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Europee, Antonio Brunetto: «Io, ex baby-alfaniano ora candidato grillino? Mai fatto politica, ma il rapporto umano resta»

Di Mario Barresi |

Catania – Antonio Brunetto, è candidato alle Europee con il M5S. Ha superato due turni su Rousseau, nonostante il “bollino” di ex baby-alfaniano. Le hanno perdonato il suo passato…

«Buona parte dell’elettorato che mi ha sostenuto mi conosce per la mia professionalità, l’attività all’Ordine degli ingegneri, l’impegno da avvista con il M5S. Quel “bollino” si riferisce a un periodo universitario, di attivismo studentesco. Non facevo politica, ero estraneo a dinamiche di partito. Parlavo solo di temi universitari».

Ma c’era una vicinanza a una certa ideologia, quella di centrodestra, e ad alcuni personaggi. Com’è che uno che ha respirato quell’aria un giorno decide di avvicinarsi ai cinquestelle?

«Una delle cose che mi ha affascinato di più del movimento è la democrazia diretta: la possibilità che ogni cittadino ha di partecipare in maniera attiva. Poi, da ingegnere che si occupa di progettazione sostenibile, sento molto vicini i temi dell’ambiente».

Ha ancora contatti con gli ex compagni d’avventura universitaria?

«Ho sentito molti con i quali avevo condiviso l’esperienza universitaria, alcuni dei quali avevano appreso della mia candidatura su giornali e social. Ma anche altri ex colleghi di altri orientamenti politici mi hanno chiamato e un in bocca al lupo»

Anche Giuseppe Castiglione le ha fatto un endorsement sul nostro giornale: «Brunetto era uno dei più promettenti», ha detto. L’ha sentito?

«Un brevissimo contatto di in bocca al lupo».

Lei non l’ha rinnegato, dunque.

«Un conto sono i rapporti umani, un altro conto quelli politici. Sono due cose nettamente distinte».

Nessuno, fra i più ortodossi e puritani del M5S, l’ha fatta sentire “sgradito” per i suoi trascorsi giovanili?

«In effetti nel primissimo momento, quando sono entrato in lista, qualcuno degli attivisti era un po’ più restio e sospettoso. Ma non mi sono mai sentito sgradito, tutt’altro. I portavoce regionali e nazionali mi hanno fatto sentire ben accetto, mettendosi a disposizione per la campagna elettorale».

Com’è la campagna per le Europee per uno che è nel M5S da poco?

«È una campagna elettorale molto stancante. Io parlo sempre di infrastrutture siciliane e ora che percorro 300-400 chilometri al giorno ne ho ancora di più contezza. Gli attivisti della prima ora hanno di sicuro un bagaglio di conoscenze e rapporti umani maggiore rispetto al mio, ma penso sia normale. Io ho ottimi rapporti con molti attivisti, sui social mi contattano anche dai paesini più sperduti. Ma la nostra campagna è organica, non personalistica. Siamo una squadra, un progetto, un programma».

In Sicilia c’è stato qualche mal di pancia per la scelta, imposta dall’alto, di una capolista sarda.

«La facoltà del capo politico Di Maio di indicare i capilista era chiara nel regolamento di Rousseau, per aprirsi alla società civile e alle eccellenze».

Ma gli attivisti siciliani l’hanno approvata con grande freddezza…

«Hanno approvato, non a grandissima maggioranza, la scelta, non perché non si voleva la capolista esterna. Piuttosto, da siciliano che pensa di capire molti attivisti, lo interpreto come un riconoscimento a Ignazio Corrao per l’ottimo lavoro in questi cinque anni».

Le pesa, da siciliano, chiedere il voto a chi, anche fra i vostri elettori, non tollera il rapporto con la Lega?

«Facciamo molta informazione. Sono in molti a non capire, soprattutto fuori dal movimento, che quella con la Lega non è un’alleanza ma un contratto di governo. E in Europa i partner di Salvini sono molto diversi dal nostro quadro di possibili alleanze a Bruxelles».

In base alle stime dei sondaggi, il M5S potrebbe avere fino a tre seggi nelle Isole. Aspira a uno di questi?

«L’importante è ottenere i tre seggi, non chi li occuperà. Ma più importante è sconfiggere l’astensionismo, portando al voto più persone possibile».

Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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