Notizie Locali


SEZIONI

IL PARLAMENTO UE

Giuristi o turisti? Il racconto del primo giorno a Strasburgo degli 8 eurodeputati siciliani

Emozionati e motivati, ma a nessuno è stato assegnato un ruolo di punta

Di Mario Barresi |

La signora s’è già fatta notare più volte in mattinata. Appena localizza chiunque abbia il badge con la scritta “Mep” comincia a perseguitarlo. Succede anche con Peppino Lupo, sul ponticello che unisce l’emiciclo della plenaria con l’area stampa. «Può rispondere a una mia domanda?», lo incalza con un inglese fluente. L’eurodeputato dem annuisce, ma le chiede se può parlare in spagnolo. E lei parte a rullo con un lungo e animato “pippotto” pacifista che si conclude con un interrogativo politico-esistenziale: «Cosa fate voi qui, mentre tanta gente nel mondo muore in guerra?». Lupo, sfoggiando la santa pazienza di cui un ex Opus Dei può disporre, la ascolta per una decina di minuti senza interromperla. E poi, serafico, le risponde. In uno spagnolo corrente, nonostante l’accento palermitano: «Querida señora, mi opinión no puede cambiar la historia».

Succede anche questo, a Strasburgo, al suono della prima campanella per gli otto eurodeputati siciliani. Per cinque di loro è davvero il primo giorno di scuola. Tutti col vestito buono delle grandi occasioni, famiglie al seguito. Un po’ spaesati, fra i 720 che confermano a larghissima maggioranza Roberta Metsola presidente dell’Eurocamera e che domani – come i gladiatori in un’arena romana – dovranno alzare (o abbassare) il pollice, decidendo il destino di Ursula von der Leyen che aspira al bis al vertice della Commissione.

Grandi progetti e buone intenzioni

«Sì, è stata una grande emozione: con la difficoltà di orientarsi, ma è tutto bello e interessante», ammette Lupo, qui in compagnia della raggiante moglie Nadia La Malfa (la sua elegante giacca fucsia è un segnaposto luminoso dentro l’emiciclo), compiaciuto per la citazione che Metsola, «donna di un’isola del Mediterraneo», ha riservato a Falcone e Borsellino. L’ex deputato regionale del Pd è una delle matricole che nei prossimi cinque anni rappresenterà la Sicilia nei palazzi di vetro dell’Ue. Tutti armati di grandi progetti e di buone intenzioni. Ma con quale peso effettivo dentro un Parlamento che già per definizione è il luogo di ratifica di decisioni prese altrove?

Certo, c’è la possibilità di far emergere i problemi e i bisogni della Sicilia. Giuseppe Antoci, neoeletto del M5S, l’ha già fatto. Bruciando tutti sul tempo, con la prima interrogazione di questa legislatura. Oggetto: la siccità. «Ho chiesto alla Commissione europea di impegnare maggiori risorse economiche e procedere all’attivazione del Fondo di solidarietà. E, in base alla direttiva del 2006, chiediamo di verificare la possibilità di applicare un’aliquota Iva ridotta sull’acqua imbottigliata». Antoci, seguito anche qui da una scorta imponente ma discreta, è molto stimato dai suoi. Ma i grillini, confluiti in The Left, essendo fuori dalla maggioranza Ursula, non toccheranno palla nella distribuzione dei ruoli-chiave.

A dire il vero, però, neppure gli altri siciliani sembrano destinati a incarichi di vertice di gruppi e commissioni. E così Leoluca Orlando, che sembra ringiovanito di dieci anni nonostante il record di neoeletto più anziano, «felice di tornare qui trent’anni dopo la prima esperienza», si concentrerà su una battaglia di principio: «Passare dall’Europa del diritto all’Europa dei diritti». Accanto a lui gli altri big della sinistra – i fotografatissimi Mimmo Lucano e Ilaria Salis, con Karola Rackete al seguito – gli tolgono i riflettori, ma l’ex sindaco di Palermo troverà il suo spazio, soprattutto in commissione “Libe”, che tratta di libertà civili, giustizia e affari interni. Ma dall’opposizione.

Come Raffaele Stancanelli, che torna a Strasburgo da eletto della Lega, sovvertendo la fatwa di chi nel suo ex partito ammette di averlo dato per «politicamente sepolto» dopo l’addio a FdI. L’ex sindaco di Catania, accompagnato dall’inseparabile sorella Mariuccia e dall’adorata figlia Maria Cristina, è più che mai tonico. Pronto a difendere le ragioni dei Patrioti di Orban, Le Pen e Salvini. «Vogliono mettere un “cordone sanitario” attorno alle destre? Un obbrobrio politico: non siamo appestati e faremo sentire le ragioni di chi rappresenta almeno un quarto degli europei», scandisce Stancanelli, che resterà nella commissione “Iuri” e avrà anche un posto (molto ricercato, dai siciliani) in Agricoltura.

Il suo ex collega di Ecr, il riconfermato meloniano Giuseppe Milazzo, ormai qui si muove come se fosse a Palazzo delle Aquile o a Sala d’Ercole. «Mi sento a casa, il nostro è un gruppo compatto che dirà la sua», assicura dopo aver ottenuto la conferma in commissione Pesca e un posto da supplente nell’ambita “Regi”, importante per i fondi regionali. Ma anche Milazzo è consapevole che, dopo la presa di distanza di von der Leyen dai conservatori meloniani, ci sarà ben poco spazio di manovra.

Lo sa anche la matricola siciliana di FdI, Ruggero Razza, che già sembra essersi ambientato molto bene. Discute di strategie con i pezzi grossi del gruppo, mentre la moglie-assessora Elena Pagana tiene in braccio il piccolo Federico, biondissimo come un bimbo fiammingo, subito eletto (pure lui!) mascotte di FdI in Europa. «Tante belle emozioni: io non ero stato mai a Strasburgo, nonostante segua da sempre Nello Musumeci, che l’eurodeputato l’ha fatto per 15 anni. Non era capitato, forse sarà un segno del destino. Per me – ammette l’ex assessore regionale alla Salute – è stata una giornata importante, sono pronto a sollevare tutti i temi a partire dal dramma della siccità che ci deve vedere protagonisti assieme alla sfida per riportare la Sicilia al centro del Mediterraneo».

Razza rappresenterà Ecr in commissione Bilancio e sarà supplente in Sanità e “Libe”. Su di lui, «più bravo che simpatico» lo definisce anche chi gli vuole bene, ci sono tante aspettative. Come su un’altra matricola di rango: Marco Falcone. «C’è l’emozione della prima volta – confessa – ma anche l’entusiasmo e la tenacia di chi vuole rappresentare al meglio la sua terra, a partire dallo stanziamento dei fondi per l’insularità». L’assessore forzista all’Economia, all’insediamento con la moglie Patrizia Biondi e i figli Giuseppe e Chiara, sta già studiando molto. Non soltanto le lingue, ma anche tutti i meccanismi dei palazzi dell’Ue. Da buon secchione andrà, per il Ppe, in commissione “Econ”, che si occupa delle politiche economiche e monetarie, con un posto anche in Pesca.

All’ingresso dell’emiciclo incrociamo l’unica rappresentante siciliana che potrebbe ambire a un ruolo di prima linea. Caterina Chinnici sorride e, dopo aver ammesso «un pizzico di emozione, nonostante questo per me sia il terzo insediamento», guarda subito avanti: «Voglio continuare il lavoro già iniziato», scandisce. Riferendosi soprattutto ai temi civili affrontati in “Libe” e magari anche al compito, sgradito ai più, di spulciare i numeri «sull’uso corretto e adeguato del bilancio Ue» affidato alla commissione “Cont”. Certo, per la capolista di Forza Italia nelle Isole fortemente voluta da Antonio Tajani ci si potrebbe aspettare anche un incarico ben più pesante, come ad esempio una delle (tante) presidenze di commissione che si accaparrerà il Ppe. Ma forse Chinnici deve ancora scontare il “purgatorio” dovuto ai quasi due mandati da eletta del Pd. Magari al tradizionale giro di boa, fra due anni e mezzo, le legittime ambizioni potranno diventare realtà. E sarebbe l’unico riconoscimento di rilievo per gli otto eurodeputati siciliani, ovviamente tagliati fuori dal giro delle vicepresidenze (le italiane elette ieri sono la dem Pina Picierno e, a sorpresa, Antonella Sberna di FdI) e quasi di certo anche da quello, pur meno prestigioso, dei questori previsto domani.

Chinnici, o chi per lei. La Sicilia ha bisogno di chi stia nelle stanze europee dei bottoni. Anche per sfatare il teorema che ci illustra il raffinato spin doctor di un “Mep” di lungo corso: «I siciliani partono per fare i giuristi, ma qui finiscono a fare i turisti…».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


Articoli correlati