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Governo Draghi, via libera al M5S da Rousseau: il 59,3% ha votato sì

Di Giampaolo Grassi |

ROMA La piattaforma Rousseau ha dato il via libera al governo guidato da Mario Draghi. I sì sono stati il 59,3%. Allo stesso tempo, però, l’esito del voto ha cristallizzato la divisione all’interno del Movimento Cinque stelle. La spaccatura è andata allargandosi nel corso delle settimane. E si è fatta feroce nelle ultime ore, fino all’epilogo dell’addio, «a questo Movimento», da parte di Alessandro Di Battista. Con tutte le conseguenze che ne deriveranno nel braccio di ferro con gli ortodossi.”Non ce la faccio ad accettare un M5s che governa con questi partiti, accetto la votazione ma non posso digerirla, da tempo non sono d’accordo con le decisioni del movimento e ora non posso che farmi da parte», dice mentre annuncia la «separazione». Luigi Di Maio, Roberto Fico e Giuseppe Conte hanno sponsorizzato il via libera di Beppe Grillo alle larghe intese. E Alessandro Di Battista aveva già messo nero su bianco la sua contrarietà in un editoriale pesantissimo, con cui ha ripercorso le sentenze sui rapporti fra politica e mafia. Il titolo non lasciava dubbi: «Da Dell’Utri a Bontate: il curriculum di Berlusconi ci impone di dire No al nuovo governo». La partecipazione alla consultazione on line è stata alta: 74.537 votanti, pochi meno di quelli che nel 2019 si sono espressi sul Conte Due e il doppio di quelli del Conte Uno, nel 2018. L’esito rispecchia i «desiderata» dei vertici del Movimento, che per tutta la giornata hanno fatto in modo di rendere pubblico il loro voto favorevole a Draghi. Quel restante 40,3%, cioè i voti contrari, ha in Di Battista il portavoce più in vista.

Dei circa 280 parlamentari M5s, sulla carta sono una cinquantina quelli sensibili alle sue posizioni. I più smaccatamente anti-governissimo lo hanno ribadito in giornata. Spingendosi, al massimo, ad accettare un’astensione in Aula. “Siete voi iscritti al M5s – ha detto la senatrice Barbara Lezzi – che potete decidere se accomodarvi accanto a Berlusconi, Salvini, Renzi, Calenda e gli altri oppure pretendere che tutto passi dal M5S».

E l’ex ministro Danilo Toninelli: «Ho votato No. Per evitare di sedersi al tavolo con certi personaggi che sono tra i motivi per cui è nato il Movimento 5 Stelle». L’esito della consultazione su Rousseau, però, è vincolante per ogni eletto, pena l’uscita dal Movimento. A questo punto, in Parlamento il nuovo governo può contare sull’appoggio di tutti i gruppi, tranne Fratelli d’Italia. Leu è in forse, in attesa di valutare punti del programma e composizione dell’Esecutivo. Una spinta forte al via libera dei militanti M5s è arrivata dalla decisione, fatta trapelare da Draghi, di prevedere un ministero per la transizione ecologica, che dovrebbe orientare la gran parte degli investimenti legati agli oltre 200 miliardi di fondi del Recovery. Per Grillo, dovrà trattarsi di una sorta di cabina di regia che riunisca i ministeri «della Finanza, dell’Economia Sostenibile, insieme al ministero dell’Ambiente e a quello dell’Energia», con «due o tre persone scelte, una da noi del Movimento, due da lui, di grande, di grosso spessore». La lettura dell’esito del voto su Rousseau è stata come lo sfogliar delle carte durante una partita a poker.

Dopo aver visto che avevano in mano i quattro assi, i «vincitori» hanno commentato senza nascondere – non la sorpresa – l’entusiasmo: «La responsabilità è il prezzo della grandezza – ha detto Di Maio – Oggi i nostri iscritti hanno dimostrato ancora una volta grande maturità, lealtà verso le istituzioni e senso di appartenenza al Paese». Gli ha fatto eco il presidente della Camera Roberto Fico: «Il Movimento 5 stelle ha deciso di sostenere la nascita di un governo guidato da Mario Draghi. Questa scelta è un’assunzione di responsabilità e segna l’apertura di una nuova fase in questa legislatura». Anche Davide Casaleggio, che ultimamente non è sembrato in sintonia con Grillo, si è detto “contento» perché – ha detto – «siamo riusciti a fare sintesi della volontà del Movimento 5 Stelle». Che ci sia il timore di una tenuta dei gruppi, però, emerge chiaramente dalle dichiarazioni del capo politico, Vito Crimi, che si è affrettato a sottolineare: «Il mandato che gli iscritti ci hanno conferito oggi è chiaro: il Movimento 5 Stelle sosterrà il nuovo governo. La democrazia del Movimento passa per il voto degli iscritti che è vincolante». Il messaggio è chiaro. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA