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Tra Trapani e FIP è la resa dei conti, Antonini va alla guerra: perché il caso scuote la Serie A e cosa può succedere adesso

Un Consiglio federale straordinario, multe pesanti e l’ombra di azioni legali: dentro la crisi che oppone Shark a Lega e Federazione con la minaccia di non presentarsi a Bologna

Redazione Trapani

29 Dicembre 2025, 13:55

Trapani-FIP, resa dei conti: perché il caso scuote la Serie A e cosa può succedere adesso

La Trapani Shark come ha detto il ds granata Valeriano D’Orta “valuta di non presentarsi a Bologna” per la prossima di campionato, denunciando una presunta “volontà persecutoria” di Lega Basket Serie A e FIP. Una sfida aperta, nel cuore della stagione, che obbliga la Federazione a convocare d’urgenza un Consiglio federale straordinario e a mettere mano a un dossier che non è più solo sportivo ma istituzionale, economico e d’immagine. Il verdetto della riunione è netto: “il comportamento della società lede gravemente l’immagine dell’intero movimento”. E al presidente federale viene conferito il mandato ad agire “in ogni sede”, anche legale.

Cosa è successo, in breve

La FIP ha riunito un Consiglio federale straordinario il 29 dicembre 2025 e ha giudicato il comportamento del club “gravemente lesivo” per l’immagine della pallacanestro italiana, invitando la LBA a intervenire con gli strumenti endoassociativi. Mandato al presidente per “ogni iniziativa, anche legale”. La Trapani Shark minaccia di non disputare la trasferta di Bologna del 4 gennaio e accusa Lega e Federazione di “atto persecutorio”, dopo una serie di sanzioni: in particolare un’ammenda di 50.000 euro per gara per inosservanza del numero minimo di contratti depositati. In sottofondo, un contenzioso più ampio: i 4 punti di penalizzazione deliberati in primavera per irregolarità amministrative, ora al vaglio del Collegio di Garanzia del CONI su ricorso del club.

La miccia: tesseramenti, ammende e il format “6+6”

Il regolamento non è poesia, ma qui racconta la storia. Nelle Disposizioni Organizzative Annuali 2025/26 (le famose DOA), la partecipazione al campionato in formula “6+6” richiede il deposito di almeno 12 contratti, con almeno 6 atleti di formazione italiana. In caso contrario scatta un’ammenda “a partita”: 50.000 euro per ogni mancanza rispetto al minimo richiesto. È la sanzione che ha centrato Trapani dopo le turbolenze di organico e il mercato bloccato da pendenze e lodi, generando un esborso già nell’ordine delle decine di migliaia di euro e un effetto valanga sulla sostenibilità del roster.

Nel dettaglio disciplinare più recente, a metà dicembre il Giudice Sportivo Nazionale ha sanzionato Trapani con 50.000 euro in relazione al mancato rispetto del numero minimo di contratti in essere, come da nota della LBA alla FIP del 12 dicembre 2025. È un passaggio chiave, perché lega formalmente la violazione alla catena dei controlli contrattuali e chiarisce il perimetro regolamentare dentro cui si muove l’intera vicenda.

Il comunicato granata: “atto persecutorio”, panchina senza capo allenatore e la minaccia di forfait

Il post-partita con Varese del 28 dicembre diventa il punto di non ritorno: le parole di D’Orta richiamano un quadro “insostenibile”, lamentano l’impossibilità di far sedere in panchina l’assistente Alex Latini come capo allenatore per il perdurare del “blocco” legato alle questioni tesseramenti, e soprattutto accusano LBA e FIP di un atteggiamento “vessatorio”, frutto di un “doppio standard” rispetto a precedenti storici invocati dal club. La conclusione è la più dirompente: “valutiamo di non giocare a Bologna”. Una scelta che, se confermata, attiverebbe automatismi normativi pesanti su omologazioni e classifiche.

Per misurare l’impatto di una rinuncia, basta ricordare la sottolineatura circolata nelle ore calde: se un club si ritira prima del termine dell’andata, le gare disputate fin lì vengono annullate; oltre quel confine temporale, restano omologate. Uno scenario che non riguarda soltanto Trapani, ma l’intero calendario e la credibilità del torneo.

La risposta delle istituzioni: linea dura

La prima, formale controreplica arriva il 18 dicembre, con una nota congiunta FIP–LBA dopo un confronto tra il presidente federale Giovanni Petrucci e il numero uno della Lega Maurizio Gherardini: il diktat è “gestire la situazione con massima attenzione e trasparenza”, ribadendo di aver agito e di agire “nei tempi e nei modi previsti dalle norme dello sport professionistico” e sulla base delle informazioni della “Commissione indipendente di vigilanza”. È il preludio a una posizione istituzionale condivisa.

Il passo successivo è il più incisivo. Il 29 dicembre 2025, il Consiglio federale straordinario ribadisce la fermezza sulla linea del rispetto delle regole, esclude la retorica della “volontà persecutoria” e stabilisce all’unanimità che la condotta del club “sta gravemente ledendo l’immagine dell’intero movimento”. Per questo, conferisce al presidente un ampio mandato ad attivare “ogni iniziativa, anche di carattere legale”, e invita la LBA ad assumere le decisioni necessarie a salvaguardare la credibilità del campionato. È, nei fatti, una chiamata alle armi regolamentare e una cornice politica che chiude la porta a scorciatoie.

Il precedente amministrativo: i 4 punti di penalizzazione e il ricorso al CONI

C’è un fil rouge che lega la tensione di dicembre a una decisione precedente. Il 21 maggio 2025 un Consiglio federale straordinario ha deliberato 4 punti di penalizzazione per irregolarità amministrative a carico di Trapani, sanzione da scontare nel massimo campionato 2025/26. La società ha impugnato il provvedimento davanti al Collegio di Garanzia dello Sport del CONI: il ricorso è stato formalmente registrato il 23 giugno 2025. Questo contenzioso, per la dirigenza granata, è una cornice che alimenta la percezione di “accanimento”. Per le istituzioni, è semplicemente l’iter ordinario di giustizia sportiva.

Sul piano della classifica, l’impatto della penalizzazione è stato immediato: aggiornamenti di fine novembre fotografavano una Trapani capace di restare competitiva nonostante il -5, ma con margini di errore ridotti e un ambiente via via più teso. È il contesto che ha reso ancora più esplosiva la sequenza di ammende legate ai tesseramenti.

Gli argomenti del club: doppio standard e panchina “commissariata”

Nel comunicato letto da D’Orta, la Trapani Shark evoca il tema del “doppio standard”, citando presunti precedenti in cui la FIP avrebbe adottato soluzioni “flessibili” per evitare collassi di sistema e garantire la continuità sportiva di altre società. A ciò si aggiunge la denuncia della mancata autorizzazione a far sedere Alex Latini come capo allenatore in luogo del titolare, a causa di vincoli collegati al quadro tesseramenti e a pendenze ancora aperte. La narrativa è quella di un club “in buona fede” che si ritrova intrappolato in regole applicate in modo “sproporzionato”.

Qui si innesta la differenza di prospettiva: ciò che per la società è “accanimento”, per FIP e LBA è un principio di legalità da tutelare senza eccezioni. E la nota federale del 29 dicembre lo fa trasparire chiaramente, bollando la retorica della persecuzione come “fuorviante” rispetto a una gestione definita “ferma e conforme alle norme”.

Quanto pesano le sanzioni

Sommare 50.000 euro “a partita” è devastante per qualsiasi budget, figuriamoci per una neopromossa che sta già fronteggiando penalizzazioni e frizioni interne. È la ragione per cui la società parla di “sopravvivenza del club” e lega le sanzioni al calo di competitività (con le ovvie ripercussioni su risultati sportivi, botteghino e sponsor). Sul punto, i provvedimenti del Giudice Sportivo e le note di stampa territoriali hanno ricostruito con puntualità la base regolamentare prevista dalle DOA.

A cascata, il caso incide su scelte tecniche e umane: giocatori che “manifestano la volontà di andarsene”, rotazioni ridotte, staff tecnico depotenziato. È un quadro che alimenta instabilità e—di fatto—rende più difficile rientrare nei parametri richiesti.

Le mosse della Lega Basket 

Nel suo dispositivo politico, il Consiglio federale non si limita a blindare la propria posizione: “invita la Lega Basket Serie A ad assumere ogni decisione di carattere endoassociativo atta ad evitare che la credibilità del massimo campionato venga ulteriormente posta in crisi”. Tradotto: la palla passa anche al governo del torneo, che può—e in casi estremi deve—valutare gli strumenti previsti dallo statuto e dai regolamenti interni per garantire la regolarità. Il ventaglio va dalle diffide alle misure più energiche nei confronti di un’eventuale rinuncia o mancata presentazione, fattispecie tipizzate nel Regolamento di giustizia e nelle DOA.

Già nelle settimane precedenti, la LBA aveva condiviso con la FIP un approccio “di attenzione e trasparenza”, richiamando il lavoro della Commissione indipendente di vigilanza: un passaggio che segnala come il dossier Trapani non sia gestito in solitaria da un solo organo, ma dentro una cabina di regia istituzionale.

La data di Bologna

La trasferta in Fiera contro la Virtus Segafredo Bologna del 4 gennaio è diventata, suo malgrado, un punto di controllo dell’intero sistema. Non solo per l’eco mediatica che investe la squadra più seguita del Paese, ma perché dalle scelte di Trapani possono dipendere—letteralmente—la validità delle gare già disputate e l’integrità competitiva delle prossime settimane. Alcune ricostruzioni hanno ricordato che un eventuale ritiro prima della fine del girone d’andata comporterebbe l’annullamento dei risultati ottenuti fino a quel momento; oltre quel limite, le partite resterebbero omologate. Uno scenario da evitare a ogni costo per tutelare classifica e credibilità.