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la storia

Dalla Costa d'Avorio a Librino per scoprire la palla ovale e la libertà. La prima spettacolare meta del giovanissimo Soule

Soule ha lasciato la famiglia a 15 anni, da solo ha attraversato l'Africa. Oggi cerca di costruirsi una vita a Catania, dove sogna di comprare casa. E intanto la sua corsa facile ed elegante è a servizio dei Briganti rugby di Librino

Salvo Catalano, Leandro Perrotta

31 Dicembre 2025, 11:43

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soulemane kone briganti rugby

Lui dice solo: «Mi è piaciuta molto». Ma chi ascolta la storia di questo ragazzo partito a 15 anni dalla Costa d'Avorio e poi vede il video della prima meta della sua vita in un match ufficiale, sul campo dei Briganti rugby di Librino, non può fare a meno di ammantare quel gesto sportivo di un tocco di romanticismo.

Soulemane Kone, per tutti semplicemente Soule, la palla ovale non sapeva nemmeno cos'era. Ha imparato a conoscerla a Catania. E ad amarla. Lo scorso 30 novembre nella partita di campionato contro il San Gregorio ha piazzato la sua prima meta. Con una corsa disperata, facile ed elegante. Partita dalla sua area e culminata tra i pali di quella avversaria, seminando uno, due, tre avversari con qualche finta e spingendo forte sulle gambe muscolose. Come ha fatto nel viaggio attraverso mezzo continente africano, durante il quale si è lasciato alle spalle una storia di famiglia tribolata, insieme alla sua condizione di ragazzino. La vita lo ha chiamato a essere adulto, subito. 

 




«Mi chiamo Soule, ho 17 anni, vivo a Catania e gioco nei Briganti Librino. E vorrei giocare a rugby per tutta la vita, magari come Meloncello». Si presenta così il giovanissimo rugbista, citando uno dei suoi miti sportivi, il centro della nazionale italiana. La sua prima volta, non è stata una meta qualunque: nella partita del 30 novembre contro il San Gregorio rugby, giocata proprio nel campo San Teodoro “casa” dei Briganti. Gli 
highlights di quel match, trasmetto online da iSicilitv, sono diventati virale tra i tanti appassionati etnei. Che in Soule vedono già un predestinato. E a lui non manca certo la passione viscerale per la palla ovale. Anche se questa è recente, recentissima: ha iniziato a giocare poco più di un anno fa. «Il rugby non lo conoscevo, nel mio Paese giocavo a calcio», dice davanti alla videocamera vistosamente emozionato.

Poche parole in un italiano ancora da perfezionare, ma del resto Soule, ala dell’Under 18 dei Briganti, è qui solo da due anni, e ha iniziato ad allenarsi a ottobre 2024. Come tanti altri ragazzi africani suoi coetanei, è arrivato su un barcone: era il 29 dicembre 2023. «Vengo dalla Costa d’Avorio, l’ho lasciata perché avevo problemi in famiglia. Ho deciso di venire in Italia per proteggermi», dice ancora. Un rapporto burrascoso col padre è alla base di una decisione che, poco più che bambino anagraficamente, ancora 15enne, lo ha portato a peregrinare per mesi nel Nord Ovest dell’Africa. «Sono andato prima in Mali, poi in Algeria, poi in Tunisia e infine a Lampedusa. È stato un viaggio molto duro», racconta con poche frasi, che condisce solo con una descrizione di come ha fatto a sopravvivere. «Ho fatto il muratore». Poi fa una breve pausa e aggiunge: «Ho fatto tanti mestieri, di tutto». 

Per chi lo conosce, come Giuseppe Maugeri, responsabile dell’area tecnica dei Briganti e suo allenatore dell’under 18, non è difficile credere che quel «di tutto» significhi aver dato tutto. «Lavora in un ristorante come aiuto cuoco la sera, frequenta l’istituto alberghiero di giorno e si allena venendo qui con l’autobus dal centro dove ha l’alloggio in una struttura Sprar». Soule, che catanese ambisce formalmente a diventare, in realtà già lo è nella quotidianità dei piccoli e grandi problemi che la città sbatte in faccia ogni giorno a chi la abita: «La strada per venire al campo in autobus - racconta, cercando di pescare le parole giuste - è un po'... particolare». 

«Deve ancora crescere tecnicamente - spiega il suo allenatore - anche perché è qui dall’inizio della scorsa stagione, e per i tanti impegni si allena solo due volte a settimana. Ma è forte fisicamente: ricordo un placcaggio da un ragazzo molto più alto e grosso, e lui non si è mosso di un centimetro. Questo nonostante sia alto poco più di un metro e settanta e pesi forse 65 chili. Sta crescendo, ma fisicamente è già superdotato. Non saprei come altro descriverlo», dice Maugeri. Il ragazzo «ha grande spirito di abnegazione, ed è molto schivo».

Presto quindi per gridare al nuovo fenomeno del rugby giovanile etneo, «anche se a fare meta ci ha preso gusto, l’ha ripetuta nella domenica successiva contro il Ragusa», commenta ancora Maugeri. Nello spirito che da sempre caratterizza i Briganti, ovvero «la missione sociale, non solo quella sportiva: quest’anno puntiamo alla promozione della prima squadra dalla C alla B. Ma quel che conta è come siamo», ricorda il presidente dell’associazione sportiva Enzo Ardilio.

La storia di riscatto di Soulemane si incastra perfettamente con quella dei Briganti: la periferia, la voglia di crescere e brillare, la fatica, il riscatto. «Ho un sogno - conclude - Mi piacerebbe comprarmi una casa e una macchina. E stare qui a Catania. Mi trovo benissimo».