Nomine Irfis, Crias, Ciapi ed enti agricoli ecco il piano di spartizione già a rischio

Di Mario Barresi / 20 Marzo 2017

Catania – «Sono appena tornatooo…». Come l’ex calciatore della Juve, Amauri, nel celebre spot della Costa Crociere. Oggi, in tarda mattinata, il governatore rientra a Palermo dopo un intenso long weekend istituzionale nella sua amata Tunisia. E Rosario Crocetta- rilassato e rinfrancato dai risultati della missione nordafricana – dovrà affrontare, alle 17, una seduta di giunta tutt’altro che ordinaria.

Oltre al contenzioso con Bruno Marziano sullo storno dei 16 milioni dai corsi dell’obbligo formativo all’assistenza ai disabili (l’assessore avrebbe ricevuto rassicurazioni: «Non c’è delibera, se ne può ancora discutere»), lo scoglio più difficile è il secondo punto all’ordine del giorno: «Nomine». Un generico riferimento a uno dei passaggi finali più delicati del Crocetta Quater. Che potrebbe fornirgli, grazie a una serie di convergenze parallele, la polizza sulla vita fino a ottobre. O dargli uno colpo tanto forte da essere quasi letale.

La lista è pronta. Il presidente l’ha concordata con i suoi fedelissimi. Ma anche con altri esponente della maggioranza. E pure del Pd. Lasciando fuori i 2/3 della “trimurti” dem: l’odiato Davide Faraone, ma anche l’influente franceschiniano Peppino Lupo. Ne esce bene, invece, Antonello Cracolici, che ha già messo nero su bianco gli dell’Agricoltura: Irvos, Esa e Istituto zooprofilattico. Che avranno tutti cda composti da interni della Regione: quindi senza esborso d’indennità, ma con il bollino di fedeltà a “Crac”, tranne il crocettiano Nunzio Calanna all’Esa.

Anche i Centristi, che domenica prossima dovranno decidere sull’annunciata uscita dal governo, incassano in contanti dopo la conferma dell’assessore alla Famiglia. Le caselle sono: una donna al vertice della Crias e un nome gradito a Gianpiero D’Alia al Ciapi. E anche l’ex Ncd, appena ribattezzato Ap, potrà lenire il tormento esistenziale di sostenere un governo sempre criticato. Con i due posti di amministratori unici degli Interporti di Catania e Palermo. E se la Sicilia democratica rappresentata in giunta dalla vulcanica assessora Luisa Lantieri potrebbe accontentarsi di uno strapuntino in una partecipata da definire, restano vuote due prestigiose poltrone all’Irfis, accanto al non dimissionario Salvatore Parlato. Una potrebbe andare in quota Sicilia Futura, l’altra al Pd. Possibilmente non faraoniano, magari di AreaDem. O forse no. «Ma l’asse Faraone-Cardinale – sbotta un autorevole esponente dem – è stato più che premiato con Torrisi alla Sac e Giglione dirigente alla Salute, che valgono più di due assessorati».

In questo quadro, il Pd e gli altri alleati aspettano. C’è chi avrà qualcosa e chi resterà a bocca asciutta. Il nervosismo si taglia col coltello. Anche dopo i blitz crocettiani per Sami Ben-Abdelaali (già piazzato all’Ircac) e Antonio Ingroia al vertice nuova Sicilia Digitale Spa. «Il presidente sta tirando troppo la corda», dice un altro big del Pd. Facendo anche balenare l’ipotesi che oggi, di ritorno dalla Tunisia, Crocetta possa trovare il mal d’Africa: più di un assessore sull’Aventino. Così, giusto per sabotare il numero legale. E rinviare l’ultima raffica di nomine. Congelarle per ricontrattarle, «senza fare l’asso pigliatutto».

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