il caso
Lo Stato confisca un terreno al nonno, il Parco Himera ne affida un altro alla nipote
Il caso scoperto e denunciato da Ismaele La Vardera che ha chiesto un intervento dell'assessore regionale ai beni culturali Scarpinato
Una mandria di mucche pascola beatamente sui resti di Himera a poche centinaia di metri dal parcheggio del Parco archeologico che è stato realizzato dalla Regione su un bene confiscato alla mafia.Ma il problema, al di là del fatto già di per sé grave delle mucche al pascolo, è quello che ha scoperto il deputato di Controcorrente Ismaele La Vardera.
La mandria è stata autorizzata a pascolare dal direttore del Parco, Domenico Targia nel 2022 dopo un’istanza che porta una firma pesante a Termini Imerese: quella di Elisa Baratta, imprenditrice agricola nipote di Antonio Baratta, l’uomo al quale, con una sentenza della Cassazione del settembre 2021, fu confiscato per mafia il terreno sul quale poi fu costruito il parcheggio ad uso dello stesso Parco.
La beffa delle beffe
«La beffa delle beffe – ha denunciato La Vardera – è che la stessa Regione concede i propri terreni per fare pascolare le vacche dei parenti della stessa famiglia mafiosa al quale lo Stato ha confiscato i terreni. Lo Stato confisca e poi la Regione consente alla stessa famiglia di far pascolare le vacche».
La convenzione
La convenzione tra Elisa Baratta (per un corrispettivo di poco più di 200 euro l’anno: pochissimo) e il direttore del Parco Domenico Targia è del 2022, e quindi successiva di qualche mese alla sentenza della Cassazione che confiscava il terreno dove poi la Regione ha realizzato un parcheggio. Parcheggio peraltro quasi sempre vuoto se pensiamo che, secondo i dati della stessa Regione, il sito di Himera è visitato in media da meno di 400 persone al mese, una decina al giorno. Si può dire che sui resti della città greca di Himera, ad oggi, ci sono più mucche che turisti. Mucche che pascolano e che defecano sulle rovine archeologiche di un centro che ha una importanza fondamentale in tutta la storia del mondo occidentale: è qui che nel 480 avanti Cristo i sicelioti guidati dai siracusani e dagli akragantini respinsero i cartaginesi di Amilcare proprio negli stessi giorni in cui a Salamina i greci respinsero i persiani. Domenico Targia è finito sotto accusa da parte di La Vardera anche nelle scorse settimane per le condizioni fatiscenti in cui erano tenuti i reperti archeologici del museo di Ustica.
L’assessore non parla
Sulla vicenda La Sicilia ha provato a contattare l’assessore regionale ai beni culturali Francesco Scarpinato, al suo cellulare, ma purtroppo il telefono ha squillato a vuoto e pure il messaggio è rimasto senza risposta.
La questione della concessione a Elisa Baratta non passerà comunque sotto silenzio e finirà proprio sul tavolo di Francesco Scarpinato al quale Ismaele La Vardera ha chiesto una audizione urgente «sulle gravi criticità nella gestione del Parco Archeologico di Himera, Solunto e Iato» e relativa alla «concessione a soggetti con parentele mafiose e gravi rischi per il patrimonio culturale».
Ma al Parco Himera c’è anche altro
Infatti l’ex Iena scrive: «Vi è la presenza di bestiame tra le rovine dell’area “Himera – città alta” in una zona sottoposta a vincolo archeologico; ho appreso che, tale pascolo, sarebbe stato autorizzato dal direttore Domenico Targia in favore di Elisa Baratta che risulta essere figlia di Pietro Baratta e nipote di Antonino Baratta, soggetto che “era stato dichiarato socialmente pericoloso” in quanto imprenditore in affari, fin dagli anni ’80, con i maggiori esponenti della mafia di Termini Imerese; e, pertanto, erano stati confiscati alcuni beni a lui intestati (con sentenza della Cassazione del settembre del 2021)».
Ma La Vardera segnala anche l’assenza di misure di sicurezza nell’Antiquarium “Pirro Marconi” e l’esposizione non protetta della “Phiale d’oro”, bene di elevatissimo valore economico e culturale, in un contesto privo di videosorveglianza e allarme e in generale gravi condizioni di abbandono e mancanza di tutela del patrimonio culturale, già riscontrate anche presso il sito preistorico dei Faraglioni di Ustica».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA