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Il centravanti Pecorino e il Catania dei catanesi: «Che figata giocare nella mia città!»

Di Giovanni Finocchiaro |

CATANIA – I dettagli contano. Sul campo basta una lettura anticipata dell’azione, basta una frazione di secondo per risolvere la partita. Specie per un centravanti, specie per un catanese come Emanuele Pecorino. Fuori dal rettangolo, forse, i particolari sono ancora più determinanti. E se dopo un altro gol decisivo, il terzo nelle ultime cinque partite, il 2001 made in Catania evita i trionfalismi facendo prevalere addirittura un velo di timidezza, intravedi la stoffa del campione che si farà e quella del ragazzo che non s’illude per i successi del momento. Ma oggi tutti parlano del Catania dei catanesi.

Cross di Biondi, colpo di testa vincente di Pecorino. L’istantanea del giorno, Emanuele, è l’argomento più gettonato in una Catania che riapre parzialmente alla vita quotidiana.

«Le confesso che subito dopo aver visto la palla in rete, sono corso a ringraziare Kevin. Per me è come un fratello. Sono felice per lui perché ha archiviato un momento difficile, anzi ha dato una risposta chiara sul campo».

Che cosa vi siete detti?

«Nell’immediato ho urlato: “Abbiamo fatto gol tutti e due”. Poi sulla strada del ritorno ho fatto una promessa».

Quale?

«Gli devo una cena. Ma visto che i ristoranti la sera sono chiusi, abbiamo optato per un pranzo. Il valore affettivo è lo stesso».

Il gol nasce da uno schema provato al Village?

«Ci cerchiamo spesso, proviamo le giocate. Siamo in sintonia sia dentro che fuori dal campo. E questo particolare conta».

Tre gol in cinque gare. Media da centravanti titolare.

«Non mi sento titolare, Sarao è un giocatore esperto. Ha saltato molte gare per infortunio. Ora è tornato e ci sarà bisogno di tutti».

Quale delle tre marcature mette in bacheca?

«Il prossimo. A parte questo desiderio, è logico che il gol al Palermo mi emoziona. Ma quello di Avellino è stato importante per arrivare al successo. Gli irpini sono forti, li metto in fila quasi accanto a Ternana e Bari . L’abbiamo preparata bene, la gara. Grazie al tecnico e ai compagni».

Suo padre anche stavolta è stato rigido?

«Sempre. E fa bene. Mi ha fatto notare gli errori e non il gol, Dice sempre che le piccole cose fanno la differenza. Anche dopo il gol al Palermo mi ha parlato di controllo di palla da migliorare, e dello “scarico” della palla verso i compagni».

Prima delle gare, quando è possibile, ripete un rito. Sempre quello.

«Passo dal bar Garden di Gravina gestito dai miei famigliari. Trovo cugini, zii, nonno, mia sorella. Il caffè in famiglia è un piacere».

Il Catania dei catanesi merita un’appendice visto che ha giocato, nel finale pure Mario Noce.

«Mario ha passato un momento in disparte, ora è tornato e ha risposto più forte di prima; è un grande difensore e una persona splendida, come gli altri difensori che sono di grande classe. Manca un catanese».

La lista è completa.

«Cito Gianluca Cristaldi, l’allenatore in seconda che sta sostituendo in panca il tecnico Raffaele. Sono contento anche per il lavoro che ha fatto per la squadra, sempre in sintonia con società e tecnico».

A proposito di difensori. C’è una scaramanzia che ha ripetuto e che porta bene.

«E, allora, non la svelo. Dico solo che riguarda Tonucci, collega di reparto e grande persona».

E i portieri? Martinez ha scritto, prima del match, un messaggio toccante, incitandovi.

«Il Covid l’ha fermato, ma tornerà. Confente che l’ha sostituito è un ragazzo come noi, ma ha giocato con la giusta personalità».

Poche ore e tornerete in campo col Bisceglie (oggi la società etnea ha confermato che domani si giocherà a Lentini, ndr), club contro il quale esordì in Serie C nell’aprile dell’anno scorso.

«Un avversario di categoria, dobbiamo affrontarlo con la giusta mentalità. Magari qualcuno l’ha già disegnata come una sfida facile. Non lo è per nulla e noi in squadra lo sappiamo bene».

Tornerebbe al Milan?

«Volevo che mi richiamassero per disputare la Serie C meridionale: la considero un’esperienza decisiva per un 2001 come me. Il Milan è stata una scuola di vita e di pallone. Ho avuto la fortuna di giocare e segnare in Primavera B, mi sono allenato in prima squadra e ammiravo il carisma di Ibra. Ora gioco nella mia città. Sai che figata».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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