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Pescatori liberati, l’ora della polemica. La moglie di uno dei marittimi: «Troppi ritardi del Governo»

Di Redazione |

Il sollievo dei familiari dei pescatori siciliani per il rientro a casa dei loro cari si è sciolto in applausi durante l’incontro con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Al video collegamento, che si è svolto nei locali del Comune di Mazara del Vallo, erano presenti anche il sindaco Salvatore Quinci, l’armatore del Medinea Marco Marrone e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Nella sala era esposto uno striscione con la scritta “Bentornati a casa”.

«Sono contento che i pescatori tornino a casa» ha detto il ministro degli Esteri Luigi di Maio. «Io domani non potrò essere presente perché non ci sarò – dice ancora -E meglio che sia un momento intimo tra i familiari».

Sulla vicenda è tornato il presidente della Regione Nello Musumeci: «Non c’è più tempo da perdere: la dolorosa vicenda, a lieto fine, del sequestro dei pescatori siciliani da parte delle autorità libiche impone, in termini ormai non più procrastinabili, una decisa azione politica e diplomatica del governo italiano in sede internazionale. Da oltre mezzo secolo i nostri pescherecci vanno a lavorare nel mare Mediterraneo mettendo a rischio la propria sicurezza e, per ben tre volte, pagando con la vita le aggressioni delle motovedette tunisine e libiche». Secondo il presidente della Regione siciliana «va definita una volta per tutte sia la delimitazione del cosiddetto Mammellone, nel mare antistante la Tunisia, sia la zona economica esclusiva che la Libia ha spostato arbitrariamente oltre 65 miglia in avanti». «Pretese insostenibili – sostiene il governatore – che finiscono per colpire solo la marineria isolana, sempre più vittima di angherie e soprusi da parte dei due Paesi nordafricani». Musumeci ha sottolineato «la necessità che Conte chieda all’Unione europea di smetterla di girarsi dall’altra parte e di intervenire finalmente, in maniera risoluta, con un efficace ruolo di mediazione». «I nostri pescatori – conclude Musumeci – sono stanchi di essere considerati pirati nel loro mare».

LA POLEMICA. Non sono mancate le polemiche. Come quella di Cristina Amabilino, la moglie di uno dei pescatori liberati, Bernardo Salvo, che ha disertato l’incontro con Di Maio: «Ho deciso di non partecipare all’incontro con Di Maio in videoconferenza perché io ho invitato il ministro degli Esteri per mesi ma non è mai venuto, e io adesso non partecipo all’incontro. Non perdono, solo Dio perdona io no. E il Governo ha sbagliato. Sono tutti imperdonabili».

«Noi speravamo che domani si venisse qualcuno del governo per l’arrivo dei nostri pescatori per condividere con noi questa gioia ma non verrà nessuno» le ha fatto eco Marco Martone, armatore del Medinea. «Sarebbe stato bello per capire che gioia immensa stiamo provando per la liberazione dei nostri pescatori – dice – una gioia che magari potevano darci un po’ prima. Però va bene anche la telefonata. Speriamo di incontrarli al più presto con i nostri pescatori per capire per e è stato così difficile e dire che non succedano poi cose di questo genere».

IO DISCRIMINATA. «Mi sono sentita sola: quando ho chiesto di poter parlare via radio con mio padre, dalla Farnesina mi hanno detto che dovevo rivolgermi al mio Paese, la Tunisia. Ma a Tunisi mi hanno spiegato che la questione riguardava la Libia e l’Italia. Mi sono sentita discriminata, incappata nel vortice delle competenze». L’ha detto Naoires, figlia di Mahmed Bel Haddada, uno dei sei pescatori tunisini sequestrati a Bengasi.

Naoires era presente stamane alla cerimonia di consegna di un assegno, da parte di due imprendtori locali, alle famiglie dei 18 pescatori. Con lei c’era la figlia di un altro pescatore tunisino, che annuiva al racconto della ragazza.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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