La storia
Ritrovata la “sfera fantasma” del Bodensee: il mistero dell’800 kg di gin che ha tenuto con il fiato sospeso tre inverni
Una storia di profondità, tenacia e conchiglie invasive: così una sfera d’acciaio di 800 chili, riempita con un gin speciale e scomparsa nel 2022, è riemersa dal Lago di Costanza. Ma il finale non chiude tutte le domande.
La scena è quasi ipnotica: un robot subacqueo scivola nel buio lattiginoso del Lago di Costanza, a poco più di 15 metri sotto la superficie, dove la vista umana si perde tra tronchi sommersi, sassi antichi e un tappeto di cozze quagga che ormai colonizzano tutto. Il monitor restituisce la sagoma di qualcosa di rotondo, grande. Sopra, una telo di plastica nero, di quelli da camion, sventola a lambire il fondale. Poi l’inquadratura si stabilizza: è lei, la sfera d’acciaio di circa 800 chilogrammi, carica di gin. Per tre anni creduta rubata, volatilizzata, trasformata in leggenda locale.
A individuarla è stato Silvan Paganini, presidente dello Schiffsbergeverein Romanshorn (l’associazione di recupero relitti del luogo), che con sonar e ROV ha rimesso in fila coordinate e indizi lasciati sul fondo dal 2022. Chiamata la Seepolizei e la Kantonspolizei Thurgau, la sfera è stata imbragata, documentata e recuperata in superficie. Intatta. Dentro, la promessa: circa 230 litri di un gin in edizione speciale, affondato per “100 giorni” per acquisire un carattere unico grazie alla temperatura costante, all’oscurità, alle lievi pressioni del lago.
Una tradizione diventata enigma
Ogni inverno, gli artigiani del gin di Romanshorn – i coniugi e soci Jenny Strohmeier e Cello Fisch, già noti come fishgroup e oggi anche con l’insegna Genial Delikat – calavano una sfera d’acciaio nel loro lago. L’idea, nata ben prima del clamore mediatico, aveva già funzionato: nel 2020, una precedente immersione aveva prodotto un lotto di qualità, convincendo degustatori e stampa specializzata ad attribuire al “riposo” subacqueo un profilo più “rotondo” al distillato. L’operazione era anche un efficace racconto di territorio: un gin del Bodensee, rifinito dal Bodensee.
Nell’agosto 2022, la nuova sfera era stata posata su un basamento a grande profondità. In dicembre 2022, quando tutto era pronto per la riemersione e l’imbottigliamento, di lei restava soltanto un’impronta nel sedimento. Era scomparsa. La Fishgroup GmbH annunciò pubblicamente l’episodio, parlò di denuncia e di sospetto furto; la polizia cantonale turgoviese confermò gli accertamenti. Per mesi, poi per anni, ricerche ufficiali e private non portarono a nulla. La sfera era diventata un “cold case” lacustre, un racconto di Natale dal sapore amaro: gran parte delle bottiglie, vendute in prevendita a 99 franchi l’una, erano state rimborsate ai clienti.
La svolta: una firma di conchiglie e una coperta di plastica
La soluzione è arrivata nella settimana di 19 dicembre 2025. Il team di Silvan Paganini ha ripercorso i vecchi tracciati, questa volta con strumenti più raffinati: side-scan sonar per mappare pattern anomali e un robot subacqueo per la verifica visiva. A pochi metri dal punto originario, quasi a sfidare la logica, emergeva la silhouette della sfera. Era diventata invisibile agli occhi dei cercatori: completamente ricoperta di cozze quagga – la specie invasiva che in questi anni ha trasformato la fisiologia del lago – e, soprattutto, nascosta sotto un telo di plastica scuro. La doppia maschera spiegava gli insuccessi passati: il rivestimento biologico deformava il segnale e mimetizzava i contorni, la copertura smorzava i ritorni sonici e tradiva i subacquei a pochi metri di distanza.
La Seepolizei ha quindi coordinato il recupero, con la Kantonspolizei Thurgau a rogito della scena e alla raccolta di eventuali tracce utili a ricostruire i fatti successivi all’immersione del 2022. Al momento di scrivere, non risultano attribuzioni penali: l’ipotesi del furto resta una pista iniziale, ma l’evidenza emersa – il telo, l’abbondante ricopertura di molluschi e il ritrovamento a breve distanza dal punto di calata – invita a prudenza narrativa.
Chi c’è dietro quel gin
La sfera custodiva il gin “di lago” firmato dai romanhornesi Jenny Strohmeier e Cello Fisch, volti di fishgroup/Genial Delikat: una realtà nata come catering ed eventi, ma capace di costruire negli anni una piccola manifattura del gusto, con distillati e salse a marchio proprio. Il progetto “100 giorni nel lago” nasce dall’idea – coltivata da più produttori tra vino e spirits – che l’ambiente subacqueo offra condizioni di temperatura stabile, assenza di luce, micro-pressione e micro-movimento tali da incidere sul profilo sensoriale del prodotto. Il mercato, più che la scienza, ha premiato la narrazione: quella delle bottiglie “di profondità” è diventata una nicchia premium in diversi Paesi, persino con cantine sottomarine autorizzate in aree marine protette.
Nel caso del Bodensee, la scelta del recipiente sferico in acciaio – anziché bottiglie singole in gabbie – rispondeva a due esigenze: una gestione logistica più semplice e un controllo igienico adeguato all’ambiente lacustre. Il volume dichiarato, circa 230 litri, suggerisce un’imbottigliatura potenziale nell’ordine delle centinaia di bottiglie, coerente con i precedenti lotti della casa. Fin dalla prima immersione, l’operazione era stata disegnata come edizione speciale: tiratura limitata, preordini e prezzo a 99 CHF.
Cosa è successo tra il 2022 e il 2025
Resta la domanda cruciale. La sfera è stata davvero spostata? Oppure si è insabbiata, complice il fondo cedevole e le strutture storiche della vecchia badeanstalt citate dai sommozzatori come ostacoli nella zona? L’elemento del telo di plastica – nel caso specifico descritto come una copertura da camion – è il particolare che orienta i sospetti: un materiale del genere non si deposita “naturalmente” sul fondo, tanto più a coprire in modo efficace un oggetto sferico di quel diametro. Allo stesso tempo, l’aggressione biologica della quagga è tale da rendere un corpo metallico irriconoscibile dopo pochi mesi, letteralmente cementato al paesaggio lacustre.
La quagga non è folklore: è una specie invasiva che nel Bodensee ha raggiunto densità impressionanti, fino a migliaia di individui per metro quadrato, con impatti su filtrazione delle acque, catena trofica, infrastrutture e persino la sicurezza degli impianti. Le autorità e i consorzi attorno al lago hanno in corso studi su strategie di contenimento, inclusa la valutazione di predatori naturali. Nel quadro di quel microcosmo, una sfera d’acciaio diventa rapidamente substrato vivo, un piccolo “scoglio” che si integra col fondale e scompare alla vista.
La ricerca che ha fatto la differenza
La svolta tecnologica è stata decisiva. Le prime ricognizioni del 2022 avevano mobilitato poliziotti subacquei e perfino una ditta specializzata in rilevazioni, senza esito. Nel 2025, gli strumenti impiegati da Schiffsbergeverein Romanshorn hanno affinato la risoluzione e la lettura dei ritorni acustici su un’area ristretta: non una caccia al tesoro in tutto il lago, ma un lavoro di cesello sul perimetro verosimile, incrociando correnti, pendenze del fondale e segnali “anomali”. Identificata l’anomalia, il ROV ha consentito la conferma visiva: la copertura plastica e il rivestimento di conchiglie sono apparsi inequivocabili.
Il recupero: cosa sappiamo, cosa resta da chiarire
Confermata la presenza, la Seepolizei ha messo in sicurezza la sfera. La Kantonspolizei Thurgau ha spiegato di averla localizzata e quindi tolta dal lago nella tarda mattinata di venerdì 19 dicembre 2025. Alla luce del ritrovamento “vicino” al punto iniziale, si può ragionevolmente ipotizzare che la sfera non sia stata trasportata per lunghe distanze; il telo e l’assenza di danneggiamenti spingono però a non archiviare con leggerezza. Gli investigatori avrebbero documentato la scena prima della risalita, come prassi. La sfera è stata riconsegnata ai proprietari.
Sul capitolo commerciale, la cofondatrice Jenny Strohmeier – indicata da alcuni media anche come Jenny Fisch, cognome del marito – ha dichiarato che il gin sarà distribuito a chi, nel 2022, accettò di lasciare il denaro alla piccola impresa invece di chiederne la restituzione. Un gesto di riconoscenza verso la comunità di clienti che aveva creduto nel progetto nonostante la sparizione. È stato anticipato anche un ringraziamento concreto ai “trovanimisteri”: una parte del prezioso contenuto andrà a chi lo ha riportato alla luce.
Un caso che racconta tendenze (e rischi)
L’idea di affinare alcolici sott’acqua non è un gioco da ragazzi, né un’invenzione elvetica. Da anni, in Italia e in Europa, si sperimentano cantine sottomarine per vini e distillati: condizioni di buio, temperatura costante e pressione moderata promettono differenze misurabili nel profilo sensoriale. C’è chi ha investito in metodi certificati, in ricerca con università, in tracciabilità con blockchain e chiavi anticontraffazione. Dall’altro lato, sono note anche contestazioni regolatorie e stop delle autorità dove attività non autorizzate hanno impattato ambiente o norme. La sfera del Bodensee si inserisce in questo filone, con una peculiarità: non bottiglie adagiate in mare, ma un singolo contenitore d’acciaio immerso in acqua dolce.
Questa scelta apre un ulteriore capitolo: la gestione del rischio. Immersioni e recuperi hanno costi e tempi non marginali; servono mezzi, piani di sicurezza, coordinamento con autorità locali e trasparenza. Il caso di Romanshorn dimostra che basta un imprevisto – un evento umano o ambientale – a trasformare un progetto di valorizzazione in un incubo reputazionale e finanziario. Secondo i conteggi circolati nel 2022, tra preordini rimborsati e spese di ricerca, la perdita per l’azienda era stata stimata nell’ordine di decine di migliaia di franchi.
E adesso?
Resta da vedere se quel gin abbia davvero “tenuto” il suo carattere dopo un periodo di invecchiamento prolungato oltre i 100 giorni previsti, in condizioni non più presidiate dalla mano dell’uomo. Gli assaggi diranno se la magia del lago ha scritto un capitolo in più o ha deviato il profilo atteso. Per la cronaca, nel 2020 – con un’immersione più breve e controllata – il lotto aveva convinto. Oggi i protagonisti garantiscono che chi non ha chiesto il rimborso avrà la sua bottiglia; e che i “cercatori” brinderanno a loro volta.
Intanto, il Bodensee resta protagonista: un lago di confine, profondissimo e fragile, che parla di coesistenza tra economia, turismo, ecologia. Le cozze quagga continueranno a imporre nuove strategie di manutenzione e tutela, dai condotti dell’acqua potabile ai motori delle barche. E forse, domani, qualche sfera in meno e qualche beacon in più renderanno più semplici le storie di chi – per lavoro o per passione – affida ai fondali un pezzo del proprio racconto.