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Crack-à-design! per le Cirque du design

Di Redazione |

Voglio dirlo una volta per tutte, gridarlo una volta per tutte: esistono anche le idee delle cose materiali più basse!

Esiste la possibilità di poter realizzare un eidos, ovvero una forma ideale eterna, persino per cose che potrebbero sembrare ridicole, come escrementi e fango e sporcizia.                                                                                                                   Si tratta di dover trovare il modo, ed il coraggio, di attraversare la fantasia, ponendosi nella condizione estatica di apertura alla realtà

La struttura formale che intendiamo coinvolgere con il nostro operare, in ogni cosa, per ogni cosa, è in sé stessa atemporale, ma il livello contingente della realtà è sempre evenemenziale, si tratta dunque di dover porre innanzitutto in visione lo squilibrio tra l’universale ed il particolare.                                                                                                                 Mi spiego: in tempi di prostrazione dovuti agli effetti nefasti del Climate Change, o della emergenza sanitaria dovuta al virus Covid -19, o ancora, delle innumerevoli crisi economico-finanziarie che, con inestinguibile ciclicità ammorsano il pianeta, bisognerebbe riflettere su cosa rappresenti, o generi la catastrofe, che non è quella ecologica, o sanitaria, o economica, ma che attiene invece alla perdita delle nostre radici, realizzando un corridoio di accelerazione che rende spietate le dinamiche legate allo sfruttamento delle risorse del pianeta e delle energie potenziali che vi giocano sulla sua superficie.

 Ovvio, che in questa situazione, il pericolo contiene in sé anche la possibilità di salvezza, di individuazione di una traiettoria salvifica, contenuta proprio in quell’oltrepassare, che riesce a farci riconoscere l’emersione di un nuovo sistema, un nuovo mondo, nuovi orizzonti di significato che contengono tutti gli enti coinvolti.

E la Creatività Estrema, come ho già detto in altri testi e contesti, messa in atto attraverso la Design Therapy , ne realizza proprio le traiettorie salvifiche.

Beh, esistono tanti episodi culturali nella umana storia in cui la dimensione atemporale, propria della condizione dell’eternità si muove nella direzione della realtà temporale, come ad esempio, nell’evento cristiano della Incarnazione.                                 Cristo annuncia la buona novella attraverso la messa in atto, la prefigurazione, di una rottura radicale, come rottura del normale corso delle cose, che trova il suo compimento e la sua realizzazione, nell’evento della Resurrezione, fissandone i profili fisionomici e culturali in un intervallo che ci contiene, e che non presenta confini temporali stringenti.                              La Bibbia rappresenta sin dall’inizio, con il Peccato Originale la caduta dell’uomo, ovvero il passaggio dalla vita animale alla condizione umana, con la scorta di limitazioni che essa si porta dietro.

Ed in un gioco di continui rimandi, il lavoro del Designer altro non è che questo continuo rimbalzo, dalla dimensione animale a quella umana, in un moto perpetuo ed inestinguibile, allo scopo di poter operare per la generazione di una serie di pratiche e processi di solvi mento, mediante artificio,- il progetto– che possano avvicinare la nostra esistenza a quella condizione di Solvimento Originale.                                                                                                                                                   In questo nostro operare, non dobbiamo però cadere nell’inganno generato dalla errata lettura della condizione storica consolidata in cui ci ritroviamo ad intervenire, considerando una serie di armonie che in realtà o non esistono più, o addirittura non sono mai esistite, ma che sopravvivono come realtà illusorie retroattive. 

Nella disciplina del design, che per il suo patrimonio genetico attiene innanzitutto alla produzione di azioni concrete nella vita reale, si assiste oggi ad una proliferazione di azioni, atte a realizzare l’ostensione di pratiche e processi aperti, condivisibili, partecipativi, sostenibili, sensibili, perpetui.                                                                                           Le modalità messe in atto e, neanche tanto abilmente mascherate, dai ridicoli ed obsoleti divi del design dei nostri giorni, direi che non hanno prodotto poi così tanti benefici, tranne rari casi, nella direzione della produzione di consistenti economie di mercato e di visibilità.                                                                                                                                                     Al di là delle dinamiche innestate dalla ribalta de Le Cirque du Design, direi che la gente non si è mai interessata troppo all’Autore del prodotto di buon design, l’utenza ha sempre messo in primo piano i grandi livelli di esercizio legati all’uso di un elemento, e ad un alto gradiente estetico.

Nella azione messa in atto con il crackare! elementi costituenti del nostro scenario esistenziale, ne intravedo dunque una rivolta ai soliti modelli comportamentali, sino ad oggi suggeriti, indotti, dai ridondanti messaggi che arrivano dal mondo del design universale, figlio di quel supermercato del preconfezionato capace di generare massificazione ed appiattimento.

…dunque: “Azione!”

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