Ars, il neo deputato Alessandro Porto “rinnega” Lombardo: ecco perché si è iscritto al gruppo misto
Entrato nel Parlamento siciliano da primo dei non eletti fra gli autonomisti, ha scelto di non sedersi negli scranni dell'Mpa
Assurse, suo malgrado, agli onori della cronaca alle Regionali del 2017. Quando, la notte prima della scadenza della presentazione delle liste, cambiò cavallo. Scegliendo quello vincente: addio al già azzoppato Fabrizio Micari, in lizza a sostegno di Nello Musumeci. Ma, nella frenesia di quelle ore, non cambiò la foto sui santini elettorali. E fu subito l’apoteosi del candidato “double-face”.
Eppure, a Catania, in molti apprezzano Alessandro Porto come bravo amministratore. «Un uomo del fare». Poi che lo faccia con sindaci di sinistra (Enzo Bianco) o di destra (Raffaele Stancanelli ed Enrico Trantino), poco cambia: dalla civica filo-dem a Forza Italia, poi nell’Udc fino al “penultimo approdo” alla Lega. E infine il ritorno al suo amore giovanile: l’Mpa.
Così, quando Porto ha lasciato la giunta di Trantino per fare, da primo dei non eletti fra gli autonomisti etnei, il suo esordio all’Ars prendendo il posto di Giuseppe Castiglione (ai domiciliari per l’inchiesta per mafia), tutti pensavano che - dopo mesi di travaglio burocratico tra Palermo e Roma - andasse a sedersi negli scranni lombardiani.
E invece no. Porto, come emerso nella seduta di ieri, s’è iscritto al gruppo misto. Certo, con Miccichè, La Vardera e Auteri non gli mancherà il sollazzo. Ma il dato è politico: perché l’ha fatto? Lui non si espone, ma chi l’ha sentito evoca una “sindrome dell’abbandono” da parte del suo partito: il fuoco amico a Palazzo degli Elefanti, poco coinvolto (e poco convinto) su Grande Sicilia, abbandonato in panchina ad aspettare la sospensione di Castiglione, accolto «con freddezza» a Palazzo dei Normanni.
E lui, che si considera «un outsider della politica» (e che i suoi voti - tanti - a Catania ce li ha, con qualunque partito) ha deciso di starsene un po’ da solo. «E poi deciderò». Raffaele Lombardo, ça va sans dire, non l’ha presa bene.