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LA COVER

«Mostro le mie cicatrici perché non sono un tabù»: lo scatto di Angelina Jolie su Time France che parla a tutte le donne

Una copertina, due segni sul petto e una scelta: il racconto di un corpo che non chiede pietà, ma consapevolezza

Alfredo Zermo

18 Dicembre 2025, 19:13

“Mostro le mie cicatrici perché non sono un tabù”: perché lo scatto di Angelina Jolie su Time France parla a tutte noi

È un gesto semplice e radicale: le braccia che si incrociano sul busto, lo sguardo diretto, e quelle due linee chiare che interrompono la pelle. Niente abiti-corsetto, niente styling d’effetto: solo un corpo che dice la verità. Sulla copertina inaugurale di TIME France, Angelina Jolie mostra per la prima volta le cicatrici della doppia mastectomia preventiva eseguita nel 2013 e racconta perché ha deciso di farlo adesso: «Condivido queste cicatrici con molte donne che amo». Una frase breve, la potenza di un manifesto. Dietro, c’è una storia che riguarda milioni di persone: i test genetici, la scelta informata, la prevenzione, l’accesso alle cure. E un effetto culturale misurabile, il cosiddetto “Angelina effect”, che ha cambiato il comportamento sanitario di interi Paesi.

Un ritratto che inaugura un discorso pubblico

Quella foto, scattata dal fotografo Nathaniel Goldberg per il primo numero dell’edizione francese del settimanale, non cerca lo shock: rivendica la normalità del segno chirurgico, lo sguardo sulle scelte possibili, la necessità di informazioni chiare. Il servizio esce in edicola il 18 dicembre 2025 e rimette al centro una biografia clinica condivisa con una parte della popolazione femminile che porta una mutazione ereditaria, in questo caso BRCA1, associata a un rischio molto elevato di tumori del seno e dell’ovaio. Jolie, che ha compiuto 50 anni a giugno 2025, aveva reso pubblica la sua decisione di operarsi già nel 2013 con l’editoriale My Medical Choice: tre mesi tra interventi e ricostruzione, la statistica del rischio a pesare sul tavolo, l’eco mediatica globale. Due anni dopo, nel 2015, la rimozione preventiva di ovaie e tube di Falloppio (salpingo‑ooforectomia), raccontata in un secondo editoriale sul New York Times. Oggi quelle cicatrici diventano discorso pubblico, senza retorica.

Le scelte di Angelina, in ordine cronologico

  1. Nel 2013: doppia mastectomia preventiva dopo la conferma di una mutazione patogena di BRCA1. L’attrice spiegò allora che i medici stimavano per lei un rischio di cancro al seno fino all’87% e un rischio di cancro ovarico intorno al 50%; intervenire significava ridurre drasticamente la probabilità di ammalarsi.
  2. Nel 2015: rimozione di ovaie e tube per abbattere il rischio ginecologico. La decisione arrivò dopo esami che avevano fatto emergere marcatori infiammatori sospetti; l’istologia post‑operatoria non trovò tumore, ma la scelta restò confermata come prevenzione primaria. L’attrice entrò in menopausa e raccontò gli effetti collaterali con la stessa franchezza con cui aveva descritto la prima operazione.

Queste tappe non sono un aneddoto privato, ma un caso di studio: mostrano come la prevenzione – quando c’è un alto rischio genetico – possa includere anche chirurgia riduttiva del rischio. Non è l’unica strada, non è la strada “giusta” per tutte, ma è una delle opzioni con la maggiore riduzione del rischio documentata in letteratura.

Cosa significa avere una mutazione BRCA1

I geni BRCA1 e BRCA2 sono “soppressori tumorali”: quando una variante è difettosa, aumentano le probabilità di alcuni tumori. Le stime aggiornate indicano, per chi ha una mutazione patogena di BRCA1, un rischio di tumore del seno lungo la vita nell’ordine del 60–72% e di tumori ovarici/falloppio/peritoneali tra 39–58%; per BRCA2 le percentuali sono diverse, ma comunque elevate. Sono numeri molto superiori al rischio medio della popolazione generale. La presenza della mutazione può influenzare anche altri rischi (per esempio pancreas o prostata nelle famiglie), e il profilo personale cambia in base alla storia clinica e familiare.

Perché alcuni scelgono la chirurgia? Perché la mastectomia bilaterale profilattica può ridurre l’incidenza del cancro al seno di almeno il 90–100% nelle donne ad alto rischio, mentre la salpingo‑ooforectomia riduce sostanzialmente il rischio di tumori ovarici e, in alcune coorti, la mortalità specifica. In chi ha già effettuato la mastectomia, non sono raccomandati controlli radiologici di routine sul parenchima mammario rimosso; per chi decide di non operarsi, invece, si prevedono programmi di sorveglianza intensiva. Sono scelte che vanno personalizzate, con counseling genetico e valutazioni multidisciplinari.

Dall’editoriale alla “onda lunga”: numeri e fatti sull’“Angelina effect”

Non è un’iperbole giornalistica: quando nel 2013 Jolie raccontò la propria mastectomia preventiva, i sistemi sanitari registrarono un incremento misurabile dei test BRCA e degli invii ai centri di genetica. Uno studio su database assicurativi statunitensi (oltre 9 milioni di donne 18–64 anni) riportò un aumento del 64% dei test nelle due settimane successive alla pubblicazione, senza un parallelo aumento delle mastectomie: segno che l’attenzione si era spostata – correttamente – sulla valutazione del rischio. Altri report indicarono un incremento stabile di circa +40% nelle settimane e mesi successivi, con differenze per età e gruppi etnici, e un aumento delle richieste di consulenza in Canada e Regno Unito. È l’esempio, raro e utile, di come una narrazione pubblica possa spostare comportamenti sanitari, pur con l’avvertenza di non trasformare il messaggio in medicalizzazione indiscriminata.