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Caos nel Pd, opposizione all'attacco: «Cara Schlein, Barbagallo è un "abusivo"»

L’opposizione Dem rifiuta la «mano tesa» del segretario: «È minoritario votato dal 45% degli iscritti: ha perso da solo. Ora il Nazareno non può più tacere sul caso Sicilia»

Mario Barresi

03 Giugno 2025, 08:38

Caos nel Pd, opposizione all'attacco: «Cara Schlein, Barbagallo è un "abusivo"»

Quella «mano tesa» per un nuovo «percorso inclusivo» per il Pd siciliano? «Mi verrebbe da dire che Barbagallo sa perfettamente dove mettersela, ma mi limito a rispondergli che, non essendo degli accattoni, non abbiamo nulla da fare con gli strapuntini offerti da un segretario abusivo. La nostra battaglia continua».

Clima incandescente

La reazione del deputato regionale Giovanni Burtone magari sarà la più rabbiosa. Ma è emblematica per descrivere il clima nel Pd siciliano nel giorno del bis di Anthony Barbagallo. Una rielezione, da unico candidato, ancora ufficiosa: si aspetta la “vidimazione” dei risultati da Nico Stumpo, commissario inviato da Nazareno per sedare la faida congressuale. Manca l’esito di tre circoli su 240: Ribera, Butera e Castel di Lucio. Voteranno domani, forse. Ma sono un centinaio di iscritti.

Il fair play e l'opposizione

Nulla da fare. Nemmeno il fair play mostrato da Barbagallo nell’intervista di ieri a La Sicilia è servito a sbollire gli animi. L’opposizione, che ha disertato il congresso regionale, rispedisce al mittente qualsiasi proposta di armistizio. E contesta l’elezione. A partire dai numeri.

«Barbagallo ha perso da solo»

«Barbagallo ha perso il referendum che ha imposto su se stesso dilaniando il partito: solo il 45% degli aventi diritto lo ha sostenuto. Adesso si fermi e non faccia altro male al Pd», incalza Antonio Rubino. «Immagino che il sedicente segretario giocherà con i numeri provando a raccontare di feste nelle piazze, ma la verità - continua il leader siciliano degli orfiniani di Left Wing - è che la sua scellerata linea politica è stata clamorosamente bocciata: ha perso, persino giocando da solo».

I numeri definitivi

Il segretario è stato scelto dal 77% dei circa 10mila iscritti su 16.506 aventi diritto. «È stata una prova di grande partecipazione democratica - ribadisce ieri Barbagallo - in cui abbiamo rinnovato la nostra classe dirigente con under 30 e tante donne». Ma i suoi avversari leggono i numeri in tutt’altro modo. Se l’analisi si fa sugli iscritti (e non sugli effettivi votanti), la vittoria della mozione “RigeneriAmo il Pd” si rimpicciolisce. Così le 7.567 preferenze vengono ricalibrate: 45,4% degli iscritti. Con alcuni dati significativi: «Nella città di Catania ben sei iscritti su 10 non hanno votato il segretario etneo. Risultati ancor più modesti ad Agrigento, dove appena uno su cinque si esprime per l’unico candidato, e a Palermo e Messina, con i due terzi che lo bocciano. In circa un terzo dei 240 circoli l’uscente non supera il 20 per cento».

Caltagirone capitale anti Barbagallo

La capitale simbolica degli anti-Barbagallo è la sturziana Caltagirone: appena 5 voti, ma «in almeno un quarto dei circoli le preferenze sono state meno di cinque». Certo, come sostiene - citando «un vecchio saggio cossuttiano» - un esponente di peso dell’area Schlein, i risultati elettorali «sono come la pelle dei c…: ognuno può rigirarsela come vuole». Così fa anche Mirello Crisafulli, da par suo, portando i dati alle estreme conseguenze: «Barbagallo? Per me non è stato eletto… Anche i ciechi hanno visto cos’è successo: non abbiamo un segretario legittimato dal voto dei nostri. La segreteria nazionale non può stare zitta».
Un ragionamento che Fabio Venezia, scelto dalla fronda dell’Ars come potenziale alternativa eppure poi non schierato, argomenta con toni pacati quanto decisi: «Il congresso è l’impietosa fotografia di un partito drammaticamente fragile. Urge una riflessione a livello regionale, ma non solo: il Pd Sicilia non può essere la palla al piede di Schlein».

Parola a Roma

A proposito di riflessioni. Oggi è in programma un confronto dei bonacciniani, con la partecipazione dei big nazionali della corrente. Bisogna scegliere la linea da seguire sul caso Sicilia. A partire dai ricorsi sul congresso regionale, che - dopo un rimpallo fra Palermo e Roma - sono sul tavolo della commissione nazionale di garanzia del Pd. Gli oppositori di Barbagallo si dicono «fiduciosi» sull’esito delle contestazioni, soprattutto su quelle relative al regolamento congressuale (che «non ha mai avuto il via libera» dal Nazareno) e sul voto palese nei circoli siciliani che «contraddice ogni principio di riservatezza».

La distanza tra segreteria regionale e gruppo Ars

Ma c’è anche una riflessione politica a monte: se la segreteria Schlein «non fosse così in imbarazzo sui brogli siciliani» si sarebbe già espressa su carte bollate e veleni. Sintomo che «la partita non è chiusa».
Sullo sfondo resta una ferita insanabile fra la segreteria regionale e il gruppo dell’Ars. «Se Barbagallo, imbeccato da autoproclamati portavoce di Schlein, non avesse aperto la questione morale sugli emendamenti dei deputati - ragionano dall’opposizione - un accordo si sarebbe potuto anche trovare». E invece no. «Io - ribatte Burtone - non accetto alcuna tregua per due ragioni. La prima è che, avendo usato i fondi per non profit meritorie e interventi urgenti sui territori, non prendo lezioni di moralità da chi prima era un discepolo di Lombardo e alla sua prima candidatura regionale nel 2012 mendicava un posto in lista nel Pdl. La seconda è che sono indignato dalle accuse di non avere sostenuto la segretaria alle Europee: io, con 40 gradi e lo zuccotto della chemio in testa, ero a fare campagna elettorale per Elly. Che non può più tacere sulla Sicilia».