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Catania, Ardita resta il “sogno proibito” del centrodestra mentre Pogliese tesse la sua trama

Emissari del ministro Urso di nuovo in pressing sul magistrato, che un mese fa rifiutò il corteggiamento Contromosse di FdI dopo l’outing di Sudano. Ma il «super candidato» sembra sfumare

Di Mario Barresi |

Magari resterà ciò che è stato, in gran segreto, nelle ultime settimane. E cioè: un sogno proibito. Ma il centrodestra – che già poco più di un mese fa aveva ricevuto un «no, grazie: non sono interessato» come risposta al garbato corteggiamento – ci riprova. Con Sebastiano Ardita. Per convincere quello che nella coalizione, ma anche al di fuori, viene definito «il super candidato».

Dov’è il dott. Ardita?

Per il diretto interessato non dovrebbe essere cambiato lo scenario del precedente rifiuto, ma – a maggior ragione dopo la discesa in campo della leghista Valeria Sudano – il pressing sul magistrato catanese, negli ultimi giorni, è tornato a essere forte. Pur col dovuto rispetto. E viene condotto direttamente in nome del big meloniano Adolfo Urso, che avrebbe preso con i vertici nazionali del partito l’impegno di «fare un ultimo tentativo». E allora non è un caso, come raccontano più voci in tribunale, che proprio giovedì mattina l’avvocato acese Stefano Arcifa (una delle persone più vicine al ministro delle Imprese) si aggirasse nei corridoi del primo piano. «Dov’è il dottore Ardita?», avrebbe chiesto il civilista a un pm. Magari non sapendo – come La Sicilia ha verificato con fonti di Palazzo dei Marescialli – che per il decreto di ricollocamento in ruolo del consigliere uscente del Csm si dovrà aspettare almeno fino alla seconda settimana di marzo. E dunque, per ora, Ardita non bisogna certo cercarlo a Piazza Verga.

Dove lo aspettano a braccia aperte: lo scorso novembre, il procuratore Carmelo Zuccaro in una circolare sulla riorganizzazione interna, ha ipotizzato di assegnare ad Ardita il coordinamento della nuova “Area 3” della Dda (reati mafiosi nelle province di Siracusa e Ragusa) oltre che dei gruppi di lavoro su misure di prevenzione e su esecuzioni penali. Riservando «in sovrannumero rispetto alla pianta organica» il posto di procuratore aggiunto, nel frattempo coperto, «con riassorbimento alla prima vacanza». Eppure a Roma è in discussione il rientro degli ex componenti del Csm (oltre ad Ardita, anche Conchita Grillo e Giuseppe Cascini) nei ruoli direttivi o semidirettivi già coperti, nodo non esplicitamente sciolto dalla riforma Cartabia. Nel frattempo, però, Ardita ha presentato domanda al Csm, assieme ad altri 14 candidati, per il posto di procuratore di Messina.

Il rifiuto

«Ma non se ne parla nemmeno», ha sempre risposto il magistrato catanese, acuto osservatore dei problemi della città e soprattutto delle sue periferie, a chiunque – non soltanto dall’area del centrodestra – gli sottoponesse l’idea di un impegno da amministratore “civico”. E dovrebbe essere la stessa risposta che riceverà, qualora dovesse trovare il pm, anche l’avvocato Arcifa. Ursiano di ferro (figlio del decano del foro, Girolamo, cent’anni compiuti a novembre scorso), noto ad Acireale anche per il suo hobby aeronautico che lo ha portato a ricostruire un velivolo nel giardino della sua villa, ma ora in rampa di decollo a Roma per un ruolo di vertice all’Enac.

Ignazio La Russa dietro il pressing di Adolfo Urso

Il fatto che, attraverso i suoi emissari, si stia muovendo Urso, secondo qualche patriota beniformato significa anche che «stavolta Ignazio vuole guardarsi la partita catanese dalla tribuna». Dopo essere stato il kingmaker della scelta di Renato Schifani, dopo aver imposto Gaetano Galvagno al vertice dell’Ars (e una serie di suoi fedelissimi fra Parlamento e Csm), il presidente paternese del Senato sarebbe un po’ meno in prima linea. Se potesse scegliere il suo nome per Palazzo degli Elefanti, magari indicherebbe Ruggero Razza, anche in nome del suo asse consolidato con Nello Musumeci.

Eppure, secondo i vertici regionali del partito, in pole position adesso non c’è più l’ex assessore regionale alla Salute. Scalzato, grazie a un lavoro diplomatico di Salvo Pogliese, dall’ex assessore comunale Sergio Parisi. Ufficialmente FdI ha proposto in questi giorni una terna di potenziali candidati: oltre a Parisi e Razza, anche l’altro ex assessore etneo Pippo Arcidiacono.

Ma il cuore di Pogliese, superate alcune incomprensioni, batte per Parisi. Tant’è che l’ex sindaco, ieri mattina, in un vertice riservato a quattro, s’è spinto a ufficializzare di «aver chiuso l’accordo con Lombardo e Cuffaro su Sergio». Se fosse così, considerata anche la posizione del leader forzista Marco Falcone (leale con Razza, ma non ostile a una scelta diversa degli alleati), metterebbe all’angolo Sudano, costringendo Luca Sammartino ad accettare l’evidenza. O a correre comunque, spaccando la coalizione. Nessun altra exit strategy, perché anche la “papessa nera”, la costituzionalista Ida Nicotra, sondata da FdI (e molto gradita a Falcone, oltre che a moderati extra coalizione) lo scorso fine settimana come eventuale «candidata di alto profilo per fare sintesi», ha rifiutato la prospettiva, dopo 48 ore di riflessione. «Dieci anni fa avevo detto sì, ma c’è un tempo per tutto e questo non è il mio», la saggia risposta della docente, moglie del neo-membro laico del Csm in quota meloniana, Felice Giuffrè.

La trama tessuta da Pogliese

Il coordinatore regionale del partito ha comunicato la novità sulle sue trattative ai big catanesi del partito: il vicecapogruppo alla Camera, Manlio Messina, il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, e il coordinatore provinciale Alberto Cardillo. Pogliese, in questi ultimi giorni, ha tessuto una fitta trama di relazioni. Tornando persino a parlare (e a chiarirsi) con Raffaele Lombardo, con cui aveva rotto da tempo, per ragioni idrico-poltronistiche. Ma, più che un via libera a Parisi, dal patron autonomista è arrivato un «fate voi». Sollecitato da Arcidiacono e legato a Razza da un’affinità elettiva, Lombardo avrebbe detto che «questo Parisi io non lo conosco, ma me ne hanno parlato bene mio nipote Giuseppe (Lombardo, deputato regionale, ndr) e Castiglione (Giuseppe, altro autonomista all’Ars)». Anche da Totò Cuffaro – però da sempre molto affezionato a Sammartino, che considera una sorta di suo «erede» – il sostanziale nulla osta, anche in questo caso motivato più dalla «necessità di tenere unita la coalizione» che da una specifica preferenza.

Pogliese riesce a piazzare in pole position Parisi. Che, in parallelo, muove i suoi passi da solo. Parlando a tu per tu con Ignazio La Russa, grazie alla sponda di Carmen Urso Catanzaro, anima dello Yachting Club (dove l’aspirante candidato ha organizzato un paio d’eventi), in lista con An per l’Ars nel 1996, ma soprattutto vedova di Giovanni Catanzaro, larussiano doc nell’epopea dei call center a Paternò. «Ma questo chi è, che vuole da me?», la reazione di pancia di ‘Gnazio prima dell’incontro con Parisi, descritto però come «molto proficuo».

Il nome di Parisi non convince tutti

E ieri il «gradimento diffuso» degli alleati sull’ex assessore, adorato dai tifosi rossazzurri per l’avvento di Ross Pelligra in città, è stato sottolineato da Pogliese in un vertice serale con dirigenti, parlamentari ed ex di FdI. Convincendo tutti? Non ancora. Perché, oltre alle ovvie perplessità dei musumeciani e all’apparente neutralità degli Ignazio-boys di Galvagno, voci meloniane registrano una certa freddezza da parte da Messina. «E Manlio, in questo momento – annota un dirigente di peso – a Roma conta molto, forse anche più di La Russa». Riuscirà Pogliese a superare le perplessità dell’ex assessore al Turismo, che qualcuno ritiene essere legate, più che al sostegno a Razza, a ruggini personali fra i due e soprattutto a un derby per la leadership del partito non solo catanese ma regionale? In molti ne sono sempre convinti. Ma la prossima settimana il dossier Catania verrà discusso a Roma. E la candidatura di Parisi (con le altre due) sarà al vaglio di Francesco Lollobrigida. Prima dell’eventuale finalissima: la trattativa fra i vertici nazionali di FdI e Matteo Salvini. Una partita che, se ci fosse ancora la schedina del Totocalcio, sarebbe da “1X2”. Nonostante i diversi rapporti di forza.Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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