«Era violento»: moglie e figli lo uccidono con 20 colpi di coltello (uno da cucina e due da macellaio)

Di Francesco Terracina / 15 Dicembre 2018

Tre persone per uccidere una vittima addormentata sembrano troppe, stando alla «scienza del delitto», ma questo ha l’aria di essere un caso a sé. Persino gli investigatori hanno difficoltà a mandare giù il racconto di tre assassini che hanno confessato: una madre e due figli massacrano con venti coltellate il capofamiglia, il quarantacinquenne Pietro Ferrera, mentre dorme.

Eppure è andata così: a prescindere dalla confessione dei tre, i poliziotti di Palermo, arrivati sul luogo, non hanno avuto dubbi: la scena del crimine “parlava”, hanno detto. E’ stato subito chiaro che si trattava di un omicidio a più mani, anche se Salvatrice Spataro, 45 anni, quando aveva chiamato i soccorsi – poco dopo la mezzanotte – s’era attribuita il delitto: «Venite subito – ha detto al centralino del 118 – ho colpito con diverse coltellate mio marito mentre dormiva, accanto a me c’è mio figlio, è tutto insanguinato».

Per l’intera mattinata sembrava che fosse lei l’unica autrice dell’omicidio, avvenuto nella casa di famiglia, in un residence alla periferia sud-est di Palermo, al civico 138 di via Falsomiele, luogo che già nel nome s’annuncia ingannevole. E invece si trattava solo di un fraintendimento: la donna – ha spiegato il capo della Mobile di Palermo, Rodolfo Ruperti – non ha mai cercato di scagionare i figli Vittorio e Mario, 21 e 20 anni, che all’arrivo della polizia avevano ancora i coltelli in tasca, sporchi di sangue.

Perché Pietro Ferrera è stato ucciso? In famiglia litigavano sempre, dicono i vicini. Era un violento, spiegano la moglie e i due figli maggiorenni: in casa ci sono altri due ragazzi, più piccoli, che nella notte tra venerdì e sabato non erano in casa perché ospiti da parenti.

Ex militare, in pensione nonostante la giovane età, Pietro Ferrera gestiva un bar nel popolare quartiere di Ballarò, in piazza del Carmine, insieme ai due figli più grandi. Di lui non c’è traccia nel casellario giudiziario: nessuno l’ha mai denunciato, nessuno è mai andato al pronto soccorso dicendo d’essere stato picchiato da Ferrera; né i familiari né altri. La polizia insiste molto su questo aspetto e parla di «follia omicida», ricordando che solo ieri uno dei due figli maggiorenni della vittima aveva incontrato un poliziotto, annunciandogli che la madre aveva intenzione di sporgere formale denuncia contro il marito, a causa dei suoi comportamenti violenti. Preso l’appuntamento, la donna si sarebbe dovuta recare in Questura oggi, dove, però, è arrivata in manette.

Non è facile capire cosa sia passato per la testa della donna – una casalinga – e dei due figli. Vittorio, il più grande, ha il diploma da ragioniere; l’altro ha conseguito la maturità scientifica lo scorso anno. La modalità del delitto – da quello che finora è emerso – lascia pensare a un’azione premeditata, e a favore di questa ipotesi gioca anche il fatto che i due ragazzi più piccoli erano stati mandati a dormire da parenti. Poi la chiamata al 118, come se dopo venti coltellate fosse giunto un improvviso pentimento. Infine, i tre si sono consegnati alla giustizia senza nemmeno provare a concordare una versione che scagionasse qualcuno di loro, se si esclude il goffo tentativo iniziale della donna.

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