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IL RETROSCENA

Catania, il toto-nomi della Giunta Trantino: faida in Forza Italia, il dubbio di Pogliese, “lady X” per i lombardiani

L’azzurro Petralia avanti, per Tomarchio il veto di Falcone. Sui due nuovi di Fdi certa Lombardo, ballottaggio Sangiorgio-Barresi

Di Mario Barresi |

Enrico Trantino vorrebbe varare la sua giunta «entro brevissimo tempo». Magari nominando subito i cinque assessori già designati in campagna elettorale (come fece Salvo Pogliese nel 2018 con la metà della squadra subito operativa), per poi concludere il resto la prossima settimana.

Ma fra i buoni propositi del nuovo sindaco e la realtà c’è di mezzo il caos dei partiti. Uno in particolare: Forza Italia. Che ha già indicato, come nome “segnaposto”, il coordinatore regionale Marcello Caruso (segretario particolare di Renato Schifani), giusto per sedare in campagna elettorale lo scontro interno. Adesso il palermitano Caruso – complicato ipotizzare una sua presenza per raggiungere il numero legale delle prime sedute di mezza giunta – dovrà tirarsi indietro, come da previsioni.

Non c’è accordo

Il punto è che non c’è l’accordo sui due forzisti che dovrebbero entrare in giunta con Trantino. O meglio: sul primo nome, quello di Giovanni Petralia, non ci dovrebbero essere dubbi. Già capogruppo a Palazzo degli Elefanti, è uno dei big delle preferenze azzurre anche in quest’ultima tornata: oltre 1.800. L’alfiere di Marco Falcone dovrebbe avere il meritato posto al sole.

Ma il problema è l’altro nome. L’assessore regionale all’Economia, che ha piazzato quasi tutti i suoi fedelissimi fra gli eletti in consiglio comunale, vorrebbe premiare una new entry donna: Melania Miraglia, giovane medico che alle elezioni ha corso in tandem con un altro ingombrante vincitore come Riccardo Pellegrino.

Le indicazioni da Palermo

Ma da Palermo arrivano altre indicazioni: il coordinamento regionale del partito spinge per Salvo Tomarchio, primo dei non eletti etnei all’Ars. Legato a Nicola D’Agostino, deputato regionale in questo momento nel pantheon di Palazzo d’Orléans. Ma Falcone, che ha già accettato il pressante invito presidenziale di appoggiare con la sua lista l’aspirante sindaco vicino a D’Agostino, Roberto Barbagallo, nel ballottaggio ad Acireale, stavolta non vuole ingoiare il rospo. E si annuncia battaglia, oggi a Palermo, nell’incontro fra i coordinatori provinciali e i deputati regionali. All’ordine del giorno l’analisi del voto e le strategie del partito siciliano, ma ci sarà modo di affrontare il nodo Catania.

Falcone alza il muro su Tormarchio, disposto a un compromesso su un altro dei delusi alle Regionali, Antonio Villardita, pur di non dare spazio «visti i risultati straordinari dei nostri candidati» al rivale acese, che comunque rivendica di aver portato, assieme allo stesso Tomarchio, «circa un terzo delle preferenze della lista».

La preferenza

Trantino, dal canto suo, avrebbe fatto arrivare anche una certa preferenza per un altro forzista, Massimo Pesce, tra l’altro già assessore con Raffaele Stancanelli, con l’ipotesi pure di dargli il grado di vicesindaco. Ma per Pesce è più probabile la presidenza di una partecipata pesante.

Fratelli d’Italia

Molti meno problemi di scelta dentro Fratelli d’Italia. Anche perché, nel partito del sindaco eletto, i numeri del predecessore Pogliese (otto consiglieri a lui riconducibili fra lista col simbolo e civica di Trantino) sono davvero pesanti. E così il coordinatore di FdI per la Sicilia orientale, dopo aver piazzato il fedelissimo Sergio Parisi in prima battuta, deve soltanto scegliere uno fra due dei suoi: Luca Sangiorgio, che ha rinunciato alla ricandidatura in consiglio lanciando dei giovani vincenti, è favorito per il posto in giunta, anche se Andrea Barresi (oltre duemila preferenze, secondo più votato dietro Daniele Bottino) è ancora in corsa, anche in virtù dell’esperienza da assessore ai Rifiuti. Oltre a Parisi e al vincente del ballottaggio Sangiorgio-Barresi, il terzo nome di FdI è certo: Viviana Lombardo, ex assessora, figlia d’arte e gradita al presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno. Che, in caso di dimissioni di Lombardo da consigliera, piazzerebbe la prima dei non eletti, Agata Scalia.

La Lega

Definita la situazione altrove. La Lega confermerà l’ex consigliere di municipalità Andrea Guzzardi, già designato in prima istanza, accoppiando un altro esponente di spicco del gruppo di Luca Sammartino: il consigliere uscente Peppe Gelsomino. Non è della partita, nonostante sia fra i primi ad aver sposato la causa di Matteo Salvini (che oggi arriva a Catania in un blitz dopo un convegno sul Ponte a Messina) l’ex assessore Fabio Cantarella, anche dopo il flop (poche decine di voti) del suo candidato in consiglio.

La Dc

Chiaro, sintetico e deciso Totò Cuffaro: dopo Alessandro Chisari, la sua Dc ha indicato a Trantino pure il nome dell’avvocato Giuseppe Marletta, già in giunta con Raffaele Stancanelli. In sospeso la rivendicazione di un posto in una delle partecipate.

I lombardiani

Raffaele Lombardo, invece, lascia ancora scoperta l’ultima carta. Confermato Alessandro Porto (per lui in ballo potrebbe esserci l’assessorato ai Rifiuti, in asse con la Regione, visto che è vice capo di gabinetto di Roberto Di Mauro), il secondo nome non è stato ancora comunicato a Trantino. Che aveva chiesto agli alleati dell’Mpa «un nome di alto profilo, magari una donna del mondo universitario». Qualcuno, fra gli autonomisti, ci ha pure scherzato su, ipotizzando la provocatoria nomina di una titolare di un Caf in un quartiere popolare: «Lei ha fatto l’Università della vita». Ma, scherzi a pare, a breve dovrebbe arrivare l’indicazione finale, di cui s’è discusso ieri sera in un vertice fra i lombardiani. «Abbiamo una terna di nomi: tutte donne di qualità. Stiamo decidendo quale sia la migliore anche per un eventuale incarico ai Servizi sociali», confessa Fabio Mancuso.

Oggi, dunque, gli ultimi fuochi d’artificio nei partiti del centrodestra catanese. Poi, dopo la conta dei vincitori e dei vinti, già domani dovrebbe esserci un vertice di coalizione con Trantino. L’ultimo, prima del varo della giunta.

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