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Bufera su Riina jr, Maria Falcone: «Raccapricciante cercare di riabilitare quel mafioso spietato»

La sorella del giudice ucciso nella strage di Capaci interviene, così come hanno fatto istituzioni, politici e ordine dei giornalisti

Redazione La Sicilia

19 Settembre 2025, 19:10

Maria Falcone, Salvatore Riina jr

Maria Falcone, Salvatore Riina jr

La polemica sul podcast Lo Sperone con l’intervista al figlio del boss Totò Riina, Giuseppe Salvatore, che, per un’ora e praticamente senza contraddittorio, ha difeso la figura del padre, propinando presunte verità sulle stragi di mafia del '92, non poteva non far sobbalzare, tra tanti, anche Maria Falcone, la sorella del giudice ucciso a Capaci.

«Mi pesa dover intervenire sulla intervista rilasciata da Giuseppe Salvatore Riina, criminale condannato a diversi anni di carcere per associazione mafiosa, ma sento il dovere morale di rispondere alle aspettative della società civile di fronte a dichiarazioni vergognose che cercano solo di dare una parvenza di dignità e umanità a una figura raccapricciante come quella di suo padre. Totò Riina è stato un capo mafioso, spietato, capace di ordinare stragi che hanno insanguinato l’Italia. È stato il simbolo più feroce della barbarie mafiosa e cercare di ricordarlo in altro modo, cercare di umanizzarne la figura o di attenuarne le responsabilità, significa insultare la memoria delle vittime e la coscienza civile dell’intero paese», dice Maria Falcone.

«Ringrazio con gratitudine la politica, le istituzioni e la società civile per l’immediata e corale reazione di sdegno. Non spetta certo a me ricordare che mio fratello Giovanni e Paolo Borsellino sapevano di essere condannati a morte da Cosa nostra e di avere con la mafia una partita aperta che si sarebbe chiusa solo come si chiuse con le stragi di Capaci e via D’Amelio - aggiunge Maria Falcone -. Giovanni ha combattuto la mafia fino all’ultimo istante della sua vita. È stato lui, da direttore generale degli affari penali al ministero della giustizia, a ideare la moderna normativa antimafia: la confisca dei beni, il ruolo dei collaboratori di giustizia, le direzioni distrettuali la direzione nazionale antimafia e la procura nazionale antimafia. È stato lui, insieme a Paolo Borsellino e al pool antimafia, a rendere possibile il maxiprocesso, la più grande vittoria dello Stato contro la mafia, e soprattutto a garantirne in cassazione la conferma definitiva, non a caso nel 1992. Cosa nostra sceglie sempre con grande attenzione i propri obiettivi e nessuna menzogna, nessun ignobile tentativo di riabilitare un criminale potranno mai cancellare ciò che è scolpito per sempre nella storia del nostro paese».