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Crocetta, il canto del cigno: «Micari mi ha ricattato. Renzi? Ha fatto tutto lui»

Di Mario Barresi |

Gela (Caltanissetta) – Il bagno davanti agli scogli di Castel di Tusa l’ha fatto davvero. Non in ossequio all’imitazione di Crozza, ma «come faccio sempre nelle giornate di sole, in intimità». All’alba dell’ultimo giorno da presidente, che finirà «andando a dormire sereno come un bambino».

Rosario Crocetta sarà in carica fino all’insediamento del suo successore. Ma quella di ieri è comunque una domenica speciale. Colazione nell’ormai famosa casa «di 60 metri quadri»: mela cotta, una fetta di pane integrale e caffè.

Look da gita fuori porta – camicia bianca sotto un pullover a V di cotone, pantaloni in tinta e sneakers – compra giornali e Marlboro rosse. E comincia il viaggio dal mare incontaminato di Tusa a quello avvelenato di Gela, con la scorta. Su WhatsApp, durante il tragitto, gli arriva l’ennesimo link del video di Crozza-Crocetta. «Mi è piaciuto. Lo chiamo per proporgli un duetto: uno show, io e lui assieme». Promossa la sciarpa: «Ne ho una identica!». Ma nel Rosario in onda sul Nove «mancava un elemento fondamentale: il mio talismano, un anello berbero con la pietra rossa». Tutto qui? Macché. «Passi per le soubrette-forestali, anche se i forestali non li ho creati io, c’è una cosa che mi ha dato fastidio». E cioè il «ritornello con la parola ricatto». Ma non ha chiesto e ottenuto da Matteo Renzi un seggio in cambio del passo indietro? «No, io non ho chiesto niente. La proposta l’ho ricevuta, ha fatto tutto Renzi…». Quando in lontananza si scorge il Petrolchimico, lo sbuffo dalle ciminiere della rabbia: «Se ricatto c’è stato, la vittima sono io». E chi è il carnefice? «Micari. La notte prima della presentazione delle liste ho dovuto subire un ricatto incredibile. Era senza lista, se non gliela facevo io, con i candidati del Megafono, lui si ritirava ed era un casino. Me l’ha chiesto anche Renzi e io ho accettato. E poi, dopo aver saputo che io mi candidavo a Catania e Palermo, il rettore è diventato una furia… altro che gentile. E lì un altro ricatto. Già non mi era simpatico… Ma io ho fatto prevalere un lato sconosciuto: la re-spon-sa-bi-li-tà. Capito?».

A Gela l’accoglienza è calorosa, ma senza eccessi. Non c’è il codazzo d’un tempo, ad accoglierlo in via Salonicco, per il voto alla sezione 31 della scuola “Quasimodo” a due passi dalla «umile casa dei miei genitori». Fotografi già piazzati per immortalare l’ultimo voto da governatore, ma c’è un piccolo contrattempo. «Ho perso la tessera elettorale!», dice Crocetta. Fuori programma: all’ufficio elettorale il duplicato. «Presidente, ma perché non c’è il Megafono?», gli chiede un signore di mezz’età. «Ecco, avete visto? Non sono triste per me, ma per il Megafono. Nei sondaggi era al 5 per cento, è stato uno scippo. Non a me, ma alla democrazia».

Alle 13 il voto al seggio, finalmente. «Rosario siamo tutti con te!», gli grida un elettore che tiene la figlioletta per mano. Crocetta sorride e saluta. Non sa che la stessa persona, poco prima, aveva chiesto ai cronisti: «Ma chistu ancora ca vota? Non se n’era andato?». All’uscita il presidente si concede ai giornalisti. Un saluto affettuoso con Andrea Cassisi, di LiveSicilia, il miglior imitatore di Crocetta. Altro che Crozza. «Alle ultime Comunali per scherzo Andrea mise su Facebook un mio finto appello: “Gelesi, se non votate per il mio candidato vi chiudo i rubinetti!”. Sembravo davvero io… e Cancelleri fece un comunicato di protesta perché condizionavo le elezioni…». E mentre ride, la domanda secca: meno peggio Musumeci o Cancelleri? «Indifferente!», risponde. Poi, lontano dai taccuini, il sottile distinguo: «Sarebbe come dire: meglio la padella o la brace? Non lo so, ma nella padella tanticchia di ogghiu frittu c’è…». Una timida ammissione del suo voto disgiunto per il grillino? «Io ho votato per un candidato locale del Megafono, nella lista Arcipelago. E basta. Dunque, per trascinamento, ho votato per Micari», rivela beffardo. Gli mostriamo un sms che i suoi stanno facendo girare a Gela: «Votare Cancelleri presidente dei 5 stelle è il male minore!! Non possiamo permettere che il fascista Musumeci diventi il presidente della Regione». Crocetta s’irrigidisce. «Ho un po’ di torcicollo». Indossa un collare anatomico. Si scioglie: «Musumeci non è stato carino nei miei confronti, mi ha irriso anche sulla vita privata. E a noi non piace chi sta dietro di lui. Gli orfani della mia rivoluzione non si riconoscono in Micari. Magari si turano il naso e votano per Giancarlo…». Che da qualche settimana non attacca più Crocetta: «È un ragazzo sveglio…».

Lunga pausa pranzo sul lungomare di Scoglitti, con la candidata Concetta Fiore e altri amici. Antipasti di pesce, «rigorosamente cotto con ricette tradizionali perché a me tutti questi sushi non piacciono». Polpette di sarde e seppia in umido. Poi pasta con finocchietto, pan grattato e acciughe salate. «Una delizia, un piatto povero e intenso. Come me». Il cameriere propone il vino: un Grillo? «E perché no?», ridacchia Crocetta. Nel pomeriggio un salto a Vittoria «per controllare qualcosa che non va per il verso giusto». È già buio, quando si torna di nuovo a Gela. Breve sosta a casa, in piazza Eleusi nel quartiere Scavone. Un rumore assordante allerta la scorta: un altro attentantuni? No, è l’allarme antintrusione. A proposito: ma com’è finita col voto di castità? «Dalle dieci di stasera sono libero, mi scade l’impegno…». E parte una risata che quasi sovrasta gli acuti dell’antifurto. Poi corregge il tiro: «Scherzi a parte, quella fu una boutade di Klaus Davi. Ma in questi anni sono stato amareggiato da chi ha sbirciato dal buco della serratura. Sempre con machismo, talvolta inconscio, spesso con volgarità. Una cosa è certa: essere single mi ha dato una libertà in più, quella di non temere minacce ai miei cari». E ora ci sarà più spazio per la vita privata? «Resto presidente fino al passaggio di consegne. Poi voglio riorganizzare il Megafono per le Politiche. E poi me lo concedete un bel viaggio? Non mi fermo da due anni, la scorsa estate ero a togliere rifiuti da Bellolampo…». Vacanza nell’adorata Tunisia? «So già dove andrò, ma se lo dico lo faccio per depistarvi».

Sono le otto della sera quando Crocetta sta per lasciare Gela. Prima di entrare in auto incrocia un vecchio fan: «Gliel’hai dato il voto a Ennio Di Pietro? Bravu picciottu è…». L’interlocutore è sincero: «No Saro, stavolta no». Crocetta sussurra: «Chistu a Musumeci vutau…». Ma il concittadino lo rassicura: «Ti voglio sempre bene. Sarà per la prossima volta…». Si riparte. Destinazione Tusa, giusto in tempo per gli exit poll. Indietro non si torna.

Twitter: @MarioBarresi

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