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E Palazzo Chigi sdogana la Sicilia: “Impegni mantenuti”

Di Mario Barresi |

Catania. Ieri. Ore 21,45. Esterno di Villa Bellini, uscita laterale del tendone del derelitto “Palco Sicilia”; scena finale.È appena finito il dibattito sul pantagruelico tema “Isola di successo. La Sicilia che piace al mondo”, Rosario Crocetta trattiene a stento la voglia di succhiarsi una Marlboro. Perché ha una missione più urgente da compiere. «Claudio, mi raccomando per domani. Non facciamo sciocchezze. L’indice respirometrico, per la Catanzaro, è a 800 e per l’Arpa è 1.200. La media consentita è di 1.000. Non è che per 200 mi commissariate, vero?».«Claudio» è De Vincenti, sottosegretario alla Presidenza; «domani» (oggi, per chi legge) è fissato l’incontro a Roma, col ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che dovrà fare il “tagliando” sull’emergenza rifiuti, con lo spettro del commissariamento sempre aleggiante; sull’«indice respirometrico» non ci soffermiamo, se ne parla in dettaglio a pagina 2.

«Claudio, mi raccomando: non facciamo i grillini su ‘sta storia dei rifiuti, che qui salta tutto», dice Crocetta. E De Vincenti: «Però bisogna dare risposte strutturali. E i tempi, caro Rosario, vanno rispettati».La confidenziale richiesta di raccomandazione, su un’emergenza rifiuti della quale il governatore rifiuta l’esistenza, ci apre un mondo.Il governo regionale sventola lo “sdoganamento” di Palazzo Chigi: sembra un secolo fa, quando Crocetta ammetteva candido: «Quando chiamo Renzi non mi fanno parlare nemmeno con la segretaria». Adesso, ai giornalisti, scandisce: «Mai avuto scontri con Renzi, sono tutti immaginari. Gli scontri li ho avuti con i sedicenti renziani, mai con Renzi».

Ore 18,57. Da Messina, Davide Faraone (innominato protagonista delle dichiarazioni di cui sopra) twitta: «Ancora investimenti per il rilancio #Sud Paese. Sabato tocca a Patti per la #Sicilia e #Puglia. Governo nazionale punta su Mezzogiorno per ripresa». Delimitando un territorio, quello della pioggia di fondi (2,3 miliardi per la Sicilia, un miliardo per le città), che rivendica come un risultato del governo nazionale. “A prescindere” – direbbe Totò – da Crocetta. Nonostante Crocetta, sottintende il sottosegretario.De Vincenti si tiene alla larga dalla contesa: «Non abbiamo mai considerato la Sicilia una Regione-canaglia. C’è un rapporto dialettico. In passato la Sicilia ha avuto problemi molto seri. Noi abbiamo dovuto chiedere delle cose e il presidente Crocetta ha risposto in modo costruttivo, con rigore nei conti e capacità di interloquire col governo. E questo ha consentito di trovare delle soluzioni importanti».Mentre dice ciò, accanto a lui, Crocetta ha gli occhi a cuoricini. Come quelli degli emoticon di WhatsApp.

Ore 19,10. Piazzale delle Carrozze, accanto al palco. Scena madre.I giornalisti incrociano Crocetta. E lui, furioso sin dalla mattina per l’intervista rilasciata da Vania Contrafatto al Giornale di Sicilia, ha un istinto felino. Lupa in fabula: vede l’assessora ai Rifiuti e se l’abbraccia. Giurando: «Non è vero che l’ho commissariata, né esautorata. Abbiamo lavorato d’intesa. Preferirei che firmasse lei, ma sono io il delegato. Qualcuno prova a farci litigare, ma noi siamo qui d’amore e d’accordo. Siamo una coppia di fatto…». Contrafatto prova a controllare ogni millimetro quadrato del proprio viso. Impossibile: le scappa una smorfia emblematica. Che, purtroppo, non siamo capaci di descrivere con le parole.Poi, a microfoni spenti, ammette di «non sapere che carte troverò domani da Galletti, perché il dirigente generale Pirillo le ha mandate a Roma senza che io le vedessi». Il commissariamento è sempre dietro l’angolo. E c’è un focolaio di scontro col Pd, «visto che nel partito mi hanno mandato quasi tutti allo sbaraglio perché ognuno aveva un piccolo orticello da coltivare, una discarica da favorire», dice l’assessora. Le dimissioni? Non sono un tabù. Da mesi. Vania si sente «un’aliena». Vittima della maledizione del magistrato in politica: «Me lo disse un’amica e collega quando accettai l’ingresso in giunta: da ora diventi un’aliena. Per i politici, che ti considereranno sempre un magistrato. E per i magistrati, per i quali non sarai mai più una di loro». Non fa una grinza. Così come la propensione di Contrafatto per l’incontro da Galletti: «Sono pronta a qualsiasi scenario».

Ore 19,30. Palco Sicilia. Dentro il tendone, la foto di famiglia del Pd siciliano è davvero commovente. Tutti uniti, tutti compatti. Con De Vincenti sul palco. Luisa Albanella ricorda «il G7 come altra occasiona straordinaria», il sindaco di Taormina, in prima fila, annuisce. Unici sussulti: l’assessore Anthony Barbagallo, che inneggia al Ponte, «per evitare ai siciliani di essere taglieggiati di 75 euro per il biglietto del traghetto»; e il deputato Giuseppe Berretta, che, facendo inarcare le sopracciglia a Crocetta e Raciti, dice che «non è più tempo di cincischiare». E poi tutti, felici e contenti, a mangiare le polpette di cavallo.

Ma Crocetta, gongolante, ha ancora tempo per qualche esternazione last minute. Sulle accuse della presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi, che, parlando di Confindustria Sicilia, aveva detto: «Vince tutti gli appalti e nomina gli assessori». Il governatore si difende: «Ditemi da quando, nell’Italia repubblicana a oggi, Confindustria non ha avuto un ministro o un sottosegretario. E poi l’assessore Vancheri non ha mai fatto un solo atto illegale». Gli appalti? «Montante non ha mai neanche partecipato a una sola gara in Sicilia». Montante. E i vertici Sac: «Confermati. Aspetto con fiducia l’esito dei controlli sui curricula, è tutto ok. L’inchiesta dei pm di Catania? Non ne so niente».

Ore 22,15. Luca Lotti, altro potentissimo sottosegretario alla Presidenza, atterra sulla Festa dell’Unità. Foto con i volontari al padiglione dei comitati per il sì, niente dichiarazioni alle agenzie. Ma questo Patto per la Sicilia? «Un impegno dovuto alla Sicilia, una promessa mantenuta».

A prescindere. Da Crocetta, da Faraone. E dal Pd siciliano.

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