21 dicembre 2025 - Aggiornato alle 13:03
×

Corruzione all'Ars, l'indagine su Galvagno ai "tempi supplementari": le strade possibili per i pm di Palermo

L’ipotesi del “periodo di riflessione” (fino a tre mesi) di cui potrebbe avvalersi la Procura: stop alle indagini, ma scelta congelata. Il 31 audizione dai probiviri FdI. Schifani prova a smarcarsi

Mario Barresi - Laura Distefano

25 Luglio 2025, 09:09

elvira amata e gaetano galvagno

L’ora X ieri non è scattata. Molti sono delusi, c’è chi ancora sta fremendo. Altri, invece, tirano un sospiro di sollievo e sperano che l’ulteriore tempo d’attesa porti consiglio ai pm di Palermo, che coordinano l’inchiesta che sta facendo tremare i palazzi della Regione. Un’indagine che ha investito in pieno il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno che deve difendersi dalle accuse di corruzione su fondi in cambio di utilità per sé e per il suo staff e dal peculato legato all’uso improprio dell’auto blu.

Ieri è scaduta la proroga delle indagini. E da quello che La Sicilia ha potuto verificare era l’ultima data utile, anche se c’è chi parla del 27 luglio. Ma tre giorni non cambiano la sostanza. Le strade principali, per la Procura di Palermo, restano due: notificare l’avviso di conclusione indagini o chiedere l’archiviazione. Ma l’articolo 407-bis del codice di procedura penale permette una via di mezzo. Una sorta di “tempi supplementari” nelle indagini (in questo caso affidate alla guardia di finanza) che s’interrompono comunque, pur lasciando ai magistrati un periodo-cuscinetto. Dopo l’ultima proroga il pm ha infatti un “periodo di riflessione”, per un massimo di tre mesi.

E sembra questo, da autorevoli voci che circolano a Palermo, l’attuale orientamento della Procura guidata da Maurizio de Lucia. Anche gli avvocati difensori degli indagati sono all’oscuro del destino di questa tranche dell’inchiesta (in un’ altra l’assessora regionale al Turismo, Elvira Amata, ha già ricevuto l’avviso di conclusione); nelle prossime ore se ne saprà di più.

Una delle ipotesi più accreditate è che la pec dei pm potrebbe a questo punto arrivare fra dopo Ferragosto e i primi di settembre. E quindi dopo lo stop feriale della giustizia. Questo periodo, senza la necessità di utilizzare tutti i tre mesi di “riflessione”, permetterebbe agli investigatori e ai magistrati di poter fare ordine nei faldoni, soprattutto su gli ultimi investigativi raccolti. I finanzieri comunque stanno redigendo l’informativa che riguarda quanto emerso negli ultimi sei mesi del 2025. E potrebbero esserci delle ulteriori sorprese.

Lo scorso giugno la notizia di Galvagno indagato è finita sui giornali. Alle orecchie degli investigatori potrebbero essere arrivati i commenti agli articoli dei cronisti, diventati il capro espiatorio nel processo di difesa del golden boy meloniano a Palazzo dei Normanni. I protagonisti, anche non indagati direttamente, però hanno alzato la guardia: chiacchiere più ponderate, discorsi più circoscritti. E magari qualche incontro è avvenuto lontano da telefonini e stanze sospette. Guardinghi. Ma la domanda è: perché stare attenti se non c’è niente da nascondere? «Ogni frase può essere fraintesa», è il mantra. O l’alibi?

La linea, quindi, potrebbe essere quella di prendere la pausa feriale per completare i faldoni e poi emettere il 415 bis (l’avviso di conclusione delle indagini) al rientro dalle vacanze. E non è escluso che potrebbe esserci un altro filone per concussione, magari nato dalla derubricazione di un’ipotesi iniziale di corruzione. E ciò potrebbe significare l’allargamento anche della rosa degli indagati, alcuni forse già conosciuti dalla lettura delle carte giudiziarie. Come Pippo Martino, ex segretario di Amata indagata per corruzione. In ogni caso le strade del presidente dell’Ars e dell’assessora potrebbero incrociarsi in autunno con la richiesta di rinvio a giudizio e l’ipotesi di un unico processo.

Amata e Galvagno hanno un altro appuntamento imminente a Roma. L’audizione, sollecitata da loro stessi, davanti alla commissione di garanzia di FdI: la convocazione, secondo fonti romane del partito, dovrebbe essere fissata per il 31 luglio con una data di riserva nei primi giorni di agosto.

La Procura sembra prendere tempo. E anche lo show down con i probiviri meloniani continua a slittare. Un limbo, giudiziario e politico, in cui la Regione rimane sospesa. Con il principale effetto collaterale di congelare l’attività dell’Ars, ma anche di ingabbiare il governo di Renato Schifani, pressato dalle opposizioni che gli chiedono di riferire in aula sullo scandalo giudiziario. Così il governatore potrebbe essere costretto a dare un «ultimatum di 48 ore» agli alleati di FdI: sciogliere il nodo di Amata indagata che resta in sella al Turismo o sarà il governatore ad «assumere le proprie decisioni». Più delicato il rapporto fra Palazzo d’Orléans e Galvagno. Ma questa è un’altra storia.