiche. In alto, l’asse Inter–Juventus su Frattesi–Cambiaso; di lato, la tentazione Milan–Juventus su Gatti; in parallelo la Roma che ragiona in formule “creative” per Zirkzee e tiene calda la pista Raspadori. Anche i piani B raccontano il medesimo copione: difensori di esperienza che possono muoversi in prestito (es. Dier), esterni destri da “prendere ora per usarli subito” (Norton‑Cuffy) o da blindare per l’estate (Palestra). È un mercato di contropartite tecniche, “obblighi” condizionati e “diritti” che diventano obblighi al verificarsi di obiettivi, più che di esborsi cash immediati.

Ed è anche un mercato determinato dai numeri. Il calcio professionistico italiano ha ridotto il differenziale tra costi e ricavi, ma resta in squilibrio strutturale: in Serie A i costi aggregati 2023/24 hanno sfiorato i 3,9 miliardi, con il costo del personale vicino al 49% del totale. Segnale: le dirigenze sono incentivate a costruire operazioni che pesino sui bilanci futuri solo se il rendimento sportivo nel presente sposta davvero l’ago della stagione. Ecco perché a gennaio si domanderanno continuamente: “Questo scambio mi fa guadagnare punti adesso?”.