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Capre girgentane ed extravergine, la Sicilia scopre un “nuovo” turismo

Di Daniela Giammusso |

AGRIGENTO – Salendo su per le colline dalla Valle dei Templi, nel cuore della Sicilia, tutto sembra raccontare di antiche storie e grandi eroi. Anche lo scampanellio di un gregge di capre dalle corna attorcigliate, ”inturciniate” come dicono qui. Sono le capre girgentane di Valeria e Giuseppe: lei antropologa, mamma di tre bambini, che ha scelto di «non stare al di qua del libro ma di entrarci dentro»; lui, Giuseppe, che il mestiere del pastore lo aveva «nel sangue prima ancora di saperlo». Loro, 120 caprette girgentane doc, preziosa razza autoctona in via d’estinzione, che il Mito vuole addirittura nutrici di Zeus.

E’ con loro che si può vivere una delle prime Experience Airbnb, nuovo settore che il colosso dell’ospitalità lancia in tutta Italia con l’occasione rara per il turista di scoprire città, borghi, campagne condividendo attività offerte da persone del luogo. Oltre 1500 le proposte già online, tra natura, sport, arte, intrattenimento, artigianato, con il cibo in tutte le sue forme a farla da padrone (57% degli acquisti). Prenotare è facilissimo, basta un clik da computer o smartphone ed eccoci al pascolo con Valeria, poi nelle stalle per la mungitura, fino in caseificio a preparare il “Tumazzo”, il tradizionale formaggio primo sale stufato nel siero della ricotta. Ma soprattutto a scoprire una storia, comune a tanti giovani italiani. «Per noi – racconta Valeria all’Ansa – tutto è cominciato otto anni fa, quando per i bambini abbiamo preso quattro caprette. Eravamo stati lontani tanti anni dalla Sicilia per studio e lavoro, ma sognavamo qualcosa che ci legasse alla nostra terra. Così da quattro le capre sono diventate 10, poi 15. E ci siamo ritrovati in un’altra vita», sorride.

«La capra girgentana ti fermi a guardarla anche solo per la bellezza – ammette -. Ma produce un terzo del latte delle altre razze e quindi è poco diffusa. Noi siamo convinti che per salvaguardarla si debba anche raccontarne la storia, conoscerla. Per questo abbiamo deciso di aprire le porte agli ospiti di Airbnb».

L’Experience è infatti anche un modo per difendere il Made in Italy, supportando il proprio business. Come per Giuseppe, 31 anni, laurea in ingegneria, che davanti a un mercato del lavoro saturo, piuttosto che emigrare, ha raccolto gli insegnamenti dei nonni e di mamma Caterina e oggi produce olio extra vergine d’oliva a Bruca, nel Trapanese. Già host di case, su Airbnb propone una full immersion nella campagna, dai terreni al frantoio fino alla tavola. «E’ un modo per far rivivere sapori, colori ed essenze tipiche della nostra Sicilia e del grande olio italiano che nessuno può copiare – dice – E per crearsi un portfolio clienti. In vacanza in Italia magari vieni una sola volta, ma l’olio lo usi tutta la vita. Proprio la settimana scorsa ho accolto due ragazzi della Silicon Valley. Sono rimasti talmente colpiti che torneranno a sposarsi qui».

E c’è chi sfrutta l’occasione delle Experience per sperimentare. Come Corrado, che nel 2007 con sua moglie lascia Milano e un lavoro dietro la scrivania per tornare a Noto, a coltivare la terra. Anche lui parte dall’olio, poi il pomodoro datterino. «Ora – dice – stiamo provando il siccagnu, l’unica cultivar autoctona siciliana, che noi coltiviamo senza stressare la pianta, ma rispettando i tempi della natura». Agli ospiti offre un assaggio di vita nell’orto e il rito quasi ancestrale della preparazione della salsa. E mentre il pentolone bolle c’è tempo per conoscersi. «L’Experience di Airbnb ci permette di testare tutte le possibili lavorazioni del siccagnu, con un supporto economico fondamentale in vista di un ingresso sul mercato». Per gli ospiti, un vasetto e una ricetta da portare a casa. Ma soprattutto, «il senso di appartenenza alla nostra terrà’COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA