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Castelvetrano, sequestrati i beni agli Adamo: “Facevano affari grazie a Messina Denaro”

Di Redazione |

La Dia di Trapani ha notificato un decreto di sequestro di beni agli imprenditori Marco Giovanni Adamo, 71 anni e Enrico Maria Adamo, 42 anni, padre e figlio, originari di Castelvetrano molto noti nella cittadina trapanese per il loro impegno nella politica locale. Enrico Adamo infatti è stato un consigliere comunale a Castelvetrano fino a pochi mesi fa ed è anche stato più volte assessore comunale. E’ stato eletto consigliere pure nel 2012, con il Fli a sostegno dell’attuale sindaco di Castelvetrano Errante ed è stato anche assessore in quota Pdl con la giunta di Pompeo probabile candidato a sindaco del Pd.

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Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani su proposta avanzata dal Direttore della Dia, Nunzio Antonio Ferla e dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia.

Marco Giovanni Adamo è un imprenditore attivo nel settore del movimento terra e con le proprie aziende, è stato impegnato in grandi opere pubbliche e private, che hanno interessato le province di Trapani e Agrigento, come ad esempio le condotte idriche per la distribuzione irrigua delle acque invasate nella diga Delia di Castelvetrano, il metanodotto tra Menfi e Mazara del Vallo e l’Acquedotto Montescuro Ovest nelle province di Palermo, Agrigento e Trapani. Secondo gli investigatori Adamo avrebbe eliminato la concorrenza sul territorio con metodi mafiosi avvalendosi dell’appoggio del clan di Matteo Messina Denaro con il quale ha avuto avuto rapporti sin dall’infanzia.

Anche la mafia agrigentina avrebbe subìto la volontà del latitante castelvetranese con l’imposizione dell’impresa di Adamo a discapito anche di imprese di altri affiliati alla mafia.

Il figlio, Enrico Maria Adamo, era destinato a seguire le orme del padre, divenendo amministratore delle aziende di famiglia quando il capostipite ha cominciato a temere di poter essere raggiunto da provvedimenti giudiziari. Gli Adamo avrebbero anche favorito l’infiltrazione di Lorenzo Cimarosa, referente imprenditoriale di cosa nostra, nei lavori per la realizzazione del centro comunale polifunzionale di Castelvetrano, formalmente aggiudicati a una impresa ragusana, poi colpita da provvedimento interdittivo della Prefettura di Trapani.

Secondo il Tribunale di Trapani, anche i redditi d’impresa degli Adamo sono da considerarsi illeciti perché realizzati avvalendosi di metodi mafiosi. I sigilli sono stati posti all’intero patrimonio dei due (appartamenti, terreni, conti bancari, automezzi, un’imbarcazione da diporto e tre aziende) per un valore stimabile in oltre 5 milioni di euro.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA