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Google, si chiude un’era: i due fondatori Page e Brin lasciano il timone

Di Redazione |

WASHINGTON – Larry Page e Sergey Brin hanno annunciato le loro dimissioni rispettivamente da ceo e presidente di Alphabet, la holding che controlla Google, ma resteranno membri del board della società. Il posto dei due fondatori del noto motore di ricerca, secondo quanto riporta la ‘Bbc’, sarà preso da Sundar Pichai, già ceo di Google.

In una lettera congiunta, Page e Brin hanno annunciato che resteranno “coinvolti attivamente come membri del board, azionisti e co-fondatori”, sottolineando come sia arrivato il momento di “assumere il ruolo di genitori orgogliosi, offrendo consigli e amore ma non assillo quotidiano”.

“Non siamo mai stati quelli aggrappati a ruoli dirigenziali quando pensiamo che ci sia un modo migliore per gestire l’azienda. E Alphabet e Google non hanno più bisogno di due amministratori delegati e di un presidente”, hanno scritto nella lettera, evidenziando come “non ci sia persona migliore” di Pichai per guidare l’azienda.

Nato in India 47 anni fa, dove ha studiato ingegneria, Pichai ha continuato gli studi negli Stati Uniti presso la Stanford University e la University of Pennsylvania prima di entrare in Google nel 2004. In una dichiarazione ha affermato di essere “entusiasta” della nomina e ha reso omaggio a Page e Brin.

“I fondatori hanno dato a tutti noi una possibilità incredibile di avere un impatto sul mondo – ha affermato Pichai – Grazie a loro, abbiamo una missione senza tempo, valori duraturi e una cultura della collaborazione e della ricerca che rende entusiasmante andare a lavorare ogni giorno”.

L’esperto

Secondo Umberto Bertelé, Chairman degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, «Larry Page e Sergey Brin  pur facendo un passo indietro nella dirigenza, continueranno a mantenere il 51% delle azioni, ma si tirano fuori dalla gestione corrente e dai problemi che Alphabet si trova ad affrontare, l’antitrust, la privacy e anche il fronte interno ribelle dei dipendenti».

«L’azienda è sotto attacco da tutte le parti, in Europa e negli Stati Uniti per l’antitrust, per la privacy e in Francia c’è la bega del copyright – aggiunge – C’è poi una ribellione interna dei dipendenti per alcune attività dell’azienda che ha addirittura portato a cancellare un contratto con il Pentagono. Non è facile per un’impresa che diventa molto grande funzionare come quando era piccola e creativa».

«Qualche normalizzazione ora ci sarà – prosegue l’esperto – anche dal punto di vista economico. C’è un pezzo di Alphabet che fa soldi, prevalentemente Google, e un pezzo che li perde perché scommette su progetti nuovi».

«C’è bisogno di un capo di seconda generazione – conclude Bertelè – come è accaduto per Apple e Microsoft. La prima generazione di manager della Silicon Valley aveva sogni e voglia di fare cose grandi, ora i big dell’hitech si trovano in mezzo ad una tempesta e ci vogliono manager tosti, con meno sogni e più concretezza». Sunda Pichai, che subentra a Brin e Page, «è stato piuttosto bravo in questi anni, ora bisognerà capire come si muoverà sul fronte politico». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA