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A Roma dubbi e freddezza sul “torna-indietro” del Pd «Ora concorsi in ghiaccio». A rischio 5mila nuovi posti

Di Mario Barresi |

Il primo è un effetto-Maalox sui mal di pancia di sindaci, partiti, direttori generali, primari, medici e sindacalisti assortiti. La giostra tornerà a girare: c’è speranza per tutti, comprese le vittime dei tagli già messi nero su bianco nel carteggio inviato dall’assessorato regionale al ministero della Salute. Respirano, per adesso i 14 ospedali sotto i 20mila accessi annui classificati come «da riconvertire»: Ribera, Mazzarino, Niscemi, Giarre, Militello, Paternò, Leonforte, Piazza Armerina, Barcellona, Mistretta, Comiso, Scicli, Noto e Salemi; seppure per Militello, Scicli e Noto fosse previsto un parziale salvagente come “ospedali di comunità”.

Sospesi anche i viaggi della speranza di manager e camici bianchi, ognuno con la propria copia parziale di Piano, presso i rispettivi sponsor politici. Le carte arrivate a Roma sono frutto di un lungo lavoro di concertazione fra Regione e Ministero, che avevano in due occasioni (con pareri del 18 settembre 2015 e del 4 marzo 2016) esternato quelle che lo stesso assessore Baldo Gucciardi, nel “documento metodologico”, firmato assieme al dirigente generale Gaetano Chiaro, definisce «criticità connesse all’assetto organizzativo». Risolta, dopo l’incontro dello scorso 15 giugno al ministero, con un «nuovo documento di programmazione» (quello appunto datato 29 luglio), nel quale la Regione «ha proceduto ad una attenta rivalutazione dell’assetto in precedenza programmato, eliminando le unità operative afferenti alle discipline duplicate nelle singole strutture ospedaliere e rivalutando la riconversione degli stabilimenti/presidi di piccole dimensioni».

È il documento da cui ripartire, nella concertazione con quelli che il Pd chiama «stakeholder della sanità siciliana». Si ricomincia, ma con una consapevolezza: la brusca frenata sulla riorganizzazione della rete ospedaliera siciliana rischia di rimandare sine die il piano di assunzioni. I 5mila nuovi ingressi – fra precari storici, graduatorie in scadenza il prossimo 31 dicembre e nuovi concorsi – sono legati al “decreto della riorganizzazione del sistema di rete ospedaliera dell’emergenza urgenza della Regione Siciliana”, del quale, assieme ad altri allegati tecnici, a Roma era già stata trasmessa una bozza. Letta con molta attenzione anche dai dirigenti del ministero dell’Economia, che tiene il salvadanaio con i fondi per le nuove assunzioni.

«Bene, allora concorsi in ghiaccio» è stata, ieri pomeriggio, la reazione di uno sherpa ministeriale alla nota del Pd. La speranza, ora, è convincere Palazzo Chigi a una deroga per le necessità di personale più urgenti. «Ma non potranno essere che poche decine», sostengono a Roma. Una goccia nel mare delle necessità della sanità siciliana. Poco più di niente, per chi – soprattutto in una parte del Pd – sognava una campagna elettorale per le Regionali con i concorsi aperti.

Twitter: @MarioBarresi

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