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Mafia ed estorsioni, blitz “Nuovo papa”a Monreale: 6 arresti

Di Redazione |

Palermo – I carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Monreale hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Palermo su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 6 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata. Anche questa operazione – come le precedenti indagini dei carabinieri denominate «Quattropuntozero» e «Montereale» – riguardano esponenti della famiglia mafiosa di Monreale. Tra marzo e ottobre 2016, erano stati tratti in arresto diversi esponenti al vertice del mandamento di San Giuseppe Jato.

I mafiosi di San Giuseppe Jato aspettavano che il «papa», Sergio Damiani, panettiere in carcere per una condanna per mafia uscisse di cella per consegnargli lo scettro del mandamento. Era dicembre del 2015. Oggi a Damiani, in carcere, è stato notificato un altro ordine di custodia cautelare nell’ambito del’operazione antimafia «Nuovo papa». In un primo momento Damiani che era tornato libero a Monreale rifiutò. Solo dopo la richiesta dei vertici di Cosa Nostra tra cui il barbiere Antonino Alamia cassiere della famiglia accettò di guidare il mandamento come fece lo zio Settimo Damiani e il padre Salvatore Damiani morto impiccato nel 2002 nella cella del carcere di Spoleto dove stava scontando una pena per mafia. Sergio dal dicembre del 2015 alla fine del 2016 prese le redini della famiglia mafiosa. Un investitura a tutti gli effetti che i carabinieri hanno sentito in diretta. Salvatore Lupo parlando con uno dei gli uomini di cosa nostra disse «Nuovo Papa…nuovo Papa a chi mettono? … Non hanno nessuno, forse non lo hai capito. L’unico Papa che poteva essere con loro sai chi era? Sergio!”). Damiani era ben voluto da tutti sia dai monrealesi che dagli uomini di San Giuseppe Jato come Ignazio Bruno. Il nuovo capo catechizzava tutti gli affiliati. Dovevano tenersi lontani da cellulari e parlare mai in luoghi chiusi e in macchina. Damiani non ha mai avuto un cellulare. I suoi ordini li dava mentre faceva la spesa nei grandi supermercati di Corso Calatafimi a Palermo. Era tra i carrelli e nelle vie attorno che i carabinieri del Gruppo di Monreale lo hanno seguito. A volte anche i militari sono entrati con i carrelli e hanno fatto finta di acquistare merce per tenere sottocchio il capo che non si fidava della tecnologia. Il nuovo «papa» restò in carica fino al 2016 quando fu emessa la sentenza d’appello e tornò in carcere dove si trova rinchiuso.

Due tentate estorsioni e un’intimidazione sono contestate nell’ordinanza del Gip di Palermo ai sei raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare. Ad essere prese di mira, due imprese edili che stavano realizzando appartamenti a Monreale (Pa), in via Barone Manfredi. Le ditte dovevano versare tremila euro per ognuno dei 18 appartamenti in costruzione e hanno dovuto far lavorare un’impresa che si occupa della realizzazione degli impianti idraulici. Gli imprenditori vessati dalle richieste estorsive non si sono rivolti ai carabinieri. Gli imprenditori, solo nel 2017, chiamati dai militari hanno confermato la tentata estorsione confermando tutte le richieste degli uomini mandati da Sergio Damiani, il nuovo «papa». Salvatore Lupo e Salvatore Billetta hanno avvicinato gli imprenditori, mentre Antonino Alamia, cassiere della cosca, teneva i contatti con il capo. L’intimidazione è stata spedita da Sergio Damiani a un ladro di appartamenti che senza autorizzazione aveva rubato in numerose case a Monreale. In quel caso il messaggio fu chiarissimo. Al giovane sono state recapitate a casa due proiettili. Messaggio chiarissimo tanto che i furti si sono ridotti in paese.  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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