Notizie Locali


SEZIONI
°

Contenuto riservato ai membri

IL FUTURO DELLA CITTÀ

Catania, corso dei Martiri è stato venduto: il destino di San Berillo cambia strada

Una ragnatela di società porta ai nuovi proprietari dell'area che dovranno risanare una delle più dolorose ferite del capoluogo etneo

Di Luisa Santangelo |

Il futuro di corso dei Martiri, e quindi di San Berillo, cambia strada. E passa, all’improvviso, da nuovi nomi. Le società Istica (Istituto immobiliare di Catania) e Cecos (Completamento edilizio corso Sicilia), che hanno – letteralmente – deciso la storia del quartiere dagli anni Cinquanta a oggi, sono state vendute. Amministratore unico di entrambe è stato nominato l’architetto Enrico Damino, catanese, classe 1967, imprenditore che ha legato il suo nome prevalentemente al commercio di sigarette elettroniche.

Damino è amministratore, ma a controllare Istica (e quindi Cecos) è una società a responsabilità limitata con sede a Roma: si chiama Halifax, e il rappresentante legale è il commercialista palermitano Giancarlo Ciacciofera, professionista noto alle cronache, oltre che per le numerose collaborazioni con aziende nazionali e internazionali, anche per una condanna per bancarotta fraudolenta (pochi mesi fa annullata in Cassazione) nell’ambito del procedimento sul fallimento del gruppo Miraglia, nel capoluogo regionale.

La storia

La storia di corso dei Martiri è, in primo luogo, la storia di una ferita. Quella inflitta al quartiere di San Berillo a metà del secolo scorso, dietro alla promessa della miracolosa costruzione di un distretto cittadino tutto nuovo.

Quando, nel 1950, viene costituita Istica, il piano è quello di togliere la città dalla stretta della povertà e del degrado. San Berillo ne è il simbolo. Dentro all’impresa c’è, per la maggior parte, una società immobiliare vaticana. Ma anche il Banco di Sicilia e la Cassa di risparmio Vittorio Emanuele. Partono gli espropri, Istica acquisisce la proprietà delle aree che, successivamente, dividerà con la controllata Cecos.

L’oggetto sociale parla chiaro: «Creazione di nuovi quartieri con particolare riferimento al risanamento del quartiere di San Berillo». Cosa che in effetti accade: sventrata buona parte del vecchio, si costruisce il nuovo a San Leone, si trasferiscono i residenti, si fa l’attuale corso Sicilia. Una parte rimane senza costruzioni.

Il piano di risanamento

Il piano di risanamento dell’area, nel frattempo abbandonata, vede la luce – con un percorso anche amministrativo complesso – alla fine degli anni Sessanta e la prima metà degli anni Settanta. Il progetto di completamento, mai realizzato, continua a essere considerato valido per anni. All’inizio degli anni Duemila, entra in gioco l’immobiliare romana Parsitalia spa, dell’imprenditore Luca Parnasi, figlio di Sandro, condannato nel 2024 a due anni (col rito abbreviato) in un’inchiesta sulla corruzione nella costruzione del nuovo stadio della Roma.

Nel 2012, il Comune di Catania firma una convenzione decennale con Istica e Cecos di Parnasi e con la Risanamento San Berillo srl, società di proprietà di Tecnis (e, quindi, degli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice), adesso in amministrazione controllata.

Il progetto di Cucinella

Due anni dopo, nel 2014, è lo stesso Parnasi a presentare a Palazzo degli Elefanti l’avveniristico masterplan dell’archistar Mario Cucinella, ancora valido. La svolta attesa, però, non arriva. I giardini, i boulevard, la passeggiata che dovrebbe congiungere il centro al mare non si vedono. I privati dovrebbero investire, ma le opere che vedono la luce sono le piccole piazze realizzate con degli “step” immaginati dal Comune di Catania. Il bando per il parcheggio di piazza della Repubblica viene annullato perché il Tar definisce la gara antieconomica, dopo l’aggiudicazione, e non se ne fa più niente.

Le società

Nel frattempo, nel 2017, le quote di Istica passano a Capital Dev, sotto all’ombrello di banca Unicredit. Che a sua volta vende, nel 2020, a un imprenditore ceco, Radovan Vitek, definito uno dei più ricchi della nazione. A dicembre 2024 anche lui, a quanto pare, esce di scena e Istica viene comprata dall’attuale proprietaria, cioè Halifax.

Ai tempi, nemmeno sei mesi fa, l’azienda era controllata da un’altra srl (la Fitz roy), a sua volta controllata dalla Stirling bridge. Qui la questione, come se già non fosse abbastanza complessa, si complica un altro po’: la Stirling bridge è di proprietà di una società che ha la sede all’indirizzo di Halifax (via Margutta 54, a Roma), e – per il 10% – della Polma 1, una società anonima lussemburghese. Nel 2024, la romana Stirling bridge cambia sede legale: la sposta in corso d’Italia 39, sempre nella Capitale, facendo sparire la sede di via Tevere 48. Che condivideva, prima, con la romana Parsitalia di Parnasi. Non è strano, dato che il ceco Vitek ha fatto incetta di patrimonio quando il palazzinaro romano è caduto in disgrazia.

Anche questa parte della storia, in un meccanismo di scatole che di livello in livello si fa sempre più articolato, è però parte del passato. All’indomani dell’acquisto di Istica, Fitz roy si libera di tutte le quote di Halifax. Arrivando alla compagine societaria attuale, che controlla Istica, e quindi San Berillo, con un capitale sociale di diecimila euro equamente diviso tra quattro società e, per effetto delle sedi, quattro città: Milano, Roma, Palermo e, alla fine, Catania. Dove l’operazione, che era immobiliare e adesso appare tanto finanziaria, dovrebbe vedere la luce.

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA