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Gela, sindaco al bivio Epurato dai grillini può salvarlo Musumeci

Di Mario Barresi |

Nostro inviato

Gela. Il 7 e l’8. Ma qui, nella città di Crocetta ma “decrocettizzata”, non c’entrano nulla Ficarra e Picone.

Il 7 è venerdì prossimo: data della discussione in consiglio comunale della sfiducia – la terza, dopo l’“aborto” delle precedenti – al sindaco Mimmo Messinese. L’8, l’indomani, è la festa di Maria Santissima d’Alemanna, patrona di Gela.

Dal 7 all’8. In mezzo c’è una notte. Che sarà lunghissima. Da sempre il corteo sacro è stato aperto dal primo cittadino fasciato dal tricolore. Ma sabato potrebbe non esserci nessuno. Perché Messinese – eletto nel 2015 con i grillini che facevano il trenino in piazza inneggiando alla rivoluzione di un sindaco poi rinnegato pochi mesi dopo con tanto di “bolla” del Sacro Blog – stavolta ha davvero tutti contro. Non soltanto gli acerrimi nemici pentastellati, ma anche Forza Italia, Sicilia Futura, Udc-Ap, gli indipendenti e persino il tentennante Pd che ha messo le ultime quattro firme sulla mozione. Che ha numeri grossi: 21 consiglieri su 30, uno in più del quorum necessario per mandare a casa il sindaco. Il quale, anziché affidarsi alla Madonna, spera nell’effetto-trascinamento di una “grazia” (laica) che gli è arrivata da Nello Musumeci. Messinese ha lanciato un ultimo appello – tanto accorato quanto disperato – a tutti i partiti. Gli unici a rispondere, seppur con prudenza, sono stati i consiglieri di DiventeràBellissima. I quali non hanno firmato la mozione. E anche su questo si fonda la “mozione di fiducia” delle eminenze grigie di Palazzo di Città, uno dei pochissimi esempi in Sicilia di architettura razionalista. E non è una speranza irrazionale, quella dei Mimmo-boys. Perché ai vertici del movimento del governatore c’è chi si limita a dire che «i sindaci sono eletti dai cittadini e dovrebbero essere loro, e non i partiti, a sfiduciarli», esprimendo una vaga summa politica. Ma c’è anche chi assicura che «la vicenda di Gela è attenzionata (sic!, ndr) da Nello in persona».

Il che, ammesso che sia vero (in città i maligni dicono che però Messinese abbia già bussato alla porta di Musumeci, ma anche di Gaetano Armao, senza ottenere risposte) non rappresenta di per sé una polizza per il sindaco “sfiduciando”.

Ma da cosa nasce cosa. E così, nel caotico quadro del centrodestra, un imprimatur del presidente della Regione potrebbe anche mettere in crsi qualcuno degli “sfiduciandi” meno convinti. C’è un nuovo soggetto politico da costruire, certo. Ma ci sono anche assessorati da dare, i vertici della municipalizzata “Ghelas” da nominare. E poi, all’orizzonte, le Provinciali. Elezioni di secondo grado, ma pur sempre elezioni. In cui Gela, da sempre vincente sull’odiata “StregaNissetta”, se commissariata dopo la cacciata di Messinese, non avrebbe alcuna poltrona. Né voce in capitolo.

Il sindaco non ha maggioranza. Ma non l’ha mai avuta, neanche il giorno dopo l’elezione da grillino. E allora alla pars destruens potrebbe subentrare quella construens. Non c’è da azzerare nulla, ma tanto da sperimentare. Un laboratorio, col civismo dipinto (a tinte pastello) di blu. Aspiranti leghisti, forzisti pentiti, movimentisti di centrodestra, persino qualche apprendista stregone. E così – dopo 16 assessori cambiati e tre rimpasti – anziché un funerale potrebbe celebrarsi un battesimo. Di una Cosa, al momento indefinita. Un esperimento politico che avrebbe come cavia proprio Gela.

Fantapolitica? I numeri dicono che Messinese è spacciato. Ma, come ama ripetere Musumeci, «la politica è l’arte del possibile». Certo, qualche evidente controindicazione c’è. Come la lite a colpi di sedie che s’è consumata, nella stanza dei gruppi consiliari fra gli esponenti di DiventeràBellissima e di Forza Italia, con i cronisti locali a registrare ululati riferimenti alle performance notturne delle mogli dei litiganti. Ma fra i firmatari della mozione (chiamati uno a uno per concordare la data della seduta, onde evitare «sopravvenuti impegni») potrebbe esserci qualcuno in queste ore impegnato nel «necessario momento di riflessione comune» invocato dal sindaco. Dall’opposizione, però, sono ottimisti: «Più di ventuno sì, di meno no». Certi di dare il benservito all’ex grillino alieno. Oggi non più grillino. Ma sempre alieno. Il che, a Crocettaland, non è detto che sia di per sé un male.

A proposito: ma Saro che fa? Sta giocando questa partita? E se magari, visto che è libero da altri impegni (a meno che non lo chiamino davvero in un reality su un’isola), stesse aspettando sornione per ricandidarsi a sindaco nel 2019? La risposta del barista, in corso Vittorio Emanuele, non lascia margini alle suggestioni: «Rosario Crocetta, a Gela, non esiste più».

Twitter: @MarioBarresi

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