«Il Tar di Catania diventi autonomo», il progetto per la “secessione” da Palermo
Una proposta di legge del Pd alla Camera per “sganciare” 5 sedi. Barbagallo: «Dignità a un lavoro straordinario»
Non è il segnale di una “guerra di secessione” di Catania contro Palermo. Né, tanto meno, un’istanza di casta. Piuttosto è la fotografia, dati alla mano, di una situazione di fatto che - una volta tanto - la politica, anche in modo trasversale, cerca di trasformare in norma. Questo sembra il senso della proposta di legge depositata il 28 agosto alla Camera dal Pd, primo firmatario il deputato Anthony Barbagallo. Ovvero: “sganciare” le sezioni staccate dei Tribunali amministrativi regionali di Lombardia, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, rendendole «tribunali autonomi rispetto a quelli aventi sede nei rispettivi capoluoghi di regione». Con l’istituzione di cinque nuovi Tar: Brescia, Salerno, Lecce, Reggio Calabria e Catania.
Top five
«Il Tar Catania - spiega Barbagallo - è fra i primi cinque d'Italia per numero di ricorsi presentati ogni anno. E, alla luce della riduzione dei ricorsi pendenti e dei tempi medi di definizione degli stessi, è all'evidenza tra i più efficienti del Paese. Rispettando, anzi superandole abbondantemente, le previsioni del ministero sul Pnrr».
In effetti la sezione distaccata etnea raggiunge regolarmente l’obiettivo della riduzione di arretrato di almeno il 10%. E, riguardo al Pnrr, l’obiettivo è stato superato di oltre il 71% già nel 2022; il cronoprogramma del Tar di Catania ha previsto 11.352 pendenze al 30 giugno 2024, ma già al 31 dicembre scorso si registravano 5.722 ricorsi, di cui 3.277 risalenti a prima del 2019. La performance è ancor più apprezzabile se si considera l’ultimo triennio utile: 415 pendenze, pari al 62,20 % delle originarie al 31 dicembre 2019 (dato rilevante ai fini del Pnrr), con tempo medio di definizione dei ricorsi abbassato da 1.320 a 822 giorni (-37,72 %).
Nel quinquennio della presidenza di Pancrazio Savasta, l’arretrato è sceso da 27.790 agli attuali 4.532 ricorsi (ultimo dato del 2023), nonostante la mole di lavoro sia aumentata, con una stima di circa 300 istanze in più rispetto allo scorso anno. L’altro dato importante riguarda il numero di ricorsi annui, 1.977 nel 2022, che collocano il Tar etneo, nonostante l’organico ridotto, nella “top 5” come carico di fascicoli: dopo Lazio, Napoli e Milano, ma prima di Firenze, Torino e Bologna.
Riconoscimento
«Ho proposto questo testo per dare piena autonomia e maggiore dignità al Tribunale amministrativo della mia città, un riconoscimento meritato dopo anni di intenso lavoro. Il Tar - rivendica Barbagallo, primo firmatario della pdl - è stato per me non solo un luogo di lavoro ma anche un luogo di affetti e di ricordi di una straordinaria esperienza professionale ed umana che mi ha formato e che porto sempre con me. Per il Pd - certifica il segretario regionale - rappresenta una priorità per dare dignità allo straordinario lavoro svolto sotto la presidenza Savasta e da parte di tutto il personale dell'ufficio».
Il deputato dem ora auspica «una pronta trattazione in commissione parlamentare e una piena condivisione delle altre forze parlamentari», ammettendo come «la circostanza che analogo testo sia stato presentato al Senato da FdI» faccia «ben sperare».
L'autonomia
Il tema dell’autonomia è stato affrontato lo scorso gennaio in una videoconferenza da tutti i presidenti di sezione distaccata di Tar con le associazioni degli avvocati amministrativisti. Un confronto concluso con un documento unitario che conteneva la proposta di legge. A dire il vero estesa a otto sezioni staccate: oltre alle cinque finite nel testo del Pd c’erano anche Parma, Pescara e Latina, che però, diversamente dalle altre, non sono sede di Corte d’Appello né di Avvocatura distrettuale dello Stato. In Italia i Tar, nella nuova mappa del Pd, aumenterebbero invece da 24 a 29.
Con l’entrata in vigore della legge, i consiglieri che esercitano le funzioni di presidenti di sezione distaccata nelle 5 sedi interessate «acquisiscono la qualifica di presidente» di Tar. Il che, in apparenza, sembra contrastare con la «clausola di invarianza finanziaria» proposta di Barbagallo, per la quale dall’attuazione «non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Ma, come si ricorda nel documento di gennaio, «la progressione economica nella magistratura amministrativa di primo grado è in funzione della mera anzianità di ruolo» e dunque «non è previsto alcun aumento retributivo» nel passaggio da consigliere di sezione distaccata a presidente di un nuovo Tar.
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