FdI, il guaio Cannes, De Capitani e il link con La Russa nelle vesti di pompiere
Il presidente del Senato sarebbe intervenuto con Schifani per calmare le acque politiche. L’ex portavoce di Galvagno: «Siamo riusciti a bloccare la cosa, abbiamo dovuto chiamare Ignazio»
La manina di Ignazio La Russa per mettere le cose a posto in Sicilia, pare servire sempre. Il presidente del Senato sarebbe stato disturbato anche per le turbolenze scatenate dal bubbone Cannes.
L’ex portavoce del presidente dell’Ars, Sabrina De Capitani lamenta le sue preoccupazioni con un’amica giornalista. Patrick Nassogne, il fotografo e numero 1 della società lussemburghese Absolute Blue - a cui la Regione aveva dato l’incarico per il festival del cinema francese - non risponde alle chiamate della califfa.
Le parole di De Capitani
L’interlocutrice ipotizza che Nassogne - in arte Moja - potrebbe rifiutarsi di parlarle in quanto la ritiene colpevole del fallimento dell’operazione Cannes. E cioè della revoca in autotutela firmata dal presidente della Regione, Renato Schifani. Ed è durante questo scambio di battute che De Capitani racconta che per non trasformare la vicenda di Absolute Blu in un «caso nazionale», e quindi farlo diventare «molto più grave» di quel che era, sarebbe dovuta intervenire personalmente. Anzi avrebbe chiesto aiuto anche a Manlio Messina, ex assessore regionale al Turismo e oggi deputato nazionale di FdI. Messina «avrebbe contattato La Russa» al fine di «intervenire sul presidente Schifani». «E meno male che si è fermato a livello regionale perché poi dopo siamo riusciti a bloccarla perché abbiamo dovuto chiamare Ignazio La Russa», dice l’ex portavoce. Se la telefonata Messina l’abbia fatta non è dato sapere.
De Capitani chiama in causa La Russa
De Capitani aveva messo gli occhi su La Russa. Lo avrebbe visto come uno dei suoi “strumenti” per concludere affari. Mostre, edilizia, speculazioni, banche, eventi. Un mezzo per creare una rete (leggasi lobby) di successo. De Capitani, esattamente due anni fa, spiega il suo piano al compagno Franco Ricci, già uomo di vertice del gruppo Mediaset. Come progetta di arrivare alla corte del presidente del Senato? Tramite Galvagno: «Adesso però mi devo, mi devo ammanicare bene La Russa amore, glielo deve dire a Gaetano».
Le paroline in più
In questa conversazione però scappa qualche parolina in più. I finanzieri drizzano le orecchie: «Tutti vanno da Gaetano, tutti hanno bisogno di qualcosa. Gaetano conosce solo la gente più ricca di siciliana… e tutti vanno lì a rompere il cazzo e lui ovviamente chiede in cambio posti di lavoro». Ricci va dritto al punto: «Voto di scambio è chiaro. È un meccanismo semplice, tu dai un favore a me e io faccio un favore a te». La donna, forse consapevole che sta sprofondando nelle sabbie mobili, cerca di salvarsi in calcio d’angolo: «No, va beh, non è proprio voto di scambio, lui è sempre molto accorto a dire le cose, poi non le dice mai lui, ma le fa dire dal segretario particolare». Cioè Giuseppe Cinquemani, anche lui indagato per corruzione.
Galvagno porta per arrivare a La Russa
Galvagno sarebbe visto come la “porta” per arrivare a La Russa da molta gente. D’altronde non è un segreto che il presidente dell’Ars è il pupillo del numero 2 di Fratelli D’Italia. Senza dimenticare che condividono anche la città d’origine: Paternò, alla falde dell’Etna.
«Vuoi andare a parlare col presidente che ti porta direttamente lui da La Russa e da Santanché?», dice la solita De Capitani in un’intercettazione. Anche Marcella Cannariato (indagata) e il marito Tommaso Dragotto (estraneo all’inchiesta) avrebbero puntato su Galvagno e lo avrebbero sostenuto durante le ultime Regionali perché avrebbero voluto fare «un accordo importante con La Russa». La conoscenza del presidente del Senato sarebbe stata utile poiché il patron di Sicily By Car avrebbe avuto l’ambizione di essere «in tutti gli aeroporti italiani».
Galvagno, in realtà, poi sarebbe diventato per i Dragotto molto di più che un semplice ambasciatore. Ma questa è un’altra storia. Già raccontata.