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Una “voragine” negli organici della sanità in Sicilia: mancano 7mila posti

Per Sandro Idonea, segretario regionale della Fials Confsal, «senza questi operatori sanitari e senza le altre figure tecniche e amministrative si rischia di bloccare la macchina della sanità»

Di Giuseppe Bianca |

Non solo proroghe di precari, ma anche veri e propri vuoti divenuti rilevanti all’interno della sanità siciliana con il quadro generale che comincia a presentare un crescente deficit di risorse e di soluzioni.

Per Sandro Idonea, segretario regionale della Fials Confsal, «senza questi operatori sanitari e senza le altre figure tecniche e amministrative si rischia di bloccare la macchina della sanità», per questo motivo chiarisce: «Abbiamo chiesto al presidente Renato Schifani e all’assessore alla Salute, Giovanna Volo di assumersi la responsabilità di non mandare persone a casa, lavoratori vitali per le esigenze della problematica sanitaria in Sicilia». 

La prima dirittura d’arrivo che rischia di scompaginare un settore dal baricentro poco stabile riguarda la scadenza del 31 dicembre. E se lo stallo che non ha consentito di stabilizzare il personale è antico, consola ancora meno il fatto che non ci siano margini di certezza per il futuro. «Nel 2009 – spiega Idonea- una legge stoppò le assunzioni nella sanità fissando la soglia delle unità in servizio al 2004 meno lo 0,4 per cento. Quindi ciascuna Regione ha subito questo blocco. Ma se quelle del nord erano già attrezzate ed erano state più efficienti con i concorsi, noi in Sicilia eravamo già in difficoltà e siamo stati maggiormente penalizzati. Ci portiamo dietro quindi questo gap del 25-30 per cento di personale in meno rispetto alle regioni del Nord in proporzione alla popolazione. Mancano circa 7 mila lavoratori». All’interno del bacino del personale assunto durante la pandemia dovrebbero essere salve le figure degli operatori sanitari, perché «così dice la legge», chiarisce il sindacalista, ma per amministrativi, tecnici psicologi le certezze diventano molto più rarefatte.

Non destano infine meno preoccupazioni per Idonea, altri aspetti contingenti della vertenza sanità in Sicilia. «Oggi i soldi del Pnrr possono essere impiegati solo per le strutture ospedaliere e territoriali, cioè le case di comunità e gli ospedali di comunità, rinunciando a quelle per il personale, che, invece, dovranno essere finanziate con la legge di bilancio annuale, una scelta errata – attacca la Fials –  perché oggi, in bilancio, lo Stato non ha più soldi dovendo far fronte al caro energia». Doppio filo romano che non convince il sindacato: «Ripeto, tutto è legato a Roma, che in finanziaria non ha messo soldi per assumere, mentre le  prime risorse saranno disponibili negli anni che vanno dal 2023 al 2025». Infine, gli assetti da ridefinire che rimangono invece eternamente fermi, colpiti da quella sindrome creativa che la Regione accusa ogni qual volta deve mettere mano a cambiamenti strutturali. Altro tema fondamentale di cui Fials chiede la riforma infatti «è quello del servizio di urgenza emergenza del 118. I dipendenti della Seus lamentano, tra le varie criticità, la più grave e irrisolta, ovvero, la necessità di mettere mano alla dotazione organica, consentendo di coprire i vuoti di organico e di ricollocare in altre mansioni coloro che, per motivi di salute, perdono l'idoneità alla mansione di autista soccorritore».  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA