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“Risonanze” di Luisa Mazza, la magia che infonde il linguaggio musicale rivive con il Linguaggio delle arti visive

Al Teatro comunale di Noto "Tina Di Lorenzo", dove è possibile visitarla fino al prossimo 27 agosto 2025.

Grazia Calanna

22 Agosto 2025, 17:26

X FABIO

“Risonanze” è il titolo dell’installazione site-specific, un brillante progetto inedito pensato per il teatro comunale di Noto "Tina Di Lorenzo" (dove è possibile visitarla fino al prossimo 27 agosto 2025), che l’artista Luisa Mazza ha realizzato in occasione del cinquantesimo anno di attività dell'Associazione Concerti Città di Noto. L’opera, un'installazione temporanea e inedita, fruibile dalla platea e dai palchetti di primo ordine, celebra la musica, quindi nello specifico, la musica con le arti visive.

“Ed ecco l’idea di risonanza che ritorna, mentre prende corpo l’immagine di questa breve partitura fantastica composta da 7 elementi, forse segni grafici corrispondenti a determinati suoni o forse macchine sonore sottoposte a impercettibili movimenti di rotazione, oscillazione e compressione. Tutto risuona, o potrebbe risuonare, al pari di ogni strumento musicale che amplifichi, con una cassa armonica, il suono prodotto tramite vibrazione (di corde, membrane, cavità orali). Persino l'intero teatro, qui, diventa immaginaria cassa di risonanza, in cui si accordano e si propagano sciami di note, cori, voci attoriali e infinite scritture timbriche, materia volatile concettualizzata nei 7 corpi trasparenti attraversati dalla luce, con cui Luisa Mazza ripensa il palcoscenico più importante di Noto. Il teatro, allora, è esso stesso organo risonante per impalpabili memorie acustiche: chissà che ogni teatro del mondo non conservi, fra le pareti e le pieghe dell'architettura, strati di onde e di frequenze, persino di parole, tali che un’utopica archeologia del suono, un giorno, arrivi a disseppellirne le tracce perdute”, scrive nel testo critico Helga Marsala.

“Risonanze”, realizzata in plexiglass, acciaio mirror, alluminio, espressione, parimenti, di conoscenza e levità, ha un cuore pulsante di luce, figurazione sonora d’intima e consonante bellezza. «Sono davvero felice di questo invito, è un onore essere stata coinvolta nella ricorrenza del cinquantesimo anno di attività dell'Associazione Concerti Città di Noto. Ho sempre amato la musica, anche se non sono un’esperta, né musicologa, né musicista. I miei ricordi legati all’Associazione Concerti Città di Noto, risalgono a quand’ero ragazza e consideravo i concerti estivi come qualcosa di grandioso a Noto. Andavo ad assistere con un senso di soggezione per qualcosa che mi metteva a contatto con una realtà, non solo musicale, diversa, di grande apertura. La magia del silenzio che precedeva l’inizio del concerto, immersi nella visione dei nostri splendidi cortili, preannunciava che stava per accadere qualcosa di straordinario: un insieme di tasti, corde, fiati, avrebbero dato vita all’estrema magia della musica. Perché, più delle altre sorelle, nella famiglia delle Arti, la Musica va dritta alle emozioni. Accosta il vicino al lontano, fa esistere chi non c’è più, può infonderti una leggerezza estrema. Con la musica sei libero, voli, o rievochi, purtroppo, una pesantezza dimenticata, diventi eroe o amante, puoi essere chi non sei e diventi altro fino alla trasfigurazione. È la musica che può aggiustare certi momenti brutti e dare quell’input a ricentrarsi», dichiara Luisa Mazza.

-Qual è stato l’approccio per la realizzazione di “Risonanze”?

«Nella mia impreparazione, né musicologa, né musicista, mi sono concessa un approccio puro, candido; ho chiesto il supporto di musicisti, con i quali è stato interessante collaborare, in particolare con Gavino Murgia. Il desiderio è stato quello di ricreare la stessa magia che infonde la musica sostituendo il linguaggio musicale con quello delle arti visive, o meglio affiancandolo per creare un’interazione con gli stessi intenti».

-Un desiderio da concretizzare a partire dall’alfabeto della musica?

«Sì, partire proprio dall’alfabeto della musica, dalle note, per attraversare l’armonia, la diffusione, l’universalità, le dissonanze in relazione anche al luogo che ospita l’opera. Altresì, il desiderio di rendere visibile quell’immaginario che solo la musica riesce a scatenare. In pratica, l’operazione artistica, è quella di immaginare non con la musica, ma la musica, cioè rendere visibile “quell’immaginario” che la musica costruisce e che crea Mondi».

-Pronta per essere accolta anche da altre sedi, nazionali e internazionali, un’opera per una progressione di 7 elementi, vogliamo svelare qualche dettaglio?

«Vorrei specificare che la progressione è regolata da misure precise. È una progressione di 7 elementi che si possono immaginare ottenuti dalla compressione o dall'allungamento di una sfera. 7 figure, che oserei paragonare alle note (le principali) con caratteristiche “visive”, continuo ad immaginare, simili all'evoluzione di suoni. È come attuare il passaggio dalle note, come suono/scrittura musicale, ad altre delineate visivamente, ed effettuare il transito, da un linguaggio all'altro, fluendo attraverso gli alfabeti che li contraddistinguono (traduzione visiva dell’alfabeto musicale: le note). E in questo passaggio, trasportare la forza evocativa, emozionale della musica, intrecciata all’immaginazione e alla visione».

-Per concludere, domandiamo: oggigiorno qual è (o dovrebbe essere) la funzione dell’arte e quali responsabilità deve (o dovrebbe) assumersi?

«Sarebbe meraviglioso se almeno l’arte potesse trasmettere il codice vitale per educare all’Armonia. Trovo nell’arte ben espressi prevalentemente i disagi individuali nel caos collettivo. L’arte, già a volte inadeguata, rischia di diventare una piccola voce trascurata e soffocata dalla coralità degli ingranaggi trainanti e rappresentativi, davvero responsabili del presente e del nostro futuro».