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Ogni cosa del mondo

Di Redazione |

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Ogni cosa del mondo.                                                                                                                                                        Si, volevo parlare di ogni cosa del mondo.

E sapevo già che parecchi individui, in specie, coloro che da qualche tempo amavo chiamare i microbi del design, ovvero quella ridotta schiera di storici e critici del design che si arrogavano la licenza di poter selezionare, loro e soltanto loro, le traiettorie di indagine, di analisi, di discussione che afferivano alla caleidoscopica materia del design, che non lo avrebbero potuto tollerare, né gli attori, né gli spettatori.

Era un problema di vocabolario.

Il mio segreto?                                                                                                                                                        Pensare in modo più rapido, profondo, plurale, degli altri. Tutto qui.                                                                                    E, la capacità, credo, di poter sentire il tenace anelito comune a tutti gli individui del pianeta. 

Dunque l’idea di mettere in campo la collana designPARADE, prodotta dal network ohome, atta a poter accogliere produzioni e scritti scevri da alcun pregiudizio, in relazione alle traiettorie d’indagine, di mise en visione, convinto come sono sempre stato che non bisogna essere schiavi dell’abitudine e di quella capacità di controllo nell’esercizio del solvimento di una problematica che, specie nell’arte, conduce all’esercizio di maniera.

Bisognava dare a tutta l’opera un timbro sonoro identificativo, trovare un giusto sound, e fu allora che decisi di lasciare al design il tempo, ed il modo, di poter essere letto, ascoltato, messo in visione, senza pregiudizio alcuno, mettendo in ostensione persino le pratiche ed i processi, le produzioni più stranianti, stravaganti, iperboliche, svilenti, eccitanti, energizzanti, propulsive, eteree e sacrali. 

Perché siamo unici.                                                                                                                                                            E duplici, e plurimi e, qualche volta abbiamo persino bisogno di de-pensarci, di non fare uso della ragione, anche soltanto per qualche momento, momenti in cui desideriamo stare tranquilli, di poter mangiare, dormire, e che gli altri siano gentili con noi.  Qualche volta.

Provenendo da una formazione artistica post-memphisiana, per la quale l’accoglimento di elementi afferenti ad ambiti applicativi e discipline distanti dal mondo legato alla cultura del progetto era prassi consolidata, ed in un tale modus operandi sceglievi di ignorare le critiche, dunque non te ne accorgevi neanche della loro esistenza. Era l’esplorazione, la ricerca, l’ibridazione, che bisognava perseguire. Ed è quello che feci, mettendo in circolo una sorta di energia strafottente, acida, Punk, in ogni anfratto fosse degno di poter essere frequentato dall’analisi critica sul comportamento umano e sugli oggetti a corredo delle nostre esistenze, di cui amiamo adornarci, circondarci, connetterci.

Non sentivo più la responsabilità dolente del dover collegare un oggetto afferente allo scenario esistenziale e trovargli una ragion d’essere, o ancor più una ragione d’esistere in relazione ai suoi gradienti d’esercizio funzionale, era improponibile vecchiume, fuliggine dell’umana obsolescenza, ma mi bastava soltanto estrapolare, e mettere in visione l’elemento, astraendolo da un ormai inesistente contesto d’elezione, bastava questo a realizzare la trascendenza musicata della sua immagine nel simbolico, nel sacro, nel mistico. 

Nella fattispecie, le tematiche trattate negli episodi creativi delle opere editoriali, riguardano spesso l’attività di ricerca da me condotta, in qualità di storico e critico del Design, nonché in relazione alla mia attività professionale di designer.                    Questa ultima peculiarità, e cioè la complanarità dell’attività di progettista e quella di critico del Design, conferisce alle opere ed agli scritti, una visione mirabolante e feroce, appassionata e concreta, lontana dalle estenuanti ed ingessate produzioni della immensa ed inutile fauna che popola il territorio sonnacchioso della riserva protetta in cui opera e si esprime con grande letargia un certo accademismo di maniera.

I temi meridiani affrontati nei testi della Collana designPARADE, trasversali e scomodi, ignorati dalla critica di settore, per lo più per lo scarso coinvolgimento, o per l’assenza della necessaria visione clinica, in relazione alle questioni dibattimentali più pressanti della nostra epoca, spesso affrontati con una cifra espositiva adeguata alle frequenze proprie del nostro tempo, con una naturale sfrontatezza e con un piglio ironico, capace di scatenare nei lettori, nei fruitori delle sue affollate conferenze, moti irrinunciabili di adesione ad una azione fortemente attiva, che trae giovamento dall’enorme potenziale energetico indotto dalla messa in atto, ed in visione, di una particolare forma di Creatività Estrema, come io stesso amo ripetere.

 

…dimenticavo, quelli della collana designPARADE non saranno dei testi di settore, con degli scritti dedicati ai soli addetti ai lavori ma, nello specifico, alimenteranno la curiosità e, qualche volta persino la prurigine, di ogni tipo di utenza.

Questo almeno, e’ quello che io mi auguro, volta per volta, componendo ogni mio testo. Del resto, la mia maniera di scrivere, per cosi dire, e’ multidisciplinare, multiproteica, e si avvicina molto alla maniera di interagire che mettiamo in atto quando ci relazioniamo con i sistemi digitali, pur conservando un profondo rispetto per gli elementi costituenti tradizionali del testo, come le citazioni, i rimandi, il lessico e la sintassi. Almeno, questo e’ quello che mi dicono personaggi piu’ autorevoli di me, che sono solo un designer!!

Allo stato, hanno scritto per la collana numerosi personaggi afferenti al mondo della critica e della ribalta mediatica, quali: Dario Russo, Giovanni Maria Conti, Gabriella Ferrera, Giulia Fichera, Donata Marletta, Sebastiano D’Urso, Maria Carmela Scrudato, Carlotta Bonaventura, Grazia Maria Nicolosi, Giulia Costanzo, Sebastiano Raneri, Carmelo S.Sciuto, Piero Netti, Flavia Patanè, Simona Lacagnina, Alice Platania, Francesca Antonì, Giulia Tarquinio, Bruno Bonnici, Francesco Finocchiaro, Anna Crocellà, Serena Fiorelli, Luca Maci, Alessandro Suizzo, Giorgio Tartaro, & other.

“Aveva una voce giovane, e una cadenza di periferia.

Poteva anche tenersi tutto addosso, la voce continua ad essere il migliore indicatore della collocazione sociale di un essere umano”

 

“Un Natale di Petra”, Alicia Gimènez Bartlett, Sellerio Editore, 2014.

Ed in questo mio fare, meridiano, trasversale, antico e nuovo insieme, che si muove uno sbandieramento disarmante sulle nostre vite domestiche, che delle volte divengono esilio domestico, con una moltitudine di focali sulle condizioni intime e segrete della nostra esistenza, come a voler dichiarare con spregiudicatezza che nulla è rimasto fuori del nostro nucleo intimo e privato, ribelle e solitario, motore della nostra vitalità.                                                                                                      Un approccio, che muove da un inestinguibile spirito di solidarietà alimentato dalla convinzione che ogni uomo di progetto debba poter essere sempre al servizio di qualunque attività imponesse, in un dato momento, di dover essere sempre pronti all’emergenza.                                                                                                                                                                  E per far questo, bisogna sentirsi sempre non totalmente inseriti in una dimensione esistenziale a compartimenti stagni, in una inquietante e corrosiva dimensione univoca, analizzando i nostri peccati quali indicatori preziosi dei nostri desideri, imparando a correre sugli spigoli della nostra personalità.

Intendevo porre in primo piano questioni inerenti la soddisfazione del desiderio sessuale degli individui, intesa quale motore, propulsore benefico di quella energia vitale, catalizzatore delle nostre azioni creative, che passa, inevitabilmente, attraverso l’esplicitazione di un approccio teorico antiromantico nei confronti della disciplina del design, della vita, dell’amore.                  Nella scelta delle traiettorie di sviluppo, sorgenti magiche di generazione delle argomentazioni trattate nei volumi di questa collana, intendevo pormi e porvi, in una condizione distante da un approccio psicopatico, senza voler dare insomma per scontato ogni presupposto, divenendo osservatore clinico del Carnevale Umano.

“Tutto, tutto, se considerato con calma, può apparire altro da quello che è” 

“Ti ho fatto male”, Marcello Fois, Giulio Einaudi Editore, 2016.

Noi designer sappiamo che la folla sente le emozioni, proprio come gli animali, ed è a ragione di ciò che esercitiamo un compito simile ad un dio pagano, o ad uno sciamano, promettendo l’elargizione della felicità in terra con il nostro fare creativo, in una costante interpretazione dei nostri sogni e di quelli degli altri individui.

Dunque, aspettatevi delle belle sorprese. Dal prossimo articolo partiremo con “Doll’s. Comedie humaine de les Celebrities. DiviDesignerGuruArchistarMaestriMinistriNaniDeformiGiuocolieriAcrobatiePeluche”, con una strepitosa intro di CarmeloS.Sciuto, feroce semiologo.

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