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Cancelleri: «Il M5s si evolva subito o esplode». E indica a Di Maio il modello del partito light

Di Mario Barresi |

Catania – Onorevole Giancarlo Cancelleri, c’è cascato pure lei…«In cosa sono cascato?».

Nel rivendicare la vittoria anche dopo una sconfitta. Il Movimento 5 Stelle, queste Europee, le ha perse.«È chiaro che a livello nazionale abbiamo perso. Mi fanno rridere i commenti di chi in altri partiti è sconfitto, ma si accredita come diversamente vincente. Ma io ho rivendicato il risultato regionale: in Sicilia siamo di gran lunga la prima forza. E cresciamo, rispetto al 2014, dal 26 al 32 per cento. Siamo l’unico argine a una Lega dilagante».

Nell’Isola avete anche bruciato 700mila voti rispetto alle Politiche…«Sono elezioni diverse, c’è una partecipazione diversa, un minore pathos. E poi la scelta del governo regionale di non fare l’election day, oltre a costare un bel po’ di soldini, ha depotenziato l’affluenza nei comuni dove s’era appena votato per le Amministrative. Il Movimento, comunque, in Sicilia è forte e strutturato sul territorio».

Numeri alla mano, però, il centrodestra tradizionale in Sicilia è ancora nettamente maggioranza col 45 per cento.«Quello è un mondo che non esiste più. E mi dispiace che il presidente Musumeci si rallegri per un risultato virtuale. Quel centrodestra è un’idea romantica. Dalle Regionali a oggi è cambiato il mondo, dal treno a vapore siamo all’Hyperloop. Semmai, la chiave di lettura è un’altra: i siciliani hanno premiato, con oltre il 50 per cento, l’azione del governo nazionale».

Ecco, questo è il punto. Al di là dei dati siciliani, Salvini vi sta cannibalizzando. Lei ha detto che «bisogna cambiare passo». Ovvero?«Si devono analizzare gli errori e ripartire dalle soluzioni. Le faccio un ragionamento: dicono che il M5S tiene al Sud perché c’è il reddito di cittadinanza. Ma le domande di sussidio in Sicilia sono le stesse della Lombardia: se da noi prendiamo il 32 e lì il 9 per cento, secondo lei perché succede?»

Lo dica lei, non sia mai che le togliamo questo piacere… «Non è un piacere, ma un dato di fatto. In Sicilia c’è un gruppo, e quando dico gruppo non mi riferisco solo agli eletti ma a tutti gli attivisti, che ha creato una credibilità, incidendo sulla quotidianità delle cose. C’è presenza capillare, capacità d’ascolto, confronto dal vivo. Siamo riusciti a dare un volto umano a un progetto politico. In altre parti d’Italia non hanno capito che il cambiamento non si fa dalla plancia di comando, ma dai territori. Dobbiamo organizzarci: una struttura leggera, diversa dai partiti tradizionali, ma efficace. Un qualcosa di nazionale che coordini dei referenti regionali su agricoltura, scuola, imprese, lavoro, ambiente. Un partito light. Capito?»

Sì, ma ci faccia un disegnino per fugare ogni dubbio…«Se in Sicilia c’è un’istanza io faccio da interfaccia con i nostri al governo. Questo sistema va strutturato: se vuoi porre il tema X al ministro Tizio, devi parlare col referente regionale Caio. E poi una nuova rete su base locale: pensare a dei segretari comunali del M5S non significa prevedere onori, ma oneri per chi vuole impegnarsi».

Ne ha parlato al suo amico Di Maio?«Certo. E penso che la sua idea di un comitato politico vada in questa direzione. Ma si deve fare di più, presto. Io posso dare un contributo in termini di proposte, ma soprattutto pretendo che, visti i risultati, le istanze dei siciliani vengano ascoltate. Il nostro modello è vincente».

Qualcuno comincia a parlare di dimissioni del capo politico.«È un tema che non mi affascina. Luigi ha dato tanto, tantissimo, in termini di credibilità del M5S. Lui è pronto a prendersi le sue responsabilità, ma togliere Di Maio per mettere un altro non serve. Abbiamo avuto una crescita impetuosa e da quasi un anno siamo forza di governo: il movimento ha bisogno di evolversi. Le faccio un esempio pratico: a Caltanissetta, prima di vincere, da opposizione avevamo un solo consigliere e negli scorsi cinque anni c’era la riunione del lunedì per fare il punto. Ora che amministriamo la città c’è un’organizzazione diversa: assemblea permanente con tavoli di lavoro tematici che si riuniscono in base a necessità e urgenze. E così deve diventare a livello nazionale».

Ma non è uno snaturare l’essenza originaria del movimento “fluido”?«Guardi, Gianroberto (Casaleggio, ndr) aveva una visione, ma non è che possiamo restare identici a noi stessi per sempre. E poi lui stesso sarebbe stato il primo a capire che bisogna cambiare. La nostra struttura non è più sufficiente. Il problema non è più l’incapacità di crescere, ma il rischio di crollare. O ti evolvi o esplodi».

A proposito di evoluzione. Dino Giarrusso primo degli eletti in Sicilia alle Europee è un duro colpo per lei…«Io ho sostenuto tutti gli otto candidati. A chi mi chiedeva per chi votare mandavo per mail o whatsapp i profili di tutti. Io non ho mai fatto endorsement per nessuno, ognuno s’è fatto la sua partita. Sabato mattina ho chiamato Dino per fargli i complimenti per la campagna elettorale: l’ho trovato ovunque. In ogni paesino dell’Isola gli attivisti che mi dicevano: “È stato qui, noi lo votiamo”. E poi lui è un volto televisivo, ha una sua riconoscibilit. Era nell’aria, la sua elezione».

Dunque il fatto che Giarrusso abbia battuto Corrao non è una sconfitta per il gruppo dirigente che ha sostenuto l’eurodeputato uscente? Non un segnale che la leadership siciliana di Cancelleri è in discussione?«Nessun segnale. Se davvero c’è chi ha sostenuto un solo candidato, mi fa piacere questo gruppo abbia perso. E poi, se dobbiamo dirla tutta, allo stesso Ignazio non gliene frega niente se non è il primo per una manciata di voti: è stato rieletto, ha aumentato i voti. Il risultato è ottimo per tutti. Giarrusso per me sarà un portavoce con cui confrontarmi, come tutti gli altri. Adesso tocca a lui dimostrare che tutte le persone che hanno creduto in lui non hanno sbagliato».

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