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Governo, accordo M5S-Pd vacilla e Conte prova a mettere pace. Come finirà?

Di Redazione |

Roma – Nuovo vertice sul programma alle 12 di stamane (l’incontro era stato fissato in un primo tempo alle 9,30) dopo che ieri è sembrato vacillare il governo 5S-Pd sulle dichiarazioni di Di Maio. L’incontro tra le due delegazioni, coordinato dal premier incaricato Conte è convocato a Palazzo Chigi. Ieri Di Maio, forzando la mano nell’incontro, aveva consegnato  una lista di 20 punti al premier incaricato sottolineando che ‘o si approva il programma M5s oppure è meglio il voto’. Confermata anche la consultazione su Rousseau mentre tra le priorità dei grillini non c’è la modifica dei decreti sicurezza. Un’altra ragione di scontro ieri con il Pd, insieme al nodo del vicepremier che sta a cuore a Di Maio.

Era stato Luigi Di Maio ieri ad alzare il tiro: «O siamo d’accordo a realizzare i punti del nostro programma o non si va avanti». aggiungendo: “Altrimenti, meglio il voto”. Così il leader dei Cinque stelle aveva gelato i quasi alleati del Pd, uscendo dall’incontro con il premier incaricato Giuseppe Conte, l’ultimo delle consultazioni a Montecitorio. I Democratici, prima si sono confrontati increduli, poi hanno replicato con durezza: niente diktat e minacce. Il più netto è il segretario Nicola Zingaretti: «Basta con gli ultimatum inaccettabili o non si va da nessuna parte». E su Twitter: «patti chiari, amicizia lunga». Altissima tensione quindi, tanto che ieri è stato annullato un vertice (tenuto segreto) tra lo stesso Zingaretti e Di Maio che era previsto per le 15.

In pochi minuti la tensione è schizzata con il risultato che il governo giallorosso è di nuovo in alto mare e sale pure lo spread (il picco a 176 punti, chiude la giornata a 170) mentre la Borsa scende (l’indice Ftse Mib ha ceduto lo 0,35%). In serata è stato Conte, che dopo un incontro veloce con il Papa ai funerali del cardinale Achille Silvestrini, ha provato a mettere pace. Lo ha fatto in una nuova riunione a Palazzo Chigi con i due partiti (senza i leader) e rinviando a un’altra in mattinata, per lavorare sul programma. Proprio lì, almeno ufficialmente, si è incagliata di nuovo la trattativa. In particolare si profila lo scontro sui decreti sicurezza. Zingaretti, mezz’ora prima di Maio, ha riferito ai giornalisti di aver proposto a Conte che su quei decreti fortemente voluti dalla Lega e ‘benedettì col voto dai 5S, si va «almeno» verso «il recepimento delle indicazioni del presidente della Repubblica. Rilievi su più punti e di peso, da parte del Colle, su cui anche il Movimento apre.

Ma «senza modificare la ratio di quei provvedimenti», ha aggiunto Di Maio scatenando le polemiche. In ogni caso per il M5s, un eventuale accordo di governo prevede come «imprescindibili» i propri punti programmatici, ora per di più raddoppiati: dai 10 annunciati al Quirinale ai 20 proposti nella sala dei Busti al presidente incaricato. Sono i paletti intorno ai quali potrebbe nascere un Conte bis. Su questo Di Maio calibra la grammatica e i tempi verbali: «Uso il condizionale perché, in qualità di capo politico, siamo stati molto chiari: o siamo d’accordo a realizzare i punti del nostro programma o non si va avanti».

Che sia lui, ancora, il leader del Movimento, lo ha ripetuto una seconda volta quando ha ricordato che «da capo politico ha rinunciato «2 volte a fare il premier» e riconoscendo invece all’avvocato del popolo il ruolo di «super partes». Infine ha invocato le stesse parole usate da Conte accettando l’incarico con riserva al Quirinale: «Non è momento degli attacchi ma del coraggio e ne servirà tanto».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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