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Un’ app per acquistare pesce appena pescato: ecco come funziona

Di Carmen Greco |

Catania – Mettere in contatto diretto pescatori e consumatori. In modo che i primi possano migliorare il loro sistema di mercato e i secondi abbiano certezze sulla tracciabilità del prodotto e sulla trasparenza dei canali commerciali.

È l’idea alla base del progetto Fresh Fish Alert pensato dall’Università di Catania (in particolare il team pesca del Di3A, il gruppo di ricerca multidisciplinare esperto in politiche della pesca, strategie di valorizzazione, comportamento del consumatore e biologia marina coordinato dalla prof. Giuseppina Carrà e composto dalla prof. Gabriella Vindigni e dai dott. Iuri Peri, Clara Monaco e Giulia Maesano Di3A) su un aspetto cruciale del settore quello del post- pesca. Cosa succede una volta che le reti sono state issate? Quali canali commerciali si attivano? Come guidare i pescatori artigianali verso l’innovazione per migliorare la resilienza delle loro famiglie in un periodo di crisi del settore? Tutte domande cui il progetto, cercherà di rispondere studiando un modello organizzativo che si basa sullo sviluppo di una piattaforma web – in corso di realizzazione – che prevede anche un’area interattiva chiamata Fresh Fish Alert, grazie alla quale sarà possibile tramite un’app (sia per Android che per IOS Apple) ricevere degli avvisi sul pescato del giorno da poter acquistare.

«Sostanzialmente – spiega Giuseppina Carrà – i piccoli pescatori una volta sbarcati, sono in balìa dei grossisti, a parte qualcuno che ha dei rapporti diretti e fiduciari con i rivenditori al dettaglio. Così abbiamo pensato alla possibilità di collegare le problematiche economiche, ambientali e sociali della pesca artigianale con la necessità di creare innovazione anche alla luce dei nuovi comportamenti di consumo».

Ecco, allora, che entra il gioco il progetto dell’app. Come funziona? «Il consumatore – spiega Iuri Peri – scarica sullo smartphone l’applicazione Fresh Fish Alert. Ad un certo punto questo “pesciolino” vibrerà e arriverà sullo smartphone l’informazione che il pescatore “Turi” – facciamo un esempio – sta rientrando in porto, poniamo, con 10 kg di sarde, lui potrà inviare al sistema, in tempo reale, le informazioni riguardo al pescato. Il consumatore potrà ricevere un alert non appena il pesce sarà disponibile. Così il cittadino si fidelizza con il pescatore e acquista il pescato freschissimo, il pescatore avrà la possibilità di pubblicizzare il suo pescato». L’idea è mutuata dall’agricoltura o, meglio, dal modello dei mercati contadini già diffusi e frequentati da tantissimi cittadini, i mercatini a km zero che si trovano ormai in tante piazze delle città siciliane e che hanno avuto il merito non solo di avvicinare “fisicamente” produttori e consumatori ma anche quello di attuare transazioni basate sulla fiducia e sulla trasparenza dell’offerta. La stessa cosa si pensa di fare con questo progetto, anche nel settore della pesca artigianale. «Nell’ultima riforma – osserva Carrà – per quanto riguarda la politica del mercato dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura c’è tutto un capitolo collegato all’informazione per il consumatore ma, di fatto, nei punti vendita che non siano i supermercati – dove fra l’altro le indicazioni spesso non sono di facile lettura – non esiste nulla».

Tutto questo, è ovvio, necessita della collaborazione dei pescatori stessi tant’è vero che il progetto ha come partner l’associazione Ketos (biologi marini) e diversi raggruppamenti di pescatori artigianali siciliani, l’Associazione Pesca 2000 (Riposto), la Società Sinergia Pesca (Stazzo) e la Cooperativa del Golfo (Catania) che, complessivamente rappresentano 120 pescatori. «Il nostro – continua Carrà – è un piccolo progetto pilota, vogliamo capire quali possibilità ci sono di valorizzare il pescato locale anche se ci rendiamo conto che esiste un grosso problema di logistica. L’app c’è, ma dobbiamo capirne l’applicabilità. Per esempio, dobbiamo capire dove si potrà vendere il pesce una volta arrivato a terra. Al porto, oppure in un chiosco attrezzato all’interno della città, su un camion frigo, tutte scelte che inn ogni caso dovranno essere gestite da una cooperativa, non potrà essere l’Università a farlo. Il progetto dura un anno dobbiamo chiuderlo entro settembre 2019, noi ci spenderemo anche nella formazione per i pescatori».

«Abbiamo già fatto delle riunioni con i partner del progetto – dichiara Peri – e, tra le altre cose, è emerso anche il particolare “carattere” del pescatore. È un uomo solo, che vive sulla barca e lavora in orari opposti a quelli della vita ordinaria, quindi il primo passo è entrare nella sua psicologia. Il progetto si interfaccia con una realtà molto complessa. Mettendolo in atto facciamo formazione e, forse, è la prima volta che riuniamo attorno ad un tavolo i pescatori, non per parlare di problemi, ma per portare avanti un’azione». Il progetto Fresh Fish Alert è “figlio” di un precedente progetto che si chiama “Diverso” (www.pescadiverso.com) e si propone di individuare le possibilità di sviluppo del settore per “dirottare” le competenze dei pescatori artigianali verso nuove attività dalla pescaturismo, alle visite guidate naturalistiche, dalla trasformazione del pesce al recupero dei rifiuti in mare, con l’obiettivo di trasformare un modello economico oggi in crisi in nuova occupazione per i giovani.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA