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«La nostra scheda “arancino” testata in Italia per “fiutare” l’aria »

Di Gianluca Reale |

A Messina è nata una startup da uno spin off universitario che lavora sul fronte delle smart city. Si chiama SmartMeIO. Ha sede nel dipartimento di Ingegneria dell’Università e conta già una quindicina di dipendenti. Uno dei fondatori è Antonio Puliafito, professore universitario di Sistemi distribuiti e Reti calcolatori e direttore del Laboratorio nazionale su smart cities and communities del CINI (Consorzio interuniversitario nazionale informatica).

«Abbiamo cominciato tre anni fa con un progetto di crowdfunding on line – racconta Puliafito – per avviare a Messina una sperimentazione di servizi innovativi utili sia all’amministrazione comunale sia al cittadino. Ci proponevamo di raccogliere 25mila euro, ne abbiamo raccolti il triplo».

In che cosa consiste il progetto?

«Abbiamo sviluppato una piattaforma derivata da Open Stack, un ambiente aperto molto noto, estesa con componenti IoT, Internet of Things, per riuscire a raccogliere ed elaborare dati provenienti da sensori, attuatori e telefonini degli utenti distribuiti sul territorio. Il progetto ebbe subito un discreto successo, venne anche una troupe della Cbs a fare un reportage, accostando città americane come Chicago a Messina. Quell’esperienza in città non è andata avanti, ma è nata la startup innovativa SmartMe.IO, che collabora con St e tante altre grandi aziende».

Con il Cini aggiunge Puliafito, «abbiamo lavorato a un progetto Pon Gov Toolsmart che ha come capofila il Comune di Torino e comprende anche Siracusa e Messina» e ha permesso di trasferire a queste città la buona pratica “SmartMe”. «Si è deciso di partire con sistemi di monitoraggio ambientale a basso costo che abbiamo pensato, disegnato, realizzato e poi installato: raccolgono in tempo reale dati su temperature, umidità, qualità dell’aria, polveri sottili, rumore e stiamo discutendo con Arpa di utilizzare questa rete in Piemonte e Puglia».

L’innovazione sta nell’architettura “Arancino”: una tecnologia che raccoglie dati dall’esterno con la semplicità tipica delle soluzioni Arduino e grazie a un microprocessore elabora il dato sul posto, accelerando il processo. Le schede sono facilmente espandibili, operano anche su reti a poca banda perché veicolano dati essenziali, ma utili a capire cosa succede e fare scattare alert o controlli da remoto. «A Milano – aggiunge Puliafito – le schede “Arancino” sono diventate dei gataway LoRa, un nuovo standard di comunicazione che si presta bene ad attuare nuovi servizi».

L’azienda messinese ha sviluppato anche una telecamera smart che, senza trasferire il file video molto pesante a cui serve molta banda, codifica sul posto gli oggetti frame by tframe e, ad esempio, conta persone, auto, bici. Queste telecamere sono in testing a Milano e in qualche altra città. Sono utili, ad esempio, in termini di controlli antiassembramento. Analogamente possono essere utilizzate per la sicurezza sul lavoro. E garantiscono la privacy.

«Con alcune città – aggiunge il professore – il CINI sta stipulando accordi per diffondere questa buona pratica e mettere su il sistema in pochissimo tempo. Sulle smart cities in Sicilia i tempi sono un po’ dilatati, ma sono fiducioso. Stiamo dialogando con Ragusa per servizi di mobilità intelligenti, ma in generale ci vorrebbe una regia a livello regionale che trasferisca buone pratiche da una amministrazione all’altra, senza dovere cominciare sempre daccapo. Questo permetterebbe anche di standardizzare i servizi e utilizzare lo stesso tipo di sistema anche spostandosi da città e città»-COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA