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Elezioni provinciali, centrodestra col doppio candidato in 3 sfide su 6: spaccature ufficiali ad Agrigento, Caltanissetta e Ragusa

E in questo scenario prova a intrufolarsi il fronte progressista, in cui Pd, M5S e Avs provano a saldarsi con il civismo

Mario Barresi

08 Aprile 2025, 16:28

exprov

Come volevasi dimostrare. Ai nastri di partenza delle elezioni provinciali di secondo livello, che si disputeranno domenica 27 aprile con il cervellotico sistema del voto ponderato dei consiglieri comunali, il centrodestra si presenta balcanizzato in quasi tutti i sei Liberi consorzi in cui si elegge il presidente.

Il vertice regionale di maggioranza, dopo una lunga serie di riunioni, non è riuscito a mettere ordine: né fra gli appetiti dei singoli alleati (nonostante qualche volenteroso passo indietro), né sulle faide dei potentati locali dei singoli partiti, in cui i deputati regionali in carica hanno piazzato il filo spinato sulle candidature degli emergenti che nel futuro prossimo potrebbero insidiare il seggio. E in questo scenario - con candidature credibili o con inciuci più o meno sottobanco - prova a intrufolarsi il fronte progressista, in cui Pd, M5S e Avs provano a saldarsi con il civismo. Sarà la «sicura Caporetto» preconizzata da Cuffaro in un’intervista al nostro giornale?

Il caso più emblematico è a Caltanissetta, dove Forza Italia si sfila dal resto del centrodestra candidando Walter Tesauro (unico sindaco di un capoluogo in lizza), contro il civico, ma simpatizzante leghista, Massimiliano Conti, primo cittadino di Niscemi. Così Terenziano Di Stefano (Gela), scelto dai progressisti, potrebbe essere competitivo, magari con l’“aiutino” dei dissidenti.

Spaccatura insanabile anche a Ragusa. E qui lo strappo è della Dc, che schiera Gianfranco Fidone (Acate), contro la comisana Maria Rita Schembari (l’unica sindaca in campo su 14 aspiranti presidenti: ed è tutto dire), fortemente voluta da Fratelli d’Italia e sostenuta sulla carta da tutto il resto della coalizione. Roberto Ammatuna (Pozzallo), gradito al Pd, è il concorrente di centrosinistra.

Il centrodestra riesce a dividersi anche laddove gli avversari non possono (o non vogliono) un’alternativa. Succede ad Agrigento: FdI, Lega, Dc, Noi Moderati e Udc lanciano Stefano Castellino (Palma di Montechiaro), vicino ai meloniani; mentre l’avversario Giuseppe Pendolino (Aragona) si fa forte dei consensi di Forza Italia, Grande Sicilia e di una civica che ospita anche alcuni consiglieri di area dem e cinquestelle.

Mal di pancia anche a Siracusa. Dove si conferma la nomination di Michelangelo Giansiracusa, sindaco di Ferla vicino ad Azione, sostenuto apertamente soltanto da Mpa e civici di centrodestra, fra cui esponenti di Lega e Dc, più la pattuglia di amministratori locali legati all’ex meloniano Auteri. Alla fine c’è stato il passo indietro di Daniele Lentini (Francofonte) su cui puntavano Noi Moderati in asse con FdI e Forza Italia. E allora aumentano le chance di Giuseppe Stefio (Carlentini), alfiere dei progressisti.

Anche nei due casi in cui, in apparenza, ci sono sfide bipolari, il quadro è fluido. Così a Enna il centrodestra punta su Rosario Colaianni (Nissoria), scelto da Forza Italia, con il sacrificio del piazzese Nino Cammarata di FdI. I progressisti schierano Piero Capizzi di Calascibetta.

Infine, Trapani: dietro al faccia a faccia fra Salvatore Quinci (Mazara), civico appoggiato dal centrosinistra, e Giovanni Lentini (Castelvetrano), candidato unitario della coalizione opposta, c’è qualche ipotesi di voti “contro natura” di qualche consigliere di area Fdi.

A Catania, Messina e Palermo, invece il sindaco metropolitano resta di default quello del capoluogo. Ma il 27 si voterà comunque per i consigli. E sarà un altro stress test per misurare gli equilibri interni al centrodestra.