Il Pd siciliano sull'orlo della frattura: l'unità passa dal rinvio dell'assemblea
Il nodo è quello del candidato alla segreteria regionale e come sceglierlo: dare il voto ai soli tesserati o procedere con le primarie?
«Il nostro non è un partito caserma né un partito padronale. Le fasi congressuali portano a esprimere posizioni e ambizioni legittime da parte di tutti, e questo lo considero un bene». Il deputato regionale ragusano Nello Dipasquale tenta la strada della pacatezza, dentro a un Partito democratico siciliano la cui classe dirigente pare rischiare la frattura. Certo, sostiene la ricandidatura del segretario regionale e deputato Anthony Barbagallo, ma Dipasquale ricorda anche: «La fase congressuale deve essere utile al confronto. Le aspirazioni sono tutte legittime e fanno parte di questo confronto che rafforzerà il Pd». L’indicativo futuro sembra una scelta verbale azzardata a giudicare dai fermenti che si muovono dalla parte opposta della schiera dem.
Per sabato prossimo è convocata l’Assemblea regionale del Pd. All’ordine del giorno, il regolamento per la modifica dello statuto per il congresso. Sedici firmatari - da Giovanni Burtone a Fabio Venezia, da Pietro Bartolo a Peppino Lupo, passando per il capogruppo all’Ars Michele Catanzaro - hanno chiesto ufficialmente che venga dichiarata la «nullità» della convocazione.
La rottura
Dietro al tecnicismo della motivazione, c'è un nodo politico che appare complicato da sciogliere: dare il voto ai soli tesserati o procedere con le primarie per la scelta del nuovo segretario regionale. Chi spinge per le primarie ricorda che lo statuto del Pd siciliano, anche se scaduto, prevede il coinvolgimento della base e che la stessa Elly Schlein è stata scelta nei gazebo. Per potere procedere però occorre che si pronunci l’Assemblea. La cui convocazione, per i rivoltosi, non poteva essere fatta dal segretario. Senza il rinvio dell’Assemblea è probabile che i firmatari del documento non partecipino alla riunione, con la conseguente formalizzazione della frattura interna al gruppo dirigente. Per i sostenitori di Barbagallo, alcuni dirigenti sarebbero insofferenti alla linea nazionale del partito, come dimostrerebbe la scelta di scendere a patti con Schifani sulla finanziaria.
«Questo gruppo lavora per il bene comune della Sicilia ed è assolutamente in linea con il volere della segretaria Schlein», rimanda le accuse al mittente Mario Giambona, vicecapogruppo Pd all’Ars, tra i firmatari. «La richiesta di procedere a primarie aperte non è una contrapposizione alla nostra segretaria, ma il contrario - continua - La nostra volontà è quella di rimanere aperti al volere della società civile e a tutto il contesto economico e sociale regionale. Non vogliamo chiuderci nei giochi delle segreterie di partito perché questo allontana gli elettori dalla vita politica». Il tema è il candidato, insomma.
«Sono convinto della bontà del lavoro fatto dal segretario, dalla segreteria e dai gruppi parlamentari di Ars, Camera e Senato. Per questo motivo esprimo pieno sostegno alla ricandidatura di Barbagallo alla guida del Pd siciliano», mette un punto Dipasquale. «Non ho cambiato idea rispetto a quando il Pd nazionale scelse il suo segretario - dice - Ero contrario allora al coinvolgimento dei non iscritti e lo sono adesso. Resto convinto del fatto che il segretario debba essere scelto dagli iscritti a un partito».