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Catania e il toto assessori, Schifani avverte: «Niente “niet” se no cambio la mia Giunta»

Il presidente e Falcone ai ferri corti sulla giunta etnea. Sammartino dopo l’exploit alle urne blinda entrambi gli assessori. Ma Salvini sacrificherà Cantarella?

Di Maria Barresi |

Renato Schifani, ormai, non le manda più a dire: «Sulla scelta degli assessori a Catania non accetto niet. E se qualcuno minaccia di dimettersi sappia che io un nuovo assessore all’Economia lo trovo in tre ore». Il «qualcuno» in questione è Marco Falcone, il cui “rating” a Palazzo d’Orléans è ai minimi storici. L’affermazione del coordinatore etneo di Forza Italia alle elezioni amministrative sotto il Vulcano non è bastata a tirarlo fuori dall’occhio del ciclone presidenziale. Anzi, paradossalmente, il rapporto è pure peggiorato. Perché Falcone, che ha fatto il pieno di consiglieri eletti, adesso rivendica il diritto di indicare gli assessori forzisti nella giunta di Enrico Trantino.

Il pallottoliere

Ma il governatore, pallottoliere elettorale alla mano, sostiene che «un terzo di quei voti non sono dell’assessore». E così, in piena sintonia con il commissario regionale Marcello Caruso (nominato assessore-civetta in prima battuta) sostiene la tesi che a Falcone spetti un nome, ma che il secondo debba rappresentare «le altre anime del partito a Catania».

La diaspora etnea, adesso, assume le proporzioni di un caso regionale. Che s’incrocia con altri fattori, nella settimana dei ballottaggi dopo i quali ci dovrà essere il «check del governo regionale» annunciato da Schifani. Che non esita a definire «traballante» la posizione dell’assessore all’Economia, al netto delle altre (il leghista Mimmo Turano, la forzista Giovanna Volo e il meloniano Francesco Scarpinato) da valutare. C’è chi è convinto che alla fine non ci sarà alcun rimpasto almeno fino alle Europee del giugno 2024, ma il governo regionale è comunque di fronte alla sua prima crisi d’identità.

Lo scontro su Catania

Lo scontro su Catania è condizionato anche da un recente precedente: il rabbioso rifiuto di Falcone di votare la nuova mappa delle Camere di Commercio, con il ripristino dell’ente del sud-est che blinda l’attuale assetto e soprattutto i vertici di Sac, a partire dall’ad Nico Torrisi, in totale simbiosi col governatore. E dire che l’assessore all’Economia qualche giorno fa ha dato un segnale di buona volontà: ha obbedito, magari controvoglia, alla «linea del partito regionale», apparentando la sua lista azzurra a Roberto Barbagallo, candidato carissimo a Nicola D’Agostino, nonostante gli imbarazzi giudiziari che aleggiano. «Il presidente ha minacciato Marco di ritiragli le deleghe, se non l’avesse fatto», rivela un informato big alleato. Ma adesso la tensione è risalita: l’assessore all’Economia vorrebbe indicare entrambi gli assessori a Trantino, ma i vertici regionali del partito spingono per la nomina di Salvo Tomarchio, primo dei non eletti all’Ars, in ottimi rapporti con D’Agostino. E Falcone non l’ha presa bene. Fino a ipotizzare l’addio alla giunta? In questo contesto, Gianfranco Miccichè ci sguazza gongolando: «Falcone e qualcun altro mi stanno già rimpiangendo», ridacchiava l’ex viceré berlusconiano di Sicilia nei corridoi di Palazzo dei Normanni.

La riunione all’Ars

Proprio all’Ars la questione è stata affrontata in una riunione fra i deputati regionali e i coordinatori provinciali forzisti. All’ordine del giorno l’organizzazione dei gazebo forzisti per il tesseramento, chiesti da Silvio Berlusconi, in programma il 24 giugno. Ma a margine Caruso (Schifani non era presente) ha fatto il punto con Falcone e D’Agostino. «Si sono un po’ abbassati i toni», raccontano colleghi neutrali. Ancora non c’è una soluzione (anche perché Schifani sul secondo assessore vuole andare avanti «per una questione di principio»), ma sono emerse almeno un paio di exit strategy. La prima è quella di chiedere a Trantino il terzo assessore, basandosi sui calcoli del sistema di spartizione dei posti pattuito dal centrodestra catanese. «Arrotondando il coefficiente per eccesso ci spetta», azzarda qualcuno. Ma da FdI hanno fatto sapere che non se ne parla nemmeno. E allora l’altra ipotesi praticabile è consegnare una lista di nomi al sindaco, che ne sceglierà due. Con cinque aspiranti in ballo: oltre a Tomarchio, Giovanni Petralia, Melania Miraglia, Antonio Villardita e Massimo Pesce. Tutti comunque graditi a Falcone.Oggi Caruso sarà a Catania per discutere la faccenda con il neo-sindaco e non è improbabile che, da assessore “palermitano” designato simbolicamente, debba partecipare già venerdì alla prima seduta con mezza giunta.

La coda avvelenata della Lega

Anche nella Lega il post voto etneo ha una coda avvelenata. Ieri in città c’è stato un blitz di Matteo Salvini, che ha incontrato il sindaco Trantino. In piazza Duomo le truppe di Luca Sammartino (assente perché impegnato in assessorato, lo ha rappresentato Valeria Sudano) hanno accolto il Capitano con una parata degli eletti. Più in disparte c’era Fabio Cantarella, ex assessore comunale, salviniano della prima ora. Ritenuto fuori gioco dalle nomine in giunta: i sammartinani hanno già indicato l’ex consigliere di circoscrizione Andrea Guzzardi e adesso puntano sul consigliere comunale rieletto Peppe Gelsomino. Eppure c’è qualche mosca, che ronzava a Palazzo degli Elefanti durante il faccia a faccia fra Salvini e Trantino, pronta giurare che il nome di Cantarella sia ancora sul tavolo. Il leader della Lega pensava addirittura che fosse stato già indicato al primo turno, per scoprire poi che a Catania erano state fatte scelte diverse. In nome, soprattutto, della potenza di fuoco elettorale di Sammartino&C.

Salvini confermerà le scelte del vicepresidente della Regione? Può darsi. Anche se in teoria dovrebbe ascoltare anche la commissaria regionale Annalisa Tardino, ieri presente a Catania, che descrivono come «perplessa dalla deriva dello strapotere di Luca». L’eurodeputata farà pesare il suo ruolo sostenendo la vertenza di Cantarella? Oppure, anche per la legge dei numeri alle urne, sarà costretta a “vidimare” la linea di Sammartino&Sudano a Catania? Anche la Lega è a un bivio. Con vista sulle Regionali del 2024.Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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